Principale Attualità & Cronaca Dopo la debacle al voto si dimette il presidente di Ciudadanos

Dopo la debacle al voto si dimette il presidente di Ciudadanos

SPAGNA – Albert Rivera ha lasciato “affinché questo progetto, in un congresso straordinario, scelga la direzione e il futuro”

Il presidente del partito Ciudadanos, Albert Rivera, ha presentato le dimissioni dopo la debacle alle elezioni politiche di domenica in Spagna. “Mi dimetto da presidente di Cs affinché questo progetto, in un congresso straordinario, scelga la direzione e il futuro”, ha detto Rivera in una conferenza stampa a mezzogiorno, in cui si è anche dimesso dalla sua carica di deputato.

Lascio la vita politica“, ha annunciato il leader di Ciudadanos​ ai giornalisti, senza accettare domande. Il partito ha perso più di due milioni e mezzo di voti e 47 seggi, rimanendo con solo 10 deputati al Congresso e come sesta forza in Parlamento. Al più presto, Ciudadanos terrà un congresso straordinario per eleggere un nuovo vertice.

“Coerentemente con chi sono, non credo che sia sorprendente che oggi mi dimetta. Che sia giusto o ingiusto, è responsabile. E’ quello che mi hanno insegnato i miei genitori e i miei insegnanti”, ha spiegato Rivera. “E’ un cattivo risultato, senza palliativi o scuse. I leader assumono in prima persona non solo i successi, ma anche i fallimenti“, aveva già riconosciuto ieri Rivera in una breve apparizione dopo le 23.

La Vanguardia: “Siamo dove eravamo”

“Siamo dove eravamo”, ha commentato il giornale di Barcellona La Vanguardia, all’indomani delle elezioni  che hanno riportato un risultato pressoché invariato rispetto a quelle del 28 aprile con la destra di Vox che avanza, ma contemporaneamente scende quella moderata di Ciudadanos. “Analizzato dal punto di vista dei blocchi, il voto del 10 novembre ha dato un po’ d’aria a destra, anche se forse inutile, visto il cattivo risultato di Ciudadanos”, si legge nell’editoriale sulle elezioni.

“L’arco politico continua ad essere diviso in due blocchi. Ma il 10-N ha avuto conseguenze particolari per ciascuna delle parti all’interno di tali blocchi e in alcuni casi molto gravi. Forse la conclusione principale del 10 novembre è che non c’era bisogno di ripetere le elezioni (almeno non per le ragioni che sono state decisive per la loro ripetizione). La situazione non è molto diversa da quella di aprile.

Il primo partito ora, come allora, è il PSOE, e saranno i socialisti, in quanto membri della lista più votata, a dover prendere l’iniziativa. Prevedibilmente, per parlare con Podemos, come si può dedurre dalla dichiarazione di Sanchez di domenica sera. Anche se non è scartata, pur essendo molto difficile, la grande coalizione con il PP”.

“E’ comunque essenziale quello che è stato in aprile: che le parti accettino che la frammentazione sia rimasta, che siano obbligate a dialogare e, soprattutto, a raggiungere accordi che consentano la governabilita’ della Spagna. Questo è ciò che ci si aspettava e ciò che ci si aspetta da loro. Ora, ancora più perentoria: da aprile sono passati altri sei mesi di governo, cosa che manca sempre di forza, risorse e capacita’ di anticipare chi guida il Paese, e che è ancora più inquietante in una situazione di sfide la cui rapida evoluzione non ammette parentesi o ritardi”.

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