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Banca Popolare di Bari. Salvataggio e rilancio?

di Antonio Vox

Il Comunicato Stampa della Banca Popolare di Bari, di mercoledì̀ 27 maggio (ore 23,02), recita:

” In data odierna, è stato firmato il Secondo Accordo Modificativo dell’Accordo Quadro, con il quale il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FIDT), Medio Credito Centrale (MCC) e la Banca Popolare di Bari (Banca) hanno individuato puntualmente il percorso per il rafforzamento del patrimonio e per il rilancio della Banca Popolare di Bari”. 

Non a caso il titolo del comunicato è “Piano di rafforzamento del patrimonio e di rilancio della Banca Popolare di Bari”.

Esso è stato ripreso da Repubblica – edizione Bari – con il titolo “salvataggio e rilancio” della Banca Popolare di Bari.

In cosa consiste questo “salvataggio e rilancio”?

Il Fondo Interbancario Tutela Depositi (Fidt) stanzia, in totale, € 1,17 mld mentre il Medio Credito Centrale stanzia € 0,43 mld.

Con un totale di € 1,6 mld, la Banca si trasformerà in Società per Azioni, con un paio di opzioni:

  • la prima è che il Fidt regala agli attuali soci nuove azioni per € 30 mln.
  • la seconda è che il Medio Credito Centrale (cioè sue persone) assumerà il controllo.

Bisogna dire che è un bel colpo: “con quattro lire” ti compri una banca (oltre 350 filiali dislocate in 13 regioni distribuite oltre che nel Sud, anche nel Centro e Nord Italia) che ha impieghi per oltre € 10 mld e ti permetti di fare il signore mettendo “a disposizione di vecchi soci” (non si sa se in proprietà) € 30 mln di azioni pari a circa l’1,7% dell’aumento di capitale.

Come futuro della Banca, sono stilate ben 4 righe:

L’obiettivo è quello di realizzare un importante operatore bancario del Meridione. La nuova Banca Popolare di Bari, patrimonializzata ed efficiente, coniugherà̀ innovazione e conoscenza del Territorio offrendo un’ampia gamma di servizi e prodotti alla clientela, in particolare, famiglie, piccoli operatori economici e piccole medie imprese”. 

Quello che si capisce è che:

  1. Il governo, amministrazione e controllo della banca si trasferiranno a Roma, con buona pace per il SUD;
  2. La compagine dei “vecchi soci”, oggi maggioranza, si ridurrà a esigua minoranza pur con il “dono” della disponibilità dell’1,8% dell’aumento di capitale;
  3. Gli impieghi sopra citati, in rientro, andranno ai nuovi soci, a scapito dei vecchi che accusano, anche questa volta, perdite consistenti di valore e di incisività;
  4. Non è descritto nessun “piano di rilancio” benché esso sia esposto platealmente;
  5. Non c’è traccia della tanto propagandata, declamata e decantata Banca per il Mezzogiorno.

A questo si aggiungono varie domande:

  1. C’è un programma di riduzioni costi?
  2. C’è un piano di formulazione di offerta competitiva per i territori meridionali?
  3. La Banca Popolare di Bari diverrà come una delle tante banche operanti nel Mezzogiorno?
  4. Cosa accadrà alle 350 filiali?
  5. Cosa accadrà ai dipendenti?

E, infine, è proprio questa la soluzione migliore in un momento di necessità, non più procrastinabile, di crescita del tessuto imprenditoriale meridionale?

Sembra proprio, questa, una soluzione “vecchia maniera” proprio quando l’ultima asta dei BTP ha dimostrato che il risparmio privato è ben disponibile quando gli si offre l’opportunità di adeguata redditività; e qui c’è anche l’esiguità dell’impegno da €1,6 mld.

Purtroppo, il mostro dello statalismo burocratico si nasconde in ogni anfratto.

Antonio Vox

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