Principale Ambiente, Natura & Salute Il fiume Agri, la Val d’Agri e Tramutola

Il fiume Agri, la Val d’Agri e Tramutola

Il fiume Agri nasce nell’alta e fredda montagna di Marsiconuovo, chiamata S. Vito o della Maddalena, alle pendici del monte Lama e di Tempa di Albano.

Dagli antichi latini era detto Aciris e dai Greci Acheros. Giuseppe Antonini barone di S. Biase dice che, Strabone geografo romano, Aciris lo chiamò e che unitamente al Siri fosse un fiume navigabile.

Sorta poi la lingua italiana, fu detto Acri ed Acina. In un privilegio del mese di settembre 1232, che l’Imperatore Federico II fece ai PP. Basiliani di Carbone, riportato da Santorio nella storia Carbonense, é chiamato Acri.

Due secoli prima, in pratica nel 1099, è chiamato Acina da Unfredo conte di Montescaglioso in una donazione fatta al Monastero di quel luogo.

Negli atti di S. Laverio Martire é detto Acer.

Nel territorio di Marsiconuovo, gli affluenti di sinistra sono Sant’Elia e Galaino, a destra Santino. Scendo giù per la valle, da Marsiconuovo verso Paterno, s’incontrano gli affluenti torrentizi Verzarulo, Vallone delle Rose, Oscuro e Aggia. Poco oltre Aggia, correndo in mezzo alla pianura, sul lato destro s’immette il Caolo, nel territorio di Tramutola, la cui sorgente ha la particolarità di essere alimentata da un bacino diretto e da un bacino endoreico(1), si tratta di due bacini posti a quote diverse e collegati da inghiottitoi e da percorsi di origine carsica(2).

Gli affluenti di sinistra sono ancora Molinara, Alli, Casale e Rifreddo rispettivamente nel territorio di Marsicovetere e Viggiano. Gli altri affluenti di destra sono Sciaura e Maglie, già Sora, alimentati dalle acque del Sirino.

La Val d’Agri, estesa secondo un’asse prevalentemente orientata in senso nord ovest-sud est, interessa una superficie di circa 500 kmq. I crinali dei complessi montuosi che ne delimitano il perimetro, sono lungo il versante nord orientale il Volturino (1835 mt s.m.) ed il Sacro Monte di Viggiano (1724 mt s.m.); lungo il versante occidentale, i monti Serra Longa (1503 mt s.m.) e Fontana Lunga (1385 mt s.m.); lungo il versante meridionale La Rocca Rossa (1404 mt s.m.) e le Murge del Principe (1398 mt s.m.), con le articolate appendici, sul cui sfondo si staglia il Monte Sirino (2005 mt s.m.). Quest’esteso complesso di monti con le relative creste e vette separa la Val d’Agri dalle Valli contigue del Camastra, del Vallo di Diano, del Noce e del Sinni.

Erroneamente queste caratteristiche dell’ambiente geografico, sono state ritenute le cause che hanno condizionato ampiamente la struttura socio economica della Val d’Agri, nel tempo. La difficoltà di relazione, conseguente alle alte vette ed alla scarsità dei valichi, é stato ritenuto all’origine dell’isolamento della Val d’Agri nel corso dei secoli. Quindi si é considerato che la valle fosse chiusa senza ovviamente considerare che il fiume Agri scorre lungo il suo asse principale e che sin dai tempi del V e VI secolo av. cr., ha rappresentato una via di comunicazione con la civiltà dei greci della Magna Grecia; pertanto non una valle chiusa ma aperta agli scambi con la civiltà del Mezzogiorno Jonico.

Osservando la carta geografica della Basilicata, si può notare come i cinque fiumi della regione hanno rappresentato le vie di comunicazione per le sue zone interne: Sinni, Agri, Cavone, Basento e Bradano.

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Chi percorre la strada normale che da Montesano porta verso la regione Basilicata, abbandonando quella campana, s’inoltra in un folto castagneto dal verde riposante e dall’aria salubre che rappresentano un preludio ad una valle ospitale.

Quasi all’improvviso si giunge a Tramutola, dopo il castagneto. Così nascosta, come per difendersi, così raccolta, come se si fosse in un’unica famiglia, così semplice, come a dimostrazione di una città moderna e dinamica, una città senza pregiudizi, una città accogliente. Doti queste sperimentate negli ultimi anni dalle popolazioni di tutta la Val d’Agri e dell’intera regione Basilicata ed oltre, assumendo un ruolo di città interregionale, da quando é in funzione la piscina comunale di Caranna.

Questa città con un passato tormentato e con molti ricordi che si perdono nella notte dei tempi é una città già proiettata nel terzo millennio con un ruolo che ha saputo conquistarsi nell’ultimo secolo. Una storia ricca ed intensa quella di Tramutola nel XXI secolo. Una storia che si differenzia molto dalla storia dei paesi limitrofi, per essere la storia di una città con una marcia in più. Non é la conclusione di un tramutolese, ma la constatazione storica degli eventi che hanno inserito Tramutola in quel albo d’oro in cui oggi si trova, con tutti i difetti e gli errori dei nostri amministratori (me compreso). Forse, quando sarà più evidente, potremo dire che il popolo di Tramutola ha percorso strade di sviluppo senza una funzione principale della vita amministrativa. Penso che indipendentemente dalla guida municipale, i tramutolesi hanno conseguito progresso. Questa affermazione deve essere letta senza pensare al particolare e senza inquadrarla in un momento amministrativo, ma deve essere letta, analizzando tutto il secolo scorso.

Non meno importante é tutta la storia di Tramutola ed il rapporto incontro-scontro che ha avuto nei secoli con i monaci della Badia di Cava. Questi hanno caratterizzato la vita del popolo tramutolese e questi hanno acquisito vantaggi economici che nessun documento manomesso può o dubitare o disconoscere. Una valutazione serena e storica non può e non deve prescindere dai fatti. Ho cercato di dimostrare con l’ausilio dei fatti le mie convinzioni e le mie posizioni, senza che altri possano accusarmi di essere ora pro ed altre volte contro i monaci della Badia Cavense. Chi osserva la storia può stare da una parte o dall’altra, ma non deve stare da una parte e occultare l’azione di chi non sta dalla nostra parte, ma deve appunto, come si diceva, osservare ed analizzare i fatti, le vicende di cui si osserva. Questo si potrà leggere nella mia ricerca: Tramutola Feudo del Barone Abate di Cava.

  1. Saverio Marrano – Le risorse idriche dell’Ala Val d’Agri – Ars Grafica s.r.l.- 1993
  2. Rocco Carrano – L’Alta Valle dell’Agri e il Carsismo dei Monti Limitrofi – Edizioni Nucci – Potenza –  Novembre 1964.

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