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Il sistema giudiziario gravemente ferito da magistrati deviati dall’insana sete di potere personale

Raffaele Vairo

Ma la Magistratura è corrotta? Secondo certa stampa, si. Quali i motivi? Aver sottoposto a giudizio l’operato di politici di livello anche alto. Giudizio visto come un’intrusione a gamba tesa negli affari della politica.

Non in quelli istituzionali, ma negli affari classificati reati quali la corruzione, l’abuso di potere, il peculato. Reati che consentono l’arricchimento di funzionari di carriera ed elettivi con conseguente impoverimento dei servizi pubblici. Lo scopo che persegue certa stampa è quello di denigrare la magistratura che avrebbe nientepopodimenoche la pretesa di perseguire i reati e i loro autori. Con processi definiti politici che si rivelerebbero evidenti invasioni di campo.

Da precisare che i processi sono considerati politici per il solo fatto che gli indagati sono personaggi politici anche quando i reati loro contestati sono con tutta evidenza reati comuni. Quindi, la pretesa dei PM di sottoporre a indagini ministri, presidenti del consiglio o semplici parlamentari sarebbe un abuso di potere verso soggetti che hanno l’ardire di produrre abbagli e spenderli come fatti reali, come, ad esempio, nel caso di Ruby, dando ad intendere che fosse la nipote di Mubarak. E il grave è che la questione è stata avallata dalla maggioranza parlamentare. Lo scopo è di indebolire la magistratura alla quale sarebbe giusto lasciare la libertà di indagine e di giudizio solo rispetto ai poveri cristi.

Ora, a causa di deviazioni anche gravi di alcuni magistrati, la tentazione di porre un freno alla funzione giurisdizionale è molto alta, tanto che alcuni giornali, i cui editori hanno interesse che la magistratura rimanga alla larga da classi privilegiate, invocano una riforma del sistema che vorrebbero sottoposto alla politica. In barba alla Costituzione! C’è, addirittura, uno strano movimento, direi un’organizzazione politico-giornalistica, che, prendendo spunto da episodi particolari di corruzione giudiziaria (anche i magistrati sono persone!)  sta cercando di demolire quanto di buono vi è nel nostro sistema istituzionale.

Le analisi che si fanno sia in ordine al Governo sia in ordine al sistema giudiziario si basano su vicende singolari che, con un artificio dialettico, vengono trasformate in fatti di portata generale. Non ignoro, tuttavia, che a volte il particulare può essere di tale portata da assumere valenza che va oltre l’episodio tanto da richiedere interventi gravi e risolutivi per impedire la diffusione nel corpo sociale di metastasi devastanti. Viene, ad esempio, accusata l’intera magistratura per episodi di intrallazzi tra alcuni magistrati e politici che miravano, per motivi di potere, a condizionare le nomine di alcuni vertici giudiziari ritenuti di grande importanza. Fenomeno che, tuttavia, si va pericolosamente allargando con grave danno all’immagine della magistratura. In una intercettazione telefonica la pronuncia di una frase irriguardosa del magistrato dott. Palamara nei confronti del leader della Lega Matteo Salvini non può essere, è vero, considerata alla stregua di un giudizio espresso da un cittadino qualsiasi, ma neanche indicata quale giudizio dell’intera istituzione giudiziaria. E, tuttavia, richiederebbe un decisivo intervento del CSM che, però, all’attualità risulta invaso da pericolose metastasi.

Ad assumere la posizione di pubblica accusa nei confronti di tutta la magistratura inquirente (Procure e PM) ci sono alcuni quotidiani cartacei, ma anche online, come il Riformista, che aspira a una radicale riforma del sistema giudiziario. L’aspirazione è di per sé lodevole oltre che giustificata dai recenti eventi, se non fosse condizionata dalla stravagante idea di sottoporre la magistratura inquirente  al diretto controllo politico, possibile solo con l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale. Secondo il quotidiano in questione, sotto lo scudo del principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, il partito dei PM eserciterebbe il proprio potere non per ricercare la verità ma per fare lotta politica.

E porta ad esempio, la frase attribuita a Palamara, “…il ministro dell’interno ha comportamenti corretti e condivisibili nei confronti dell’immigrazione clandestina ma che lo si deve comunque attaccare per motivi politici …” che viene contrabbandata come orientamento generale della magistratura: “le frasi che gettano una luce sinistra anche sulle azioni penali che hanno coinvolto l’ex ministro dell’Interno che però sbaglia a indignarsi per il caso personale”. Ma l’articolo, a firma di Tiziana Maiolo, va oltre, si erge a giudice di quarto grado e assolve Roberto Formigoni già condannato in via definitiva per reati gravi. Seguendo gli stessi criteri interpretativi coloro che sono in posizione contraria a Il Riformista potrebbero dire che la magistratura, per una decisione di un singolo ufficio giudiziario, che ha concesso a Salvini di restituire in circa ottanta anni i famosi 49 milioni di euro di cui la Lega si sarebbe impossessata illecitamente, sarebbe tutta in favore di una certa politica.

Ma, seguendo un criterio di giudizio di tal fatta, si infanga la maggior parte dei magistrati che, nel complesso, esercita correttamente le proprie funzioni. Non solo. Il Riformista non si limita a discreditare i magistrati, presi singolarmente e nella loro appartenenza a un potere costituzionale, ma tenta di santificare Formigoni che sarebbe stato detronizzato per inconfessabili interessi che la magistratura, al servizio di una certa politica, porterebbe avanti aiutata da una stampa irresponsabile. Anche tutte le indagini a carico di Berlusconi sarebbero, secondo questa interpretazione, un ingiustificato accanimento che avrebbe provocato danni all’indagato. Non solo. Avrebbe conseguito un evidente indebolimento del sistema politico reso incapace di progettare riforme serie del sistema giudiziario. E, dulcis in fundo, condanna l’iniziativa della Procura milanese che avrebbe aperto un nuovo fascicolo al solo scopo di accertare che la costruzione del nuovo reparto di terapia intensiva nei vecchi padiglioni della Fiera sia il risultato di una corretta procedura.

Secondo la giornalista, la Procura milanese non avrebbe, in questo caso, alcun potere di indagine in quanto il nuovo reparto sarebbe stato costruito utilizzando fondi privati.  Tesi veramente singolare, come se l’uso del denaro privato, offerto per la realizzazione di un interesse pubblico, possa avvenire al di fuori di ogni regola, con grave nocumento alla fede dei donatori.

Per venirne fuori occorrerebbe una seria riforma del sistema giudiziario che questo Governo, composto da personalità eterogenee e, forse, prive di adeguata cultura politica, non è in grado di progettare.

Raffaele Vairo

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