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Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia a favore di un sele-controllo contro l’emergenza cinghiali       

Giovanni Mercadante

Il Presidente Francesco Tarantini del parco Nazionale dell’Alta Murgia è per l’abbattimento con un “sele-controllo”.

La normativa ancora all’attenzione della Regione Puglia.

Sotto assedio gli agricoltori con l’emergenza cinghiali  nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Il fenomeno ha assunto proporzioni non più contenibili e giustificabili. La burocrazia, come al solito, la fa da padrone. Sorda e cieca davanti all’evidenza dei fatti nonostante le  lamentele e le denunce per il ricorso alle richieste di rimborso dei danni causati dai cinghiali.

Tutti gli Enti preposti si nascondono dietro norme, regolamenti, divieti rendendo  difficile la vita degli agricoltori che devono combattere contro ogni forma di prevaricazione. Questi sono gli unici a subire le conseguenze di una burocrazia asfissiante che si traduce con una beffa senza precedenti.

Gli imprenditori agricoli stanno lavorando in trincea sotto una potenza di fuoco causata da: emergenza cinghiali, siccità, e crisi dell’epidemia del corona virus con  limitazione alla circolazione in queste ultime settimane a seguito dei decreti della presidenza del consiglio; a ciò vanno aggiunti il  mancato fatturato per la riduzione delle vendite nei supermercati; gli impegni per i pagamenti di bollette, tasse e quant’altro. Insomma, a fronte di  questa categoria, che dovrebbe   essere tutelata per prima (come la sanità che ha subito un tracollo per mancanza di medici, di infermieri, di posti letto), si è aperta un’altra grossa falla  nel sistema Italia.               

Politiche economiche degli ultimi 40 anni che hanno distrutto tutto quello che si  era costruito negli anni ’60-80 del secolo scorso.

Tornando ai cinghiali, i danni provocati da questi animali sono derivati dalla ricerca di cibo che trovano facilmente nei terreni seminati da poco, producendo un’attività di scavo e asportando i prodotti presenti sia in superficie che sotto il la crosta del manto erboso. I danni sono notevoli: rottura della crosta del terreno e calpestio delle colture.

La riproduzione di questo animale, essendo un mammifero, è esponenziale.

Una cucciolata è di diversi esemplari, (7-8 cuccioli) come per una normale scrofa. Se  una ventina d’anni fa si vedevano in piccoli gruppi, oggi il fenomeno ha assunto proporzioni gigantesche. Il branco è costituito da un gruppo familiare di circa 50 unità. E’ un piccolo esercito che si sposta nelle campagne  con una velocità impressionante. Vederli muoversi come un’onda, fa senso.

Il Presidente Dell’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia, Francesco Tarantini, raggiunto telefonicamente dalla nostra Redazione, ha dichiarato che l’emergenza cinghiali è diventato ormai un problema nazionale; non è più territoriale. Per aggiustare la legge attuale è necessaria una concertazione di tutti gli esponenti regionali, nazionali e Ministeri competenti.

Aggiornare solo la normativa regionale pugliese è impossibile; ci vuole il sostegno di tutti. Comprendo – ha sottolineato il presidente F. Tarantini – il dramma degli agricoltori. E’ stata sottoposta all’attenzione della Regione Puglia un programma di “sele-controllo” per monitorare i cinghiali, cioè attraverso un controllo selettivo per abbattere un certo numero di ungulati in funzione del sesso e dell’età. Il nostro Parco, situato su un’area di 68.000 ettari in cui sono presenti 13 Comuni, spende una cifra considerevole per fronteggiare emergenze causate da cinghiali, lupi ed altre incombenze. Inoltre, comprendo perfettamente che i cinghiali hanno colonizzato l’Alta Murgia e i danni alle colture provocati da loro sono rilevanti.

Così, mentre  l’agricoltura va in malora, la burocrazia affossa ogni speranza, questo il commento di  molti agricoltori a fare i conti contro questa piaga. Poi si cercheranno gli eroi per risollevare il comparto agricolo. Sarà troppo tardi.

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