Principale Ambiente, Natura & Salute L’Amazzonia continua a bruciare e nessuno fa niente

L’Amazzonia continua a bruciare e nessuno fa niente

L’Amazzonia continua a bruciare. Secondo Martina Borghi, di Greenpeace Italia: “Dall’inizio dell’anno al 20 agosto il numero di incendi è aumentato del 145% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Stiamo parlando di una situazione ormai fuori controllo“. Gli incendi di questi giorni stanno contribuendo a mettere a rischio intere specie, nonchè la biodiversità dell’intera foresta, considerata il polmone verde del mondo a causa della sua estensione che garantisce l’assorbimento di una notevole quantità di CO2. Questa funzione non potrà essere assolta se la foresta diminuisce. Ma non solo: ne risentirebbe la formazione delle piogge, aumenterebbe la siccità e le temperature globali di circa 1,5 gradi centigradi. “Dunque il problema non è solo brasiliano, ma internazionale. L’aumento degli incendi – conclude Martina Borghi – aumenta anche l’emissione di gas a effetto terra e il rischio di eventi meteorologici estremi. Non solo in America, ma anche in Europa“.

La preoccupazione internazionale ha messo in guardia il presidente brasiliano Jair Bolsonaro che ha dichiarato che il governo ricorrerà alle forze armate per risolvere la situazione, sostenendo in una diretta tv che: “La foresta amazzoniaca è parte essenziale della storia del Brasile. Proteggerla è un dovere“. Anche nel G7 di Biarritz, l’Amazzonia diventa uno degli argomenti caldi, soprattutto grazie all’interesse di Emmanuel Macron che accusa senza mezzi termini Bolsonaro, colpevole di mentire e non fare nulla contro l’avanzata degli incendi. Tuttavia Bolsonaro ha affermato che “Gli incendi forestali avvengono in tutto il mondo e non possono essere utilizzati come prestesto per sanzioni internazionali“. A causa dell’atteggiamento del governo brasiliano, il presidente francese ha deciso di opporsi, in segno di protesta, contro la ratifica del trattato Ue-Mecosur, accordo di libero scambio già firmato a metà giugno. Anche Germania e Norvegia sono intervenuti per sanzionare le politiche anticlimatiche di Bolsonaro bloccando 60milioni di euro di sovvenzioni destinati al Brasile.

Ad una situazione già complicata, si aggiungono le problematiche diplomatiche. Il presidente boliviano Evo Morales ha infatti chiesto un riunione d’emergenza dei ministri degli Esteri dei paesi dell’Otca, ossia dell’Organizzazione del Trattato di cooperazione amazzonica, la cui realizzazione è osteggiata dal fatto che alcuni ministri si rifiutano di partecipare in segno di protesta contro i rappresentanti del governo venezuelano che saranno presenti.

Di Sara Carullo

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