Principale Politica Diritti & Lavoro Rinasco da me nel diritto: quando la legge sconfigge la paura

Rinasco da me nel diritto: quando la legge sconfigge la paura

Al termine del lockdown, tutti noi abbiamo dovuto rimodulare la nostra vita per far fronte ai cambiamenti che il COVID-19 ha portato nella nostra esistenza.

Per tutti noi questa improvvisa pandemia ha portato a nuove abitudini: a partire dall’obbligo di mascherina nei luoghi pubblici sino al divieto di assembramenti. Tante piccole abitudini che tarderanno a ritornare o che molto probabilmente dovremo perdere del tutto. Ma oltre a queste piccole problematiche ce ne sono di peggiori e che molto spesso fanno fatica ad emergere. È il caso delle vittime di violenza domestica. Sono questi, i motivi, che hanno portato alla nascita di “Rinasco da me nel diritto”, un progetto a tutela di queste vittime e che ha lo scopo di riconsegnare la speranza a chi l’ha persa: a chi è rimasto solo a casa, a chi è stato vittima di violenza

Violenze domestiche: aumento di casi durante la quarantena.

Secondo un interessante report dell’Amnesty International Italia, durante il lockdown si è registrato un aumento esponenziale dei casi di violenza domestica. L’articolo fa riferimento alle statistiche del Telefono Rosa che ha evidenziato un rallentamento di episodi rispetto allo stesso periodo nel 2019. Nella prima metà di marzo, il calo di chiamate è stato del 55,1% (da 1104 si è passato a 496) per poi risalire nella seconda metà del mese con 2900 casi di donne che si sono rivolte ai vari centri antiviolenza.

Un ulteriore dato emerso da queste statistiche è che il 98% delle donne che hanno chiesto aiuto sono italiane, ciò significa che le donne migranti – come sottolineato da DifferenzaDonna – sono le prime a essere diventate invisibili. Una forma di discriminazione che rende ancora più difficile l’uscita da una situazione di violenza che vale anche per le donne con disabilità.

Rinasco da me nel diritto: com’è nato il progetto?

Il progetto nasce in una fase di sospensione, di rallentamento e di incertezza. Tre donne, tre professioniste, tre persone che da sempre lottano per i diritti dei più bisognosi hanno deciso di mettere a disposizione la propria esperienza per dare coraggio e speranza a chi l’ha persa da tempo. “Gli avvocati devono insegnare il coraggio” queste sono le parole dell’avvocatessa Monica Caruso, specializzata in problematiche afferenti il diritto di famiglia , separazioni e divorzi e co-fondatrice del progetto “Rinasco da me nel diritto”.  Insieme ad altre due professioniste: la psicologa forense e CTU in vari Tribunali Maria Barbarisi e l’avvocatessa Sonia Rusich, legale in lista dei Difensori d’ufficio in materia di diritto di famiglia, lavoro e contrattualistica hanno dato vita a questo sportello d’ascolto e sostegno.

“Rimodulare le nostre vite e questo è complicato se si è a farlo da soli” spiega la dottoressa Barbarisi, “Quello che vogliamo dire è che noi ci siamo. Gli avvocati come categoria hanno continuato il loro lavoro nonostante il rallentamento, perché di questo si tratta, ad operare. Le psicologhe ci sono state” prosegue l’avvocatessa Rusich.

L’obiettivo è risolvere queste situazioni drammatiche, eliminare la paura con uno spiccato senso di giustizia senza che si vada in Tribunale ad ogni costo. La finalità è di riconsegnare la spensieratezza a chi ha subito violenze psicologiche e fisiche e che ora è costretto a vivere nella paura.

Di cosa si occupa, nel concreto, “Rinasco da me nel diritto”?

Il primo servizio, come spiega bene la dottoressa Maria Barbarisi, è l’informazione. Ed è proprio questa la rivoluzione copernicana rappresentata dal progetto “Rinasco da me”.

Le parole-chiave sono “reagire” e “costruire insieme”, spiegare alle vittime che la rabbia va superata. Ciò che resta è il dolore che è una realtà fattuale ma, che dopo di esso, deve seguire per forza una soluzione. La soluzione che è rappresentata proprio dal diritto.

Un diritto che non si è mai fermato e che, durante l’isolamento, ha trovato una nuova forza propulsiva ed ha spinto le tre donne ad aiutare chi ne ha più bisogno.

Gabriele Proto

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