Principale Politica Diritti & Lavoro Emiliano su Ilva: “Si sapeva dall’inizio, un errore vendergliela”

Emiliano su Ilva: “Si sapeva dall’inizio, un errore vendergliela”

 Toti: serve una grande mobilitazione cittadina. De Luca: confermata “la pochezza di una classe dirigente”

AM InvestCo Italy ha inviato il 4 novembre ai Commissari straordinari di Ilva “una comunicazione di recesso dal contratto o risoluzione dello stesso per l’affitto e il successivo acquisto condizionato dei rami d’azienda di Ilva S.p.A. e di alcune sue controllate, a cui e’ stata data esecuzione il 31 ottobre 2018”. Cosi’ una nota AM InvestCo Italy. Il contratto prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la societa’ ha il diritto contrattuale di recedere dallo stesso. Con effetto da ieri – si legge in una nota – “il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla societa’ per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilita’ penale, giustificando cosi’ la comunicazione di recesso”. In aggiunta, i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto “obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre – termine che gli stessi Commissari hanno ritenuto impossibile da rispettare – pena lo spegnimento dell’altoforno numero 2. Tali prescrizioni dovrebbero ragionevolmente e prudenzialmente essere applicate anche ad altri due altiforni dello stabilimento di Taranto. Lo spegnimento renderebbe impossibile per la società attuare il suo piano industriale, gestire lo stabilimento di Taranto e, in generale, eseguire il contratto. Altri gravi eventi, indipendenti dalla volonta’ della societa’, hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa, che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto. Tutte le descritte circostanze – prosegue la nota – attribuiscono alla società anche il diritto di risolvere il contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano. In conformità con il contenuto del contratto, la società ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione della predetta comunicazione di recesso o risoluzione”.

A Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, lavora per una strategia che da un lato consenta di rispondere ad Arcelor Mittal e dall’altro ricerchi  una via alternativa per salvare lo stabilimento.  Domani alle 11 si dovrebbe tenere un incontro tra lo stesso presidente del  Consiglio, Giuseppe Conte e i vertici di ArcelorMittal.

Per il Presidente della Puglia, Michele Emiliano, “Era tutto già scritto, un errore disastroso: imbastire una gara e poi dare l’Ilva a chi non aveva interesse a rilanciarla”, In un’intervista – pubblicata dal “Fatto Quotodiano” – spiega che “l’operazione di vendita a Mittal ha sempre nascosto la volontà di consentire al più grande monopolista europeo di acquisire quote e clienti dell’ Ilva e poi, con la scusa dell’ immunità, di sfilarsi. Ora il cerchio si chiude. Andava ceduta a un soggetto meno coinvolto nell’acciaio europeo, più motivato a innovare gli impianti dal punto di vista tecnologico”.

L’Ilva, prosegue Emiliano “Se non fosse mai esistita sarebbe stato un bene per la Puglia e per Taranto: ha causato centinaia di morti sul lavoro e migliaia per le malattie legate all’ inquinamento. Ma oggi esiste e quello che non si può fare è farla implodere. Se il governo decide di chiuderla, deve fare un piano per gestire la riconversione degli impianti. Se decide, per ragioni strategiche, di tenerla aperta, non può che puntare a produrre senza bruciare carbone”.

In ogni caso concluide Emiliano “L’acciaieria è fondamentale per il sistema industriale italiano. E, di fatto, è già dello Stato, che affitta gli impianti. Se il governo, di fronte al ricatto di Mittal, decidesse di riprendersi la gestione diretta non sarei contrario, ma non è un’ impresa semplice. Va però presa una decisione: o chiusura razionale o decarbonizzazione”.

Secondo il Presidente della Liguria, Giovanni Toti, “Oggi risolvere il problema Ilva diventa difficilissimo e a farne le spese sarà un paese che già non cresce e vede aumentare i disoccupati. I sindacati sono convocati da me in regione mercoledì insieme a Confindustria e alle altre categorie del mondo produttivo. Serve una grande mobilitazione cittadina (come fu per Fincantieri) in difesa di un settore strategico come l’acciaio e di una fabbrica che è un’eccellenza del nostro polo produttivo di Cornigliano e del paese.  Nessun governo nella storia repubblicana – ha proseguito Toti – ha mai fatto qualche cosa di paragonabile a questo contro un’industria strategica per il nostro Paese. E l’ha fatto semplicemente per qualche applauso sotto un palco, nella velleitarietà di voler fare del ponte Morandi un ponte con le liane e le altalene e a Taranto un parco giochi per bambini. Non si è mai sentito un fatto del genere – ha concluso il Presidente della Liguria – non dico in una delle maggiori potenze industriali del mondo come è l’Italia, ma in qualsiasi altro paese normale del globo terracqueo. E leggere oggi i comunicati del Partito Democratico che spiega a se stesso (che ha votato questa norma) cosa bisognerebbe fare è qualche cosa che sfiora o il surreale o la follia”.

“Il governo – ha poi aggiunto Toti a margine del Consiglio regionale – ha creato questo problema per insipienza e pura propaganda, come è tipico dei Cinque Stelle; ora il Governo deve risolverlo. La chiusura di Ilva significherebbe perdere un punto del prodotto interno lordo italiano, oltre ventimila posti di lavoro e un asset strategico per il paese. Questa è davvero una delle colpe più gravi che questo governo ha, e ne ha una lunga serie: mi auguro che sappia fare marcia indietro nel più breve tempo possibile, prima che questo guaio diventi irrisolvibile”.  Per Toti “Non si tratta oggi di salvare le aree dell’autorità portuale, si tratta di salvare il lavoro a Genova, Novi Ligure e Taranto. Ilva è un’azienda strategica a livello nazionale che viene chiusa per pura propaganda dal Movimento 5 Stelle, che insegue ancora una volta desideri irrealizzabili spinto da un ambientalismo male interpretato, totalmente inutile a questo paese e alla vita delle persone. Sarò in piazza ovunque con i lavoratori – ha concluso – per difendere il lavoro, l’occupazione e un’azienda strategica”.

Il presidente della giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca  scrive sui social:”Quanto sta avvenendo in questi giorni nel nostro Paese sul fronte dell’industria, e dell’Ilva in particolare, (ArcelorMittal ha annunciato il ritiro, ndr) ci conferma la pochezza di una classe dirigente e l’assoluta scarsa plausibilità di alcuni ministri che dovrebbero fare sinceramente un altro mestiere”. “Purtroppo, tra i nostri governanti e la realtà concreta c’è oggi lo stesso rapporto esistente tra una cartomante e l’astrofisica: nulla”, conclude De Luca.

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