di Canio Trione – Economista
In un mondo di giornalisti a caccia di scoop poter sparare un titolone allarmante su una epidemia in arrivo è stata vissuta come una occasione da non perdere. Così i giornali hanno fatto a gara a chi la sparava prima e chi la sparava più allarmante.
Se a questo aggiungi il mondo della politica che è sempre sull’orlo della crisi di nervi per temi molto meno importanti, comprendi perché i responsabili della cosa pubblica, non solo italiana, si sono fatti prendere dal panico e hanno proceduto a operazioni che a mente fredda tra alcuni anni saranno bollate come semplici errori.
Certo è che oggi siamo nel pieno di una crisi senza precedenti e quindi senza un riferimento storico cui riferirsi e ispirarsi. Peraltro sul piano clinico si può fare ben poco oltre alla strategia di contenimento; inoltre le conseguenze sui contagiati sono statisticamente –almeno per il momento- piuttosto modeste; quello che è grave ed evitabile è la ricaduta sull’economia. È possibile che le cose da questo punto di vista peggiorino.
Il nostro sistema è molto gracile (come si dice sempre) semplicemente perché i profitti sono da sempre falcidiati dagli appetiti del fisco e della previdenza nostrana e quindi le imprese lavorano sempre sul filo del rasoio, pronte a chiudere o ad andare all’estero in ogni momento. Solo i ristoranti, gli alberghi, i contadini non possono scappare via e quindi -come sempre si dice- sono l’asse portante della nostra economia. Che accade se queste categorie perdono i loro clienti perché spaventati dal contagio? A queste categorie si aggiungono le manifatture che devono fermarsi per mille ragioni connesse al virus. Poi anche i settori non direttamente coinvolti subiscono pesantemente le conseguenze dei danni subiti da quelli che vengono danneggiati; tra questi ultimi vi sono le banche che si vedranno ridurre il lavoro e la restituzione dei debiti che dovrebbero incassare; o lo stato che si vedrà ridurre drasticamente il gettito. Si tratta di un fenomeno grave e complesso.
Tutto ciò significa che è possibile che le preoccupazioni che oggi sembrano eccessive possono rivelarsi poca cosa rispetto a quello che può accadere se questa situazione dovesse permanere ancora per settimane e mesi. Per fortuna non si tratta di problemi di salute ma economici e quindi esistono le politiche che possono contrastare questi effetti negativi… addirittura azzerandoli in certi casi.I debiti verso le banche che tutte le imprese e le famiglie d’Italia devono pagare sono divenuti più “pesanti” per via del virus e quindi immediatamente si deve introdurre la possibilità di sospendere la restituzione della quota capitale per il tempo che il debitore ritenesse necessario in modo che le banche non perdino parti significative dei loro profitti mentre il sistema economico potrà continuare a detenere ed utilizzare la liquidità di cui dispongono e che non cresce per la riduzione degli incassi. Nei casi più gravi il debitore deve poter anche decidere di sospendere il pagamento degli interessi. Nel suo complesso questo provvedimento permetterebbe di bloccare la caduta libera della domanda e gli effetti del panico.