Principale Politica Diritti & Lavoro Brexit: resa dei conti a Westminster

Brexit: resa dei conti a Westminster

Il governo di Boris Johnson perde la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni. La coalizione Tory-Dup, che era arrivata ad avere un solo seggio di margine, e’ stata infatti abbandonata dall’ex sottosegretario Philip Lee, oppositore della Brexit, che e’ passato al gruppo di opposizione dei Liberaldemocratici. Il cambiamento non comporta l’automatica caduta del governo, salvo un voto di sfiducia dell’aula. Ma le elezioni sono piu’ vicine. E sono stati espulsi dal gruppo Tory 21 ribelli che hanno votato contro il governo sulla calendarizzazione oggi della proposta di legge trasversale favorevole a un nuovo rinvio della Brexit.

Il leader laburista britannico Jeremy Corbyn ha chiarito che il principale partito d’opposizione darà il suo voto a favore delle elezioni anticipate esclusivamente quando il parlamento avrà bloccato la possibilità di una Brexit senza accordo. Lo scrive oggi il Guardian. Dopo la notte scorsa, che ha segnato una pesante sconfitta per il primo ministro Boris Johnson, dal momento che la Camera dei Comuni ha votato a favore della possibilità di discutere una mozione per bloccare l’ipotesi di un’uscita dall’Ue senza accordo e di una dilazione della Brexit fino alla conclusione di gennaio del 2020, il premier ha chiarito che perseguirà la via dele elezioni anticipate, proponendo una mozione in merito, la quale ha però bisogno del voto favorevole di due terzi dei membri della Camera dei comuni. “Lui vuole presentare una mozione per le elezioni generali. Bene. Otteniamo prima la norma per tenere il ‘no-deal’ fuori dal tavolo”, ha replicato Corbyn. Il rischio, evidenziato anche dall’ex primo ministro Tony Blair, è che Johnson possa usare i piani di elezioni anticipate per andare avanti, in attesa del voto, con una Brexit senza accordo. In questo senso diventa cruciale il giorno del voto. Johnson, in teoria, potrebbe mettere in programma un’elezione per una data posteriore all’uscita dall’Europa, prevista per il 31 ottobre. Ed erano state manifestate preoccupazioni nel Labour sulle intenzioni di Corbyn, dopo che questi in una manifestazione lunedì si era detto “deliziato” dall’ipotesi di elezioni anticipate. Ma dopo una serie di riunioni, Corbyn ha chiarito: “Il Labour vuole impedire una Brexit senza accordo e avere le elezioni generali, in modo che possiamo terminare con l’austerità e investire nelle nostre comunità. Sono fiducioso che avremo entrambe le cose e stiamo discutendo su come ottenerle”.

Sono stati espulsi dal partito conservatore i 21 deputati Tory ‘ribelli’ che ieri hanno votato contro il governo guidato da Boris Johnson, insieme all’opposizione. Fra questi ci sono Nicholas Soames, il nipote di Winston Churchill, e l’ex ministro delle Finanze Philip Hammond. Ieri alla Camera dei Comuni Johnson è stato sconfessato da una maggioranza di deputati, che ha approvato una mozione che consente loro di prendere il controllo dell’agenda parlamentare, normalmente in mano al governo. Grazie a questa mozione gli oppositori di Johnson potranno presentare oggi un testo che costringa il premier a chiedere all’Ue un nuovo rinvio della Brexit, al 31 gennaio del 2020, nel caso in cui non si concluda un accordo con Bruxelles nelle prossime settimane.

Se i deputati ‘anti no-deal’ riusciranno a imporre oggi un rinvio della Brexit, il governo sottoporrà al voto della Camera dei Comuni una mozione per indire elezioni legislative anticipate, mozione che per essere adottata ha bisogno dei due terzi dei voti. L’esecutivo si augura che il voto anticipato abbia luogo a metà ottobre, prima del summit Ue in programma per il 17 e 18 ottobre a Bruxelles. Ma alcuni deputati ritengono che Johnson potrebbe cambiare la data all’ultimo momento e rinviare le elezioni dopo il 31 ottobre, data prevista della Brexit, obbligando così a un’uscita dall’Ue senza accordo. Intanto la battaglia fra deputati contrari al no deal e governo Johnson si gioca anche nei tribunali: oggi la più alta istanza civile della Scozia dovrà pronunciarsi su un’azione legale avviata da 75 parlamentari pro Ue che mira a bloccare la sospensione del Parlamento decisa da Johnson, che durerà dalla settimana che comincia il 9 settembre fino al 14 ottobre, lasciando ai deputati poco tempo per opporsi a una ‘hard Brexit‘ prima della fatidica data del 31 ottobre.

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