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Jean – Luc Nancy: “Tra corpo di senso e corpo di significato dove abitiamo?”

Scrivere in merito al corpo significa, utilizzando le stesse parole del filosofo francese Jean-Luc Nancy, rivolgersi a:

“Qualcosa che si sottrae, si spazia. Scrivendo produco effetti di senso e mi allontano dai corpi”. (Corpus)

Scrivere del corpo significa uscire dalla propria soggettività, dal proprio corpo, per toccare un senso altro che si sottrae e si spazia. L’idea di corpo nell’accezione di “proteiforme” proprio per paragonarlo ad un recipiente in grado di modificarsi e smussarsi in maniera intelligente in base a ciò che lo circonda. Ma il corpo, in una società in cui tutto è sovra-esposto, veicola necessariamente un segnale, un “input”, che la società post – moderna traduce e decodifica di continuo fuori dalla nostra percezione sensoriale. Il corpo essendo però concettualmente, parte del senso intimo di ogni individuo, per logica non potrebbe essere inteso come un segno separato da tutto il suo background che è la persona. Quindi, è possibile sostenere che il corpo risiede nel limite tra l’individuo e le relazioni che esso instaura con la realtà circostante. Poiché siamo abituati a trattare il corpo come veicolo di significati, secondo Nancy, inevitabilmente ci figuriamo il corpo come un’unità scissa, come se al suo interno risiedesse una subdola dicotomia tra un corpo di senso e un corpo di significato.

Il corpo del senso non è affatto l’incarnazione dell’idealità del senso, ma è proprio la fine di quest’idealità, e quindi la fine del senso”. (Corpus)

Il corpo in verità non è né senso né significato, così come, esso non ha luogo, ma è luogo del venire all’esistenza dell’individuo in quanto essere sociale e culturale, perciò, costantemente in relazione col mondo. In accordo con le parole del filosofo francese il corpo inevitabilmente è “sempre sul punto di partire”, di allontanarsi in quanto trova la sua più pura definizione sempre e solo nella relazione con l’alterità. Ma lo spaziamento del corpo costituisce per Nancy la sua stessa intimità, ragion per cui, si intuisce che l’esposizione di un corpo che nelle relazioni sociali tende al suo spaziamento crea una “distanza”, convergente con la sua intimità. Questa disquisizione intorno al corpo e al suo statuto per il soggetto post-moderno, che è individuo situato in una società determinata, è propedeutica per rintracciare attraverso una modalità che ricorda vagamente la maieutica socratica, il concetto cardine di “distanza”.

Francesco Saverio Vernice

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