Principale Arte, Cultura & Società Viaggio all’inferno della mafia nigeriana, e ritorno

Viaggio all’inferno della mafia nigeriana, e ritorno

 

Esce il libro di Sergio Nazzaro tratto dalla prima indagine della SAT squadra antitratta, messa in piedi dalla polizia locale di Torino

È in libreria l’ultimo libro di Sergio Nazzaro, “Mafia Nigeriana” tratto dalla prima indagine della SAT squadra antitratta, messa in piedi dalla polizia locale di Torino. Il libro si legge d’un fiato, è apparentemente – ma solo apparentemente – un giallo, ma Nazzaro, giornalista e scrittore, uno dei massimi esperti di mafie straniere, autore di numerose pubblicazioni, entra con la dovizia e le informazioni dell’esperto in un mondo ai più solo superficialmente conosciuto.

Dà i contorni esatti di un fenomeno sempre più in espansione e che molti di noi liquidano con un malinconico ‘poverette’ quando si trovano a incrociare lungo le strade – nemmeno troppo lontane dai centri borghesi delle nostre città – alcune delle belle ‘di notte’.

Dietro c’è una realtà di sfruttamento, di dolore, di paura associata alla magia nera che subiscono tutte le ragazze che, in Italia, sono arrivate con un sogno, magari piccolo, ma mai realizzato.

Il romanzo di Nazzaro nasce dalla denuncia di una cittadina nigeriana – siamo nel 2012 – contro i suoi aguzzini. Ci vogliono 4 anni perché la squadra anti tratta arrivi ad una conclusione: 53 persone identificate, 44 in carcere con un provvedimento di custodia cautelare.

Sono gli esponenti di una grande organizzazione internazionale che minaccia, sfrutta e uccide. A darle la caccia un uomo dai valori profondi, il comandante della squadra, che ogni giorno affronta la fatica di chi sa che la sfida è enorme, che bisogna portarla avanti passo dopo passo, per gli italiani, ma anche per gli stranieri che ogni giorno, nel nostro Paese  “si alzano, vanno a lavorare e devono sopportare razzismi e discriminazioni mentre provano a costruirsi una vita dignitosa, a portare a casa il pane. Come aveva fatto anche decenni prima suo padre” quando era partito da profondo sud per “andare a fare il carabiniere al nord”.

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