Principale Attualità & Cronaca Un parere autorevole per i Sindaci aggrediti in Italia

Un parere autorevole per i Sindaci aggrediti in Italia

“Occuparsi del bene comune è bello”, disse una volta Giuliano Pisapia quando era sindaco di Milano. Da primo cittadino di una più modesta (ma orgogliosa) cittadina in Puglia, Acquaviva delle Fonti, confermo: è bello. Ma aggiungo: è anche molto rischioso. Soprattutto da noi al Sud, dove si concentra la maggior parte dei casi di aggressioni e intimidazioni ad amministratori monitorati dall’associazione “Avviso Pubblico”, che il 21 novembre terrà la sua assemblea nazionale ad Arezzo.

Ognuno di noi può raccontare di episodi gravi e preoccupanti. Mentre contro l’abitazione del sindaco di Ostuni venivano esplosi colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio, in Campania il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli veniva per la seconda vota picchiato perché stava denunciando la presenza di parcheggiatori abusivi in un parcheggio pubblico.

Sindaci, consiglieri e, in generale, molte delle donne e degli uomini che ricoprono cariche pubbliche, spesso si caricano sulle spalle un fardello di cui sempre più spesso gli italiani dimenticano il valore e il peso: la legalità.

I cittadini sono ormai abituati a considerare i loro rappresentanti solo da un punto di vista strettamente utilitaristico: il sindaco, l’assessore, il consigliere mi servono solo per ottenere un favore, un posto di lavoro, un avvicinamento, un permesso di costruire. Se qualcosa si frappone tra la richiesta e il conseguimento del tornaconto individuale – e quel qualcosa si chiama “rispetto delle norme” – ecco che l’amministratore va punito perché non più funzionale agli interessi del privato.

E questo vale in quasi tutti i casi, sia che a chiedere il favore sia il disoccupato sia che a pretenderlo sia la criminalità organizzata. A volte può succedere anche che le due classi sociali, i disperati e i mafiosi, si coalizzino, anche perché sovente i secondi si pongono come tutori dei primi, e che insieme facciano fronte comune contro il “politico” che nega concessioni e corsie privilegiate.

La retorica antipolitica, divenuta un fiume in piena con l’avanzata dei populismi, fa la sua parte nel fornire argomenti e sostegno a chi, in realtà, non è affatto interessato alla moralizzazione della vita pubblica ma persegue solo un più efficiente sistema di scambio utilitaristico con i suoi governanti. 

E così l’aggressore, in molti casi, si sente leso in un diritto perché ritiene che chi lo ha legittimamente superato in una graduatoria è stato a sua volta favorito da una politica che è “giusta” se soddisfa le proprie aspettative ed è “ingiusta” se premia quelle degli altri.

La benzina di questo miscuglio di rabbia, abuso e prepotenza che porta alla delegittimazione dei rappresentanti istituzionali è naturalmente la povertà, intesa come degrado socioculturale, oltre che economico, di diverse aree della nostra Nazione. 

Per questo ritengo che sia importante guardare da vicino i modelli culturali che alimentano questa “ideologia” di aggressione nei confronti dei baluardi delle regole civili. A me è capitato, recentemente, di chiedere di porre dei paletti all’esibizione di un cantante neomelodico, Daniele De Martino, che nei suoi testi e nei suoi video esaltava la “vendetta” come forma di regolamento dei conflitti nei contesti dominati dalla criminalità. Ho ottenuto che queste canzoni non fossero eseguite e che il concerto, nell’ambito di una sagra, fosse preceduto dalla proiezione di due videomessaggi antimafia a cura dell’attore Paolo Sassanelli e di Dario Vassallo, fratello di Angelo, il sindaco pescatore ucciso nella sua Acciaroli, frazione di Pollica, in Campania. La risposta del cantante è stato un video di insulti nei miei confronti da parte del cantante e dei suoi sostenitori, segno che evidentemente la presa di posizione della nostra amministrazione contro un certo genere di messaggi aveva colto nel segno.

Ecco dunque cosa serve per contrastare questa ondata di aggressioni nei confronti degli amministratori: non lasciar passare, rompere con le connivenze, le indulgenze e le sottovalutazione di determinati modelli culturali, assicurando una gestione della cosa pubblica che non si pieghi ai prepotenti ma sappia dare le risposte necessarie ai più deboli, ai più poveri, ai più fragili. Dimostrando con i fatti e con la comunicazione pubblica che non esiste tutela migliore dello Stato, quando esso diventa sinonimo di trasparenza, uguaglianza e imparzialità.

Davide Carlucci 

Sindaco di Acquaviva delle Fonti 

Coordinatore Avviso Pubblico Città metropolitana di Bari

(si apre in una nuova scheda)

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