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I numeri che davvero contano per la pensione in Italia

Da quanti sono i pensionati a quanto ammontano, con un occhio di riguardo per la situazione femminile e per la questione relativa alla povertà

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Claudia Greco / AGF
Pensionati

Le pensioni e i pensionati sono spesso al centro del dibattito, sia nella politica che litiga su quota 100 sia nella società civile, dove cresce la sensazione di uno scontro generazionale (si pensi al fenomeno di “ok boomer”). Ma che cosa dicono i numeri in proposito?

Andiamo a vedere qual è la situazione, analizzando i dieci numeri più importanti.1. Quanti sono i pensionati

Secondo i dati Istat più recenti, diffusi il 15 gennaio 2020 e contenuti nel report “Condizioni di vita dei pensionati” (soprattutto nelle tavole qui scaricabili), nel 2018 in Italia i pensionati erano 16 milioni (16.004.503), cioè il 26,5 per cento circa (più di un quarto) della popolazione residente. Un numero rimasto stabile rispetto il 2017.

I pensionati maschi erano 7.644.630 (47,8 per cento del totale) e le femmine 8.359.873 (52,2 per cento del totale).

2. Quanti sono rispetto ai lavoratori

Il rapporto tra pensionati e lavoratori è fondamentale per la sostenibilità del sistema pensionistico. Come abbiamo spiegato in passato, infatti, in Italia vige un sistema “a ripartizione”, per cui sono i lavoratori attualmente in attività a pagare le pensioni che vengono oggi erogate: non è che il pensionato incassi quanto lui stesso ha versato nel corso della propria vita, come se avesse un conto personale e separato presso l’Inps.

Nel 2018, secondo l’Istat, c’erano 606 pensionati da lavoro – con pensione diretta o indiretta – ogni mille persone occupate. Nel 2000 il rapporto era di 683 pensionati da lavoro ogni mille occupati.

Il calo dal 2000 al 2018 non è però stato omogeneo. Il rapporto tra pensionati e occupati, scrive l’Istat, “è diminuito di quasi 6 punti nei sei anni successivi alla riforma del sistema pensionistico del 2012, mentre nei precedenti dodici anni si era ridotto di 2 punti”.

3. Quante sono le pensioni

Nel 2018 le pensioni erano quasi 23 milioni (22.785.711), ossia più del numero dei pensionati. Questo perché a volte accade che un unico pensionato abbia diritto a più di una pensione. Come scrive l’Istat, “complessivamente più di due terzi dei pensionati (67,2 per cento) beneficiano di una sola prestazione, un quarto ne percepisce due, il restante 8 per cento tre o più”.

Le pensioni delle donne erano superiori, numericamente, a quelle degli uomini: 12.645.090 (55,5 per cento) contro 10.140.621 (44,5 per cento).

4. …e di che tipo?

Nel 2018, la maggioranza delle pensioni erano di “vecchiaia” (11.844.013), il 52 per cento circa del totale.

Seguivano a distanza quelle che spettano – a certe condizioni – ai familiari superstiti di un pensionato deceduto (4.696.874), quelle di “invalidità civile” (3.366.104), “invalidità” (1.158.073), pensioni “sociali” (843.253), “indennitarie” (716.213) e “di guerra” (161.181).

5. Dove, geograficamente, vengono erogate le pensioni

Nel 2018, quasi la metà delle pensioni (il 46,7 per cento), come risulta dalle tavole Istat, era erogato al Nord, il 20 per cento al Centro, il 21,3 per cento al Sud e il 10,1 per cento nelle Isole.

La spesa per le pensioni aveva percentuali leggermente diverse: il 50,5 per cento della spesa avveniva nelle regioni del Nord, il 21,1 per cento nel Centro, il 18,7 per cento nel Sud e il 9,1 per cento nelle Isole.

Dunque possiamo dire che al Nord e al Centro ci fossero pensioni di un importo mediamente superiore rispetto a quelle del Sud e delle Isole.

6. Quanto spende lo Stato

Nel 2018 la spesa totale pensionistica (inclusa la componente assistenziale) ha raggiunto i 293 miliardi di euro, pari al 16,6 per cento del Pil e a un terzo abbondante (34,3 per cento) della spesa pubblica, che in quell’anno ha superato gli 854,6 miliardi di euro.

Per fare un confronto, la spesa in pensioni vale poco meno del triplo della spesa sanitaria (115,4 miliardi nel 2018) e quasi cinque volte la spesa per istruzione, università e ricerca (60,3 miliardi nel 2019). La spesa per pensioni è in generale la voce più consistente di spesa per lo Stato.

7. Quanto guadagnano i pensionati

Dividendo la spesa dello Stato per il numero di pensionati si ottiene che nel 2018 l’Italia ha speso mediamente più di 1.500 euro al mese per pensionato. Questo dato nasconde però una grande varietà di situazioni, molto diverse tra loro.

Nel 2018, il 12,2 per cento dei pensionati, secondo le tavole dell’Istat, non arrivava a ricevere 500 euro al mese di pensione e il 24,1 per cento non arrivava a mille euro. Dunque più di un terzo dei pensionati non arrivano a ricevere mille euro mensili.

Nella fascia 1.000-1.499 euro si trovava il 21,2 per cento dei pensionati e in quella 1.500-1.999 il 17,8 per cento. Quindi quasi il 40 per cento dei pensionati guadagnava tra i mille e i duemila euro al mese.

Al di sopra dei duemila euro mensili si trovava il restante il 24,7 per cento, circa un quarto del totale.

8. La situazione delle donne

La situazione è poi diversa tra uomini e donne: nel 2018 il segmento più consistente delle donne pensionate, pari al 31,3 per cento, si trovava nella fascia 500-999 euro (in cui gli uomini erano invece il 16,3 per cento).

Il segmento più consistente degli uomini pensionati, pari al 20,7 per cento, si trovava nella fascia 1.500-1.999 euro. Gli uomini, poi, con una pensione superiore ai 2.000 euro erano il 33,1 per cento del totale, mentre le donne il 17 per cento.

9. Quanto sono cresciute le pensioni rispetto ai salari

Gli anni successivi al 2000 hanno visto crescere le pensioni più delle retribuzioni. Fatto 100 nel 2000, infatti, al 2018 le pensioni medie hanno raggiunto un valore pari a 170 (il 70 per cento in più di 18 anni prima). I redditi invece sono arrivati a un valore di 135 (il 35 per cento in più).

Come si vede in un grafico Istat, le due rette, che simboleggiano i redditi da pensione e da lavoro, sono andate sempre più allontanandosi. Questo, secondo l’Istituto di statistica, è dipeso da due fattori. Da un lato, «è aumentato il peso delle pensioni maturate nelle fasi di maggiore crescita economica» e dunque è aumentato l’importo medio delle pensioni erogate. Dall’altro, «un contesto di crisi economica che si è associata anche a provvedimenti di blocco dei rinnovi contrattuali nel settore pubblico» ha fatto crescere mediamente meno i salari.

10. Quanto è alta l’incidenza della povertà tra i pensionati

Come abbiamo notato in passato, l’esplosione della povertà tra il 2009 e il 2017 – quando i poveri assoluti sono passati da 3 a 5 milioni – non ha riguardato la fascia più anziana della popolazione.

L’incidenza della povertà assoluta nella fascia di età over-65 è passata, in questi otto anni, dal 5,5 per cento al 4,6 per cento, riducendosi quasi di un punto percentuale. Per i giovani (under-34) è successo il contrario: l’incidenza della povertà assoluta è passata dal 4,8 per cento al 10,4 per cento, più che raddoppiando.

Nel report dell’Istat si legge, in proposito, che “il rischio di povertà delle famiglie con pensionati (15,9 per cento) è circa 8 punti percentuali inferiore a quello delle altre famiglie, confermando l’importante ruolo di protezione economica che i trasferimenti pensionistici svolgono per le famiglie”.

“La presenza di un pensionato all’interno di nuclei familiari “vulnerabili” (genitori soli o famiglie in altra tipologia) – prosegue l’Istat – consente quasi di dimezzare l’esposizione al rischio di povertà (rispettivamente dal 31,6 per cento al 16,1 per cento e dal 28,2 per cento al 18,7 per cento)”.

Conclusione

In Italia nel 2018 c’erano circa 16 milioni di pensionati, più di un quarto della popolazione residente, e c’erano 606 pensionati ogni mille lavoratori. Questo rapporto è andato però migliorando dopo la riforma Fornero. Le pensioni erano circa 23 milioni, la metà circa (11,8 milioni) di vecchiaia e il resto di altre categorie meno consistenti. La metà delle pensioni veniva poi erogata al Nord.

Nel 2018 lo Stato ha speso 293 miliardi di euro per pensioni, più di un terzo della spesa pubblica complessiva. A fronte di questa spesa, comunque un terzo dei pensionati non arrivava a mille euro al mese. In quell’anno, il 40 per cento circa ha ricevuto poi tra i mille e i duemila euro e il quarto restante guadagnava più di duemila euro mensili. Le donne guadagnavano generalmente meno degli uomini.

In generale si può comunque dire che i pensionati hanno sofferto meno gli anni della crisi: l’importo medio delle pensioni è aumentato del doppio rispetto all’aumento dell’importo medio delle retribuzioni. Inoltre l’incidenza della povertà assoluta, esplosa tra i giovani negli anni della crisi, tra gli over-65 si è addirittura ridotta.

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