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“Sì ai separati per tutelare i figli e la vita”, dice monsignor Paglia

Il presule: “Giusto allontanarsi se stare insieme diventa insostenibile”, ma è necessario “distinguere tra divorzio e separazione”

“Distinguere tra divorzio e separazione”. Così si esprime il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia, in una breve intervista a Il Giornale, all’indomani della pubblicazione di un testo della Pontificia Commissione Biblica, organismo della Congregazione per la Dottrina della Fede, in cui si sottolinea la possibilità di divorzio qualora “il coniuge constata che il rapporto sponsale non è più espressione di amore”.

Secondo Monsignor Paglia, “il divorzio comporta la rottura del legame matrimoniale, che viene quindi considerato come non indissolubile” ma nel testo, precisa l’alto prelato, “non è in gioco questo, ma una situazione in cui la vita familiare è divenuta insostenibile, nonostante tutto l’impegno dispiegato per costruire relazioni feconde e rispettose”. In una tale congiuntura vengono minacciati valori importanti, sostiene Paglia, “che riguardano per esempio l’educazione dei figli o al limite la stessa incolumità fisica delle persone” e a quel punto, precisa, “la scelta di prendere distanza con la separazione non è contraria al vincolo del matrimonio”.

Quindi “non si interrompe il vincolo, si prende solo atto che non è più possibile viverlo sotto lo stesso tetto”. Si tratta di una vera e propria apertura al divorzio, ma secondo Mons. Paglia, questo testo “aiuta a comprendere più profondamente la natura ferita della nostra umanità”, perché da un lato, “vogliamo amare, ma non lo sappiamo fare bene. Vorremmo che i nostri legami fossero per sempre e invece si spezzano e fanno del male” e va nella direzione di “comprendere di più la natura umana”, ciò che “ci aiuta a ricevere la grazia, il sostegno che Dio ci assicura per farci realizzare la nostra più profonda vocazione: amare e farsi amare”.

E le conseguenze concrete di questo studio, quali sono?  Secondo il monsignore, “l’originalità di questo studio sta nel considerare la Bibbia non solo come un insieme di affermazioni isolate, ma un itinerario che ha una sua complessità”, ovvero “ci aiuta a comprendere la Bibbia nel suo orizzonte culturale, togliendoci dall’illusione che possa rispondere in modo immediato alle domande che oggi ci poniamo”. Perché, chiosa il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, “la Bibbia richiede anche l’interpretazione da parte della Chiesa”.

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