Il prossimo 24 gennaio 2020 presentazione del libro “Acta Diurna” alle Scuderie Le Torri di Polignano a Mare del prof. Dionisio Simone
Giovanni Mercadante
Prof. Dionisio Simone
Nei suoi ricordi la conoscenza con due ex profughi ospitati nel Centro raccolta profughi di Altamura negli anni ’50 del secolo scorso.
La pubblicazione tratta di una raccolta di articoli che il prof. Dionisio Simone, già docente di Greco e Latino, ha pubblicato sul giornale (appunto acta diurna) Mola Libera, sul mito e su temi di varia umanità tra antico e moderno. Sarà presentata alle Scuderie Le Torri di Polignano a Mare il prossimo 24 gennaio 2020.
E’ prevista la presenza del sindaco Domenico Vitto e di Angela Schena dell’omonima Casa editrice. Introduzione dello scrittore Riccardo Di Leva; interventi con l’autore: Andrea G. Laterza, direttore editoriale di Mola Libera; e Valeria Nardulli docente di Storia dell’Arte.
L’autore, nato a Pola il 3.12.1940, profugo istriano, ha lasciato la sua terra nel 1947, in occasione del grande esodo degli italiani dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, trasferendosi con la famiglia prima a Polignano a Mare – paese natale di suo padre – dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, poi a Taranto.
Dagli anni Settanta vive a Bari.
Laureato in Lettere, indirizzo classico, all’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari, ha insegnato Latino e Greco nei Licei “Domenico Morea” di Conversano e “Q. Orazio Flacco” di Bari.
Grecista e latinista, attualmente collabora con il giornale online Mola Libera nella sezione Cultura.
La prima sezione del libro comprende gli articoli che illustrano alcuni dei miti più significativi rappresentati nelle tele del nobile Palazzo Roberti di Mola di Bari, recentemente restaurato e portato al suo antico splendore, partendo dalle Metamorfosi di Ovidio e dagli altri autori antichi per giungere ai poeti e scrittori contemporanei – come Thomas Mann, Rilke, Brecht, Pavese – che quei miti hanno ripreso.
Nella seconda parte sono raccolti gli articoli dedicati a temi di grande attualità e di varia umanità, in cui l’autore ha sempre cercato di collegare il mondo classico con i problemi di oggi: come vivere felici secondo gli antichi, schiavitù antica e moderna, le persecuzioni dei cristiani ieri e oggi, la donna nella tragedia e nella commedia greca, profughi.
La prefazione del dott. A. Laterza, direttore editoriale di Mola Libera evidenzia con passi significativi lo spessore culturale del suo collaboratore: “L’accurata conoscenza da parte del prof: Simone della grande letteratura dell’antichità conduce per mano i lettori […] a misurarsi con i grandi e ancestrali dilemmi dell’animo umano.
[…] Completata la lettura e l’interpretazione del ciclo pittorico di Palazzo Roberti, il prof. Simone ha proseguito con acuti parallelismi tra figure emblematiche dell’antichità e personaggi e fenomeni sociali di stretta attualità, dimostrando al lettore che la Storia cambia incessantemente il corso degli eventi, ma non muta la natura profonda dell’essere umano”.
Il prof. D. Simone ha pubblicato diverse opere, tra cui:
-Le parole nostre. Viaggio nella memoria di un profugo istriano, Edizioni Dal Sud, 2014;
-Come un gabbiano. L’esodo da Pola settant’anni dopo, Edizioni Dal Sud, 2016;
-Per correr miglior acque. Diario di un prof. “emerito”, tra serio e faceto, Schena Editore, 2017;
–Acta Diurna. Divagazioni sul mito e Temi di varia umanità tra antico e moderno, Schena Editore 2019.
I ricordi adolescenziali sono racchiusi come gioielli nel suo libro: “Come un gabbiano. L’esodo da Pola settant’anni dopo”; partito come profugo, è stato più fortunato di tanti altri bambini della sua età.
Salpati da Pola in una fredda giornata di febbraio del 1947 e sbarcati ad Ancona dal piroscafo Toscana – racconta Dionisio Simone – noi non abbiamo vissuto l’esperienza dei Centri Raccolta Profughi, sistemazioni provvisorie, anche se alcuni vi sono rimasti per molti anni in caserme in disuso, capannoni fatiscenti, ex campi di prigionia. Giunti in treno a Polignano a Mare, paese natale di mio padre, trovammo ospitalità presso i nostri parenti. Addirittura papà riprese servizio nell’Arsenale militare di Taranto non molto tempo dopo il nostro arrivo in Puglia.
Pochi anni fa, durante un viaggio a Pola – continua D. Simone – in occasione dell’annuale raduno della nostra Associazione, due profughi, avendo appreso che abitavo a Bari, mi raccontarono di essere passati dal campo profughi di Altamura prima di raggiungere le loro sedi definitive.
Si trattava di Walter Cnapich (di Pola), che ora vive a Torino, e Nevia Gregorovich (di Parenzo) che vive a Trieste. Ricordavano che era un ex campo di prigionia, circondato dal filo spinato e con una postazione per i Carabinieri, situato a circa 5 chilometri dal paese; ricordavano anche la disponibilità di alcune persone, in particolare di un panettiere molto generoso con i profughi.
Mi sono documentato sulle condizioni di vita nel campo leggendo il libro del prof. Vito Antonio Leuzzi sull’Accoglienza in Puglia.
Quella dei profughi è un’identità difficile. È stato detto che si resta “profughi” per sempre, e non solo nell’anima, ma anche nei documenti, nelle carte. Proprio così, l’ho sperimentato sulla mia pelle. In varie occasioni, come è successo a tanti di noi esuli, mi sono sentito non “italiano” ma soltanto “profugo” (e per giunta nato in Jugoslavia o in Croazia), al momento della richiesta del codice fiscale o di un qualsiasi altro documento di identità.