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Il boss Graviano: “Alcuni magistrati hanno tenuto le carte nei cassetti per 38 anni”

Sconcertano le parole pronunciate dal boss mafioso Giuseppe Graviano, il quale interrogato dall’avvocato Antonio Ingroia, ex Procuratore aggiunto di Palermo, al processo sulla ‘ndrangheta stragista di Reggio Calabria ha fatto una rivelazione sorprendente: “C’è qualche giudice di Palermo che è stato fatto eroe, anche se è un vostro collega mi spiace dirlo, ma sapete che la storia ci insegna che a volte le medaglie al valore vengono anche tolte…”. Insomma il noto boss calabrese lancia invettive e fango su una qualche figura di giudice italiano che si è occupato di mafia nel passato. E chi sarebbe codesto giudice disonorato? L’avvocato Ingroia svela l’arcano di Graviano, e secondo la sua opinione il boss farebbe riferimento al giudice scomparso  vittima di mafia Giovanni Falcone, taccato da lui di aver favorito  il pentito Totuccio Contorno.

Incalzato dall’avvocato Ingroia, Giusepppe Graviano sbotta. “Avvoca, non mi faccia più parlare. Basta sono stanco…”. Ma spinto dalla foga aggiunge: “Avete avuto in Procura qualche magistrato responsabile. Là troverete tutto, sul motivo perché in questi 38 anni qualche procuratore non ha esercitato la professione con tutti i crismi”. Nel corso del dibattimento il capomafia di Brancaccio ha parlato del padre, Michele Graviano, morto sotto i colpi della guerra di mafia nel 1982. E a proposito della sua morte il boss ha sostenuto: “Alcuni magistrati hanno tenuto le carte nei cassetti per 38 anni. Quindi, siccome lì c’è tutto, si troverà perché ci sono i muri di gomma. E’ una vergogna – inveisce Graviano -. Non continuate a fare domande a me. Io risponderò solo dopo che avrò le risposte. Prima voglio i responsabili della morte di mio padre”. 

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