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La nuova malattia

Quando sarà sconfitta questa pandemia, almeno due milioni d’italiani, molti con famiglia a carico, saranno nel “limbo” della povertà. Il grafico in “negativo” è andato crescendo esponenzialmente da febbraio. Si tratta a ben osservare, di uno stato sociale assai simile a una patologia per la quale la cura non può essere che politica e di mutuo soccorso. Non ci sono, di conseguenza, “farmaci” capaci d’invertire la tendenza che potrebbe falcidiare il futuro di giovani e anziani e a riportare alla ribalta un’atavica “povertà”.

Vivere alla giornata è sempre meglio di nulla. Sopravvivere nella speranza di tempi migliori è il sintomo, non meno insidioso, della realtà. Questa condizione ha un nome: “Povertà”. Uno stato di complesso disordine che i nostri padri avevano vissuto subito dopo il secondo conflitto mondiale quando, però, la voglia di ripresa era favorita dall’uscita da una dittatura. Ne eravamo venuti fuori con uomini di governo al posto giusto e quando servivano.

In questo 2020, la realtà è assai diversa e molto più multiforme. I sintomi sono facilmente identificabili: disoccupazione, precarietà nel lavoro, bassi salari e inattività dilagante. Insieme, tutte queste condizioni determineranno il sorgere della “malattia”. Gli effetti sono già palesi, ma si accentueranno . Perché, sia ben chiaro, la prostrazione sociale di questo nostro Paese, non ha un nome proprio, ma dei responsabili politici che, nonostante lo sfacelo, proveranno a riciclarsi.

Per evitare che la “povertà” si trasformi in un’affezione cronica,è indispensabile la collaborazione dell’UE. Resta da verificare chi sarà nelle condizioni d’ottenerla senza togliere attimi di vita al malato. Il primo sintomo, facilmente rilevabile, è il disagio sociale che ci accompagna giornalmente. Le terapie possono solo avere un’origine socio/politica europea. In questo periodo di Pandemia, ci siamo resi conto che mancano idee chiare su come si potrebbe tornare a “vivere” nel nostro Paese finita l’emergenza del Coronavirus.

I “parallelismi” col passato ci stanno stretti e, ovviamente, non solo a noi. Insomma, è un po’ come curare la “malattia” con una dialettica che infastidisce anche chi non ci sente. Tra l’altro, questa “quarantena” parlamentare ci preoccupa. E’ venuto il tempo di ristudiare anche la “salute”socio/economica nazionale. Insomma, con la Pandemia, la politica nazionale si è “dissolta”. C’è solo un Capo di Governo che sembrerebbe operare in nome di tutti. Insomma, la crisi economica nazionale c’era già prima del Covit-19. Evento, infausto e imprevedibile, che ha solo accelerato i tempi di un profilo economico già vacillante.  Quando il Coronavirus sarà stato sconfitto, nulla tornerà come prima. Anche perché le terapie “anti crisi” non sono state utilizzate quando si poteva.

Giorgio Brignola

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Con questo articolo sulla nuova malattia ” abbiamo voluto dare inizio ad un dibattito correlato al futuro d’Italia. Da sole, le critiche non servono. Bisogna essere propositivi ad ogni costo. Da parte nostra, ce la mettiamo tutta.  Aiutateci a essere sempre neutrali, senza padrini ne padroni, i lettori sono i nostri ‘padroni’.

Il nostro giornale “on-line”, l’altra informazione, puo’ essere un valido trampolino di lancio per le proposte che la stampa tradizionale evita.

Dr.Antonio Peragine

direttore@corrierepl.it

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