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Vincolo di mandato

In Italia il caos politico è anche favorito per la “nascita” di movimenti politici che nascono con grande rapidità. Deputati e Senatori lasciano il Partito nel quale sono stati eletti dal cittadino e migrano in altre formazioni, “vecchie” o “nuove”; magari con programmi e finalità differenti da quelle manifestate durante la loro campagna elettorale.

 Così, uomini di “sinistra”, migrano al “centro” e uomini di “centro” trasmigrano in nuovi partiti meno sinistrorsi o viceversa.

Sembra un’incongruenza; ma tutto è in perfetta regola. Lo prevede l’art. 67 della nostra Carta Costituzionale. Esso stabilisce che gli eletti all’esercizio del potere legislativo possano svolgere il loro mandato senza obbligo alcuno nei confronti dei partiti d’originaria appartenenza, dei programmi elettorali e nei confronti dei loro elettori. Insomma, i nostri Parlamentari, anche quando saranno ridimensionati nel numero, continueranno a non avere alcun vincolo socio/politico nei confronti di nessuno.

Già per il passato, avevamo segnalato il “controsenso” che, ora, s’è fatto ancor più articolato. Avevamo suggerito, pur se inascoltati, di procedere alla modifica dell’art. 67 della nostra Costituzione. Magari tramite un Referendum correlato alla riduzione del numero dei Parlamentari. In breve: chi intende cambiare partito dovrebbe dare le dimissioni da Parlamentare e proporre, se del caso, la sua candidatura nel nuovo partito di militanza. Un dovere che riteniamo primario anche nei confronti dell’Elettorato che, ora, ritrova suoi eletti in un partito e, ora, militanti, a pieno diritto, in altra formazione politica magari “lontana” da quella per la quale erano stati votati.

Giorgio Brignola

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