di Stefano Barricelli
È uno dei cyber fenomeni criminali in più rapida espansione in tutto il mondo, consistente nel riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite e coinvolge sempre più persone “inconsapevoli”
Per ripulire il ‘denaro sporco’ così ottenuto la criminalià si serve di persone disposte a trasferirlo a proprio nome, spesso in altri Paesi, attraverso conti correnti, carte di credito ed altri strumenti di pagamento. Il tutto in cambio di una commissione media del 10% sull’importo. Queste persone – in gergo ‘money mules’ (‘mulo’ veniva chiamato originariamente chi trasportava magari senza saperlo esplosivi, armi, droghe) – non di rado appartengono a organizzazioni criminali o agiscono spinti dal bisogno ma sempre più spesso sono vittime inconsapevoli, attirate in trappola con vari espedienti.
L’esca preferita sono annunci online o via social, con offerte di lavoro apparentemente normali, ma a volte vengono costruiti siti clone di società famose o vengono utilizzati indirizzi web simili all’originale per mascherare la truffa: a caderci sono più gli uomini che le donne, con un’etaà media compresa tra i 18 e i 34 anni e una larga incidenza di disoccupati, studenti e persone in difficoltà economiche o da poco arrivate nel nostro paese.
Prestando attenzione ad alcuni segnali, è possibile difendersi: la polizia raccomanda di diffidare di email o contatti inaspettati via social o whatsapp contenenti proposte di ‘soldi facili’ ma anche di offerte di impiego troppo generiche, che non necessitano di particolare competenza o esperienza.
A volte – altro campanello di allarme – l’offerta specifica che sarà utilizzato il conto corrente dell’aspirante lavoratore per effettuare transazioni di denaro, mentre quasi sempre le email sospette contengono vistosi errori grammaticali o di sintassi e provengono da indirizzi riconducibili a società di service provider e non al dominio di una società specifica: in quest’ultimo caso non si deve mai cliccare sui link ma cercare informazioni più precise sulla società ed evitare di fornire le proprie coordinate bancarie.
#DontbeaMule è l’hashtag della campagna rivolta a sensibilizzare contro i rischi del Money muling: i ‘muli’, anche se inconsapevoli, rischiano infatti di essere considerati complici di chi li sfrutta con conseguenti accuse penali, conti compromessi e segnalazioni agli istituti bancari.