Principale Politica “Se il Pd perde in Emilia Romagna il governo salta”, dice Cacciari

“Se il Pd perde in Emilia Romagna il governo salta”, dice Cacciari

Le previsioni del professore per il 2020 dopo un anno turbolento, in attesa di un gennaio pieno di appuntamenti. “Il Pd in Emilia non perderà. Ma se succede, il colpo a livello d’immagine sarebbe troppo forte”

Serena Campanini / AGF
Massimo Cacciari

In un’intervista al Fatto Quotidiano, il filosofo Massimo Cacciari afferma che se il prossimo 26 gennaio alle elezioni regionali in Emilia-Romagna il Pd non dovesse farcela “non credo” che il governo reggerà. E aggiunge: “Il colpo a livello d’immagine sarebbe troppo forte”, però lui è sereno, perché – assicura – “non perderanno”.

Non perderanno perché Bonaccini si presenta forte di una buona esperienza di governo, ma anche perché “l’Emilia Romagna è conservatrice, perché dall’altra parte c’è l’impresentabile e perché sono nate le sardine”. Tuttavia, Cacciari non è però sicuro che l’alleanza giallorossa possa reggere più di tanto ancora, in quanto “il governo è così fragile che può cadere su qualunque buccia di banana”.

Il ragionamento del professore di Estetica è chiaro: “Se 5 Stelle e Pd, a cavallo delle ultime elezioni, avessero fatto uno sforzo per misurare divergenze e convergenze  forse l’attuale alleanza potrebbe dare più garanzie” ma la realtà è che “questo governo nasce dalla dannata paura dei 5 Stelle di andare alle elezioni e dalla vocazione ministeriale del gruppo dirigente democratico, perfettamente consapevole – Zingaretti in testa – di non saper più fare l’opposizione e nemmeno le campagne elettorali”.

Il punto, secondo il filosofo, è che nessuno in questi ultimi due anni si sarebbe aspettato “di vedere governi tra forze culturalmente del tutto divergenti”, come Lega e 5Stelle, “e forze che magari avevano possibili terreni di dialogo, ma mai coltivati, come Pd e 5 Stelle”.

Il fatto è che “c’è stato un salto nell’emergenza”, in quanto “siamo passati da un’emergenza, per così dire, fisiologica, ad un’emergenza patologica, con alcuni tratti di follia”. E a tale proposito, richiesto di un’opinione sulle dimissioni del ministro dell’Istruzione Fioramonti perché non gli sono state concesse le risorse economiche – 3 miliardi – da lui ritenute necessarie per la scuola, Cacciari risponde che “ma hanno fatto benissimo a non metterli!” quei soldi, perché – secondo il filosofo – “sono materie in cui competenza e strategia, se si vogliono utilizzare bene i fondi, sono indispensabili”.

Il punto, per Cacciari, è come sono organizzate le nostre istituzioni formative, “ormai ridotte peggio che nella vecchia Unione sovietica”, in cui “centralismo totale, incapacità di competizione tra atenei, tutto è omologato…”. Pertanto, sarebbe meglio che “prima pensino a come ristrutturare scuola e ricerca, dalle elementari ai dottorati, poi a mettere i soldi”.

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