Principale Politica Diritti & Lavoro Quei minori a rischio che crescono nei gruppi appartamento

Quei minori a rischio che crescono nei gruppi appartamento

Lamezia trova sede una delle diciotto strutture calabresi destinate ad accogliere i ragazzi allontanati dalle famiglie di origine per gravi motivi. Educatori e assistenti sociali si prendono cura di loro fino ai 18 anni

di Tiziana Bagnato

Si trova a Lamezia Terme Gruppo Minori 78, uno dei 19 gruppi appartamento calabresi. Strutture educative residenziali di tipo familiare che accolgono preadolescenti e adolescenti a rischio sociale. C’è chi proviene da famiglie di ‘ndrangheta, chi da genitori con problemi di dipendenze, chi è stato vittima di abusi. Arrivano qui dopo che un provvedimento dell’Autorità di giustizia minorile li ha tolti alle loro famiglie, a volte per sempre levando ai genitori la patria potestà.

Un percorso non facile, il loro, ma che li vede affiancati h34 da operatori che li seguono in tutto occupandosi del loro inserimento, del loro percorso scolastico e degli svaghi. Quella in cui vivono è una vera e propria casa in cui si cerca di riproporre per quanto possibile i ritmi e le abitudini di una vera famiglia. Vanno a scuola, fanno i compiti, poi in palestra o fuori con gli amici, tranne nel caso in cui non debbano scontare pene detentive. Fanno volontariato, cercano tassello dopo tassello di ricostruirsi una vita.

Senza famiglia, in un’altra città e spesso con ferite invisibili addosso devono ricominciare da capo e capire che quella che viene loro offerta è un’opportunità. A seguirli cinque operatori e un assistente sociale che si alternano per poter coprire giorno e notte. Il momento più difficile è l’inserimento, spiega il responsabile Antonio Spada, una fase delicata e tutta nuova, difficile da gestire. «Il mio compito di educatrice è quello di entrare dentro di loro e fargli esprimere le sofferenze – dice Ivana Paladino – o anche le loro mancanze. Essendo minori sentono molto l’assenza dei genitori». Alcuni hanno rabbia, spiega invece l’educatrice Anna Vicino, rabbia anche contro i genitori stessi a causa dei quali si trovano lontano da casa.

Difficile infrangere il loro muro di diffidenza. Spesso rifiutati dai genitori o provenienti da padri e madri che non si sono saputi prendere cura di loro, non capiscono perché dovrebbero fidarsi di figure estranee. Chiediamo ad alcuni se vogliano ritornare a casa, il no è categorico. Sfuggono da contesti difficili, da crocevia di sofferenza e vogliono starne lontani.

Qui imparano a immaginare il loro futuro senza restrizioni, molti provengono da realtà piccole e isolate e Lamezia sembra loro una vera e propria città. Dopo i diciotto anni starà a loro decidere cosa fare, se tornare dalla loro famiglia o proseguire da soli il percorso.

Lacnews24.it

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