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L’eutanasia e i trapianti di cuore

Previously unissued photo dated 03/03/15 of Dr Shihata (right) and his team carrying out open heart surgery on a child at the military hospital in Dhaka in Bangladesh, as UK based charity Little Hearts is saving tiny lives around the globe by offering some of the poorest families life-saving surgery and tackling the developing world's hidden killer - congenital heart disease. PRESS ASSOCIATION Photo. Issue date: Sunday March 22, 2015. In under three years the Little Hearts project has taken volunteer specialists and surgery teams to almost 600 desperately-ill children who otherwise would stand little chance of living past adolescence and whose relatives could never afford to pay. See PA story CHARITY Hearts. Photo credit should read: Owen Humphreys/PA Wire

“Il cuore adoperato per un trapianto è perfettamente pulsante, anche se il vecchio proprietario ha il cervello che non funziona più (elettroencefalogramma piatto). Una situazione identica a tanti ricoverati da anni, senza speranza, nei nostri centri di rianimazione, anche loro con il cervello distrutto, ma con un cuore o i polmoni malandati che non interessano per un trapianto. Se a questi soggetti asportassimo il cuore senza utilizzarlo sarebbe eutanasia? E come mai non lo è se l’organo serve per un trapianto?”.

Considerazione importante, alla quale nessuno ha dato importanza. Nessun commento a riguardo, infatti, sul blog de L’espresso curato da Stefania Rossini. A scrivere è il medico Achille Della Ragione. Voleva dire: “Come mai non è considerata tale, se l’organo serve per un trapianto?”. E ci sarebbe da aggiungere: “Non è più sacra e inviolabile?”

La domanda andrebbe posta ai sostenitori della vita a tutti i costi, anche quando diventa insopportabile e senza speranza. Andrebbe posta alla Chiesa che condanna eutanasia e suicidio assistito. Andrebbe posta a papa Francesco che nell’aprile scorso disse ai volontari dell’AIDO: “Dalla nostra stessa morte e dal nostro dono possono sorgere vita e salute di altri, malati e sofferenti, contribuendo a rafforzare una cultura dell’aiuto, del dono, della speranza, della vita. Di fronte alle minacce contro la vita, cui dobbiamo purtroppo assistere quasi quotidianamente, come nel caso dell’aborto e dell’eutanasia, la società ha bisogno di questi gesti concreti di solidarietà e di amore generoso”.

A proposito di trapianti di cuore, colgo l’occasione per segnalare a chi non lo avesse letto, il bellissimo romanzo “Riparare i viventi” di Maylis de Kerangal. Un capolavoro.

Renato Pierri

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