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Bari – Prevale la linea della moderazione e della fiducia nel Consiglio Federale

“Durante quest’ultimo periodo, ne ho sentite di tutti i colori, ed il Bari non è mai caduto nelle provocazioni mantenendo un profilo discreto, in quanto ha sempre considerato il campo unico giudice inappellabile. Ma a voler essere precisi, dobbiamo rammentare a qualcuno che a parità di incontri disputati, noi del Bari saremmo la migliore seconda, tenuto conto anche che abbiamo un numero di gare giocate in trasferta nettamente superiore rispetto alla maggior parte delle altre squadre”. Così parlò Matteo Scala, ieri.

Dunque avevamo ragione noi. Chi ci legge sa bene che abbiamo mostrato sin da subito perplessità sul fatto che il Carpi, terza classificata alla 26esima giornata nel girone B, avesse pretestuosamente il diritto di partecipare alla possibilità di promozione tra le seconde classificate. Lo abbiamo scritto ieri, lo ribadiamo adesso: in B dovrebbe – anzi deve – andarci la migliore tra le seconde classificate, vale a dire una tra Carrarese, Reggio Audace e, appunto, il Bari. Eliminando la Carrarese in quanto ha ottenuto meno punti delle due altre, la gara dovrebbe svolgersi tra pugliesi ed emiliani, almeno questo scaturirebbe dalla logica e dal buon senso, oltre che dal regolamento. Ma così pare che non sia. Lassù, nei meandri dei palazzi, qualcuno eccepisce ruvidi e tortuosi regolamenti Uefa per cui anche una terza (incomoda) potrebbe partecipare alla promozione. Lo ha detto anche Scala, dunque, non vediamo perché anche noi, umilmente e sommessamente, non dovremmo gridarlo ad alta voce. Tra le altre cose l’assemblea non ha alcun potere decisionale in merito a qualunque sentenza sul campionato, così come ammesso da Ghirelli. Semmai ad averlo è solo il Consiglio Federale che, in una data ancora da stabilire, vaglierà tutte le possibilità in base a parametri congrui e oggettivamente ragionevoli che prevedono il rispetto di tutte le società senza farsi abbindolare da pretestuose pretensioni.

Occorre anche dire, per amor di cronaca e di verità, che il Presidente De Laurentiis, ha evitato squilli di tromba tipicamente e biecamente provincialistici, dando fiducia al Consiglio Federale vale a dire all’organo deputato a stabilire qualsivoglia decisione soprattutto sul Bari. De Laurentiis, infatti, si è limitato a dire che se non si vedranno tutelate le sue sacrosante ragioni, allora si difenderà fino all’ultimo grado di giudizio. Ci sembra un atteggiamento da persone serie e mature che hanno poco a che fare col ciarpame errante nel mondo del calcio, compresi quelli che, per motivi poco noti (ma forse si: invidia, per caso?), vorrebbero a tutti i costi il Bari ancora in serie C per capricci personali. E ce ne sono. Eccome!

Il Bari è stato chiaro: non vuole niente di più che tornare a giocare i playoff siano essi final eight, siano essi final four anche perché con gli spareggi il Bari partirebbe favorito in quanto inizierebbe dai quarti di finale col ritorno in casa ed il passaggio del turno in caso di doppia parità. La squadra di Vivarini vuole solo il rispetto del vantaggio acquistato sul campo nel corso delle 30 partite giocate fino a Catanzaro dove il Bari, si ricorderà, giocò l’ultima gara due giorni dopo che il Presidente Conte decretava la chiusura del Paese mettendolo, di fatto, in quarantena. Ed il Carpi, invece, a gongolare per un possibile coinvolgimento nella promozione in B. Cose dell’altro mondo, oseremmo dire.

Certo, in questi tempi grami e pieni di dolore, nel calcio, soprattutto in quello di serie C, non manca la fantasia, soprattutto al suo presidente Ghirelli che con una sola decisione ha di fatto escluso la possibilità di giocarsi la promozione sul campo. Del resto i parametri ed i criteri decisi dalla Lega Pro rimangono oscuri, e con uno notevole sforzo mentale, stentiamo a credere che l’assemblea di giovedì sia stata una reunion all’insegna della serenità. Probabilmente, lì dentro, non si è deciso nulla o, al limite, nulla è parso cristallino rimanendo sul generico.

La maggioranza delle società (23) è risultata inferiore in relazione a quante erano propense a disputare i playoff (16) e a quante si sono astenute. Del resto nessuno può congetturare che i gironi di serie C siano l’uno più debole o più forte degli altri tenuto conto delle varie lunghezze di vantaggio (o di svantaggio, a seconda di come la  si voglia guardare) tra le squadre di ogni posizione, nel nostro caso in quelle di testa.

Insomma, la palla adesso passa al Consiglio Federale che, siamo certi, farà prevalere la parola “giustizia” anche se le scaturenti decretazioni provocheranno sicuramente dolori di pancia e felicità. Ma dovranno essere sentenze accettate da tutti. Anche se ipotizziamo che qualche società ricorra a ricorsi legali.

Massimo Longo

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