Principale Politica Diritti & Lavoro Dalla Puglia Nicola: così sono guarito dal Coronavirus

Dalla Puglia Nicola: così sono guarito dal Coronavirus

Grazie ai medici e agli infermieri dalla grande umanità e professionalità  

Di Riccardo Guglielmi

Nicola, 59 anni, impiegato con la passione del canto e della musica, guarito dal Coronavirus, è tornato a casa dopo 21 giorni di degenza al Policlinico di Bari. Un viaggio nel tunnel della paura e della sofferenza risolto positivamente grazie alla sua forza d’animo e alla professionalità degli Angeli che con amore e professionalità lo hanno curato. Questa intervista è la testimonianza di un uomo che, in piena forma, fisico possente con corretto stile di vita e senza alcuna patologia collaterale, è entrato in contatto con un nemico atroce e invisibile, che non mostra subito la potenza di fuoco dei suoi armamenti. Un messaggio di speranza che deve essere di aiuto a quanti stanno ancora lottando.

Come è iniziata la sua storia

Dal primo marzo, ho cominciato a lamentare nausea, sensazione di spossatezza, dolori muscolari; dopo pochi giorni, tosse sempre più insistente,  febbre che la sera raggiungeva valori elevati. Ho pensato alla solita brutta influenza e alla stanchezza accumulata nella settimana precedente ricca di tanti impegni di lavoro e contatti sociali. Vani i comuni trattamenti terapeutici suggeriti in un’altalena di peggioramenti e piccoli miglioramenti.

E poi

Devo molto a mia moglie che ha chiamato il pomeriggio dell’11 di marzo il 118. Sono stato portato alla Clinica Malattie infettive del Policlinico, diretta dal Prof. Gioacchino Angarano, tampone rinofaringeo e in tarda serata il responso.

Cosa ha provato 

Un colpo al cuore inaspettato perché non avevo mai considerato l’infezione da Covid 19. La mia mente pensava a tante altre patologie. Ho provato paura e subito quella sensazione di solitudine e preoccupazione non tanto per me ma per gli altri. Temevo di aver contagiato la mia adorata moglie, parenti e amici. Avrei potuto contagiare tante altre persone nei giorni successivi.

Come è stata la degenza  

Giorni duri, la febbre e il malessere generale aumentavano sempre di più. Grande disagio perché mi sono trovato nel bel mezzo della riorganizzazione e della trasformazione di tutto il Padiglione Asclepios in Unità Covid. Spostamenti in ambulanza 3 o 4 volte, ventilazione assistita con il timore di essere intubato con passaggio dalla terapia sub intensiva a quella intensiva che intravedevo dal letto della mia degenza.

Chi e cosa l’hanno aiutato

Lottavo con tutte le mie forze, volevo trasferire nei polmoni tutto l’ossigeno che mi era erogato nella maschera. Pregavo tanto, leggevo i messaggi di incoraggiamento della famiglia, degli amici e non volevo mollare. La somministrazione “compassionevole” di un nuovo farmaco per questa malattia ma già usato per la cura dell’artrite reumatoide, in quinta giornata di degenza, il Tocilizumab, ha cambiato il decorso clinico del mio stato

Se mi permette il tocco di leggerezza,  è stato “il telefono che allunga la vita” e un farmaco per l’artrite a salvarla

Un sorriso non deve mancare e la leggerezza è importante; come non ricordare quei ragazzi che mi invitavano a cantare avendo saputo della mia passione per la musica e il canto. Bisogna avere fede nel Signore e fiducia negli Angeli che pur con turni massacranti, limitati anche nelle funzioni biologiche elementari dai necessari e insostituibili dispositivi di sicurezza, non lesinano atteggiamenti di incoraggiamento e parole di conforto. La professionalità e umanità di queste donne e uomini impegnati in prima linea permetteva di far superare il dolore provocato da alcune procedure diagnostiche, per esempio i prelievi arteriosi, indispensabili  per controllare l’evoluzione della malattia. Ho visto tanti giovani Angeli preparati e capaci, a cui va tutta la mia riconoscenza. Bisogna stringere i denti e non far venir meno la caparbietà di vedere quella luce che porterà fuori del tunnel. Nessuno vince da solo.

Adesso cosa l’aspetta

Quarantena domestica per 15 giorni. Il tampone eseguito prima della dimissione era negativo, ma è necessaria la conferma di questa negatività tra 2 settimane. L’isolamento sociale è in questo momento l’unica arma di prevenzione e invito tutti a restare a casa.

Grazie caro Nicola e auguri per questa nuova vita. Nessuno vince da solo ha detto Papa Francesco. Fede, fiducia e caparbietà sono i messaggi che il nostro amico manda con l’intervista.

Nicola, nome reale e non di fantasia, ha preferito al cognome “mettere la faccia” e ha postato “Fiore di maggio”, la celebre canzone di Fabio Concato, che ha voluto dedicare  ai medici e al personale paramedico della palazzina COVID-19 del Padiglione Asclepios del Policlinico di Bari…… Grazie Angeli….

Vediamo il video e tributiamo tutti insieme un dovuto e sincero grazie a questi Angeli che stanno lavorando per noi

Clicca qui per il video

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