Principale Politica Diritti & Lavoro Il Bari supera l’Avellino. Per aspera ad astra

Il Bari supera l’Avellino. Per aspera ad astra

Era l’ultimo avviso per il Bari, oggi, dopo la sconfitta della Reggina ad opera del Monopoli che ha espugnato il Granillo. Sette punti di distacco, sebbene ancora tanti, non sono dieci. Ed il Bari ha sfruttato appieno l’opportunità pur soffrendo come nelle sue corde. Adesso piedi per terra e continuare a crederci fino in fondo e, nel contempo, salvaguardare il secondo posto guardandosi le spalle dal terribile Monopoli.

E siamo a ventiquattro. Tanti, infatti, sono i risultati utili consecutivi conseguiti dal Bari in epoca Vivarini che, all’attualità, non è stato ancora sconfitto. Uno straordinario traguardo, non c’è che dire, una squadra imbattibile, se non ci fosse stata la Reggina a troneggiare, il Bari sarebbe decisamente in testa alla classifica perché sta rispettando le aspettative anche se deve recriminare per qualche punto perso ingenuamente per strada, è la Reggina che sta andando oltre le attese. Un record che difficilmente verrà battuto, ma ottenere dieci pareggi cui prodest? Occorreva provare a vincerne almeno cinque-sei di queste gare pareggiate per poter dare un senso al record ed invece, colpevolmente, non è stato fatto, e allora è giusto che si paghi dazio. Del resto non cambia molto il refrain. Il secondo posto in solitudine non può essere considerato un dettaglio. Ecco che allora la vittoria del Monopoli sulla Reggina appare prezioso e, nel contempo, speranzoso, e assume una valenza importante. E dalla rassegnazione, ecco che improvvisamente torna il “priscio” anche se in maniera soffusa.

Ancora una volta, oggi, tanto per non smentirsi, il Bari ha giocato una buonissima partita, macinando gioco, mettendo in campo impegno, personalità, forza e tecnica, tutte caratteristiche, ormai, perdute in trasferta, insomma un Bari solito quello che abbiamo visto nelle ultime uscite casalinghe con il solito quarto d’ora finale giocato in sofferenza, un altro classico del Bari che, proprio, non riesce a limitare i danni.

Un approccio ordinato, una gestione della palla funzionale, spicchi di calcio godibile senza mai perdere la bussola tattica. E anche quando l’Avellino è riuscito a gestire il possesso palla, non abbiamo avuto l’impressione che potesse subire pericolose occasioni. Per contro non abbiamo assistito ad un Bari superficiale, una prestazione matura, almeno per tre quarti di gara, con pochi giochetti, tanta sostanza, grande ragionamento e idee chiare.

Partita controllata bene e mai messa in discussione, una vittoria legittima, insomma, Ma non è stata una passeggiata, però. L’Avellino naviga in una posizione ibrida, a due passi dalla zona rossa e a due passi dai playoff, pertanto aveva tutto l’interesse a conquistare punti, una squadra che si è raddrizzata con l’avvento di Capuano, allenatore dal caratterino particolare capace di imprimere alle sue squadre coraggio e intraprendenza. Un avversario tosto, credibile, un esame che, in chiave secondo posto, lascia ben sperare.

Il Bari fa fatica a trovar spazio con l’Avellino che chiude bene gli spazi affacciandosi anche in area barese. Il solo Simeri ci prova a scardinare la difesa avellinese un paio di volte, ma la sua mira è sbagliata. Il Bari le prova tutte, dagli esterni e dal centro, ma l’Avellino legge tutte le giocate biancorosse, tra l’altro i giocatori deputati a portar palla nei reparti non riescono mai a saltare l’uomo e tutto diventa maledettamente complicato nell’economia del risultato. E al 30’ alla prima palla utile, Antenucci non perdona facendo passare il Bari in vantaggio. L’Avellino fa fatica a riorganizzarsi tanto che non riesce ad arrivare in area barese anche perché il Bari prova a continuare a giocare quasi fosse sullo zero a zero.

E sul primo affondo irpino, Albadoro si mangia un gol clamoroso su un’ennesima iniziativa di Parisi che involandosi sulla sinistra, mette in mezzo il pallone per l’ex attaccante barese.

Nel secondo tempo c’è subito il raddoppio del Bari con un’intuizione geniale di Laribi che lancia Antenucci il quale serve un assist a Perrotta che davanti alla porta non sbaglia portando a due i gol di vantaggio del Bari.

Ma l’Avellino non si arrende, il “credo “ del suo allenatore non è nelle sue corde, tanta aggressività e alzare bandiera bianca vietato.

Vivarini procede ai primi cambi. Dentro Schiavone per Bianco, bravo nell’interdizione, nel recupero e nei lanci alcuni dei quali pregevoli.

Il Bari rallenta il ritmo, abbassa la tensione, prestando il fianco agli irpini che tentano di inserirsi nella tre quarti barese, tanto che al 30’ Albadoro, complice anche una infelice uscita di Frattali, dimezza lo svantaggio riportando in gara l’Avellino.

Dentro Hamlili tra gli applausi del pubblico, al posto di Scavone, poi Terrani per Laribi, quindi D’Ursi per Antenucci.

Prova a scuotersi il Bari ma è sempre l’Avellino ad avere il pallino del gioco che prova e mettere paura ai biancorossi. Il Bari non riesce ad uscire dalla propria area e, come spesso accade, comincia la sofferenza mentre l’Avellino ci crede.

Vivarini fiuta il pericolo e fa entrare Berra al posto di Simeri ma la gara termina qui dopo quattro minuti di recupero.

Gara vinta con la solita sofferenza di troppo, un grande Bari impeccabile in fase offensiva, difesa di ferro anche se con qualche sbavatura ed un centrocampo solido, poi l’episodio del gol ha messo qualche paura alla squadra di Vivarini.

Un buon Bari, a tratti anche operaio, una maggiore attenzione al gioco sporco, concentrato sulle seconde palle, meno borghese, con quella voglia di lottare che è indispensabile ai fini dell’obiettivo finale. Ora bisogna pensare a vincere sempre, occorre essere bravi a blindare il secondo post e poi si pensa a fine torneo. In questo momento al San Nicola è un Bari da serie B, speriamo che riesca a migliorarsi in trasferta. Il Bari non può regalare venti minuti agli avversari, per riaprire il campionato occorre rasentare la perfezione, cambiando registro anche in trasferta dove le altre “prime” vincono, il Bari no. Inutile nasconderlo.

Per aspera ad astra.

Massimo Longo

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