Principale Attualità & Cronaca La vera nave carica di migranti con i porti chiusi è l’Italia

La vera nave carica di migranti con i porti chiusi è l’Italia

Angelo Forgia

Al di là della crisi politica – che è oggettivamente difficile – l’Italia di oggi è veramente messa male. L’immoralità della politica e nella politica è la regola. Tradire gli impegni con gli elettori è un fatto normale. Cambiare alleati politici, a seconda della convenienza del momento, pure. Avallare leggi assurde (come hanno fatto i grillini per non rompere con la Lega) anche. Che speranze ha un paese del genere?   

Contrariamente a quello che in tanti si aspettavano – soprattutto tra gli anti – Salvini – la crisi politica italiana è in alto mare. Tutti danno per scontato il Governo tra Movimento 5 Stelle e PD, dimenticando che il 70 per cento e forse più dei parlamentari di Camera e Senato del Partito Democratico fanno capo a Matteo Renzi, l’uomo che 15 mesi fa ha impedito la nascita di un Governo tra i grillini e il suo partito.

Ma ora i tempi sono cambiati. Se si dovesse andare al voto anticipato il segretario nazionale del PD, Nicola Zingaretti, sarebbe il responsabile delle liste: in un solo colpo cambierebbe l’equilibrio interno in questo partito: Renzi, al quale, come già ricordato, oggi fa capo il 70% dei parlamentari, verrebbe messo a stecchetto e il già citato Zingaretti si prenderebbe la maggioranza schiacciante dei deputati della Camera e dei senatori. Renzi non si farebbe certo ridimensionare da Zingaretti: lascerebbe prima il partito fondando un suo partito.

E’ con questo partito diviso e dilaniato da due fazioni in ‘guerra politica totale’ che il Movimento 5 Stelle dovrebbero dare vita a un nuovo Governo. Magari proveranno a coinvolgere anche altri soggetti – Più Europa, Liberi e Uguali, qualche parlamentare del gruppo misto: ma il nucleo forte del Governo, ovviamente, dovrebbe sostanziarsi nell’alleanza tra grillini e PD. Reggerà?

Prima di reggere, questo va da sé, il Governo dovrebbe vedere la luce. E la cosa non è né semplice, né facile.Anche perché il livello di divisione politica oggi, in Italia, è piuttosto elevato.

Abbiamo delle divisioni interne al PD, con Zingaretti che cerca di ridimensionare Renzi e lo stesso Renzi ormai pronto alla scissione. Qualcuno, addirittura, non esclude che la scissione possa avvenire prima o poco dopo la nascita del Governo: Zingaretti con il PD, Renzi con la sua nuova formazione politica. Quello che appare con estrema chiarezza sono le divisioni interne al PD.

Non va meglio nel Movimento 5 Stelle. In questo momento Luigi Di Maio – che è l’esponente grillino che, insieme con l’ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha messo la faccia – è in grande difficoltà. Anche se nessuno lo dice, è chiaro che, in quanto leader del Movimento e in quanto ex vicepremier con sei o sette deleghe ministeriali, Di Maio è comunque il responsabile politico della disfatta dei grillini alle recenti elezioni europee, dove sono ‘evaporati’ 6 milioni di voti circa.

Solo chi è in malafede può pensare che tutte le decisioni adottate da Di Maio (soprattutto quelle sbagliate, che sono state tante) sono state prese da lui e basta. Non ci vuole molto a capire che, al di là della facciata, il Movimento 5 Stelle, lungi dall’essere un partito popolare, è, in realtà, un partito retto da una ristretta oligarchia che decide per tutti: e se qualcuno non si adegua viene subito sbattuto fuori dal Movimento.

Per certi versi, il Movimento 5 Stelle è un partito che somiglia molto alle formazioni politiche fondate sulla personalizzazione della politica (si pensi a Forza Italia di Berlusconi): tra i grillini non ci sono congressi, ma solo una piattaforma informatica dove qualche migliaia di persone decide per tutti: e dove tutti credono nella bontà dell’informatica, quando ancora in quasi tutti i Paesi di vota con le vecchie schede elettorali!

Insomma, Di Maio ha deciso poco o nulla: semmai ha operato qualche scelta su un tracciato politico deciso dalla ‘struttura’.

La crisi politica che si è aperta, sempre a proposito dei grillini, ci ha mostrato qualcosa che pochi hanno notato: e, cioè, il ritorno di Beppe Grillo. Aveva detto che avrebbe fatto il padre nobile del Movimento, che sarebbe rimasto fuori e chiacchiere varie. Invece, per l’appunto, erano chiacchiere: quando c’è da decidere, decidono Grillo e il gruppo finanziario Casaleggio.

Sullo sfondo c’è anche un’altra ipotesi possibile: il ritorno al Governo tra grillini e leghisti. Lo stesso fatto che Di Maio, dopo il colloquio con il Presidente Mattarella, davanti ai giornalisti, non abbia chiuso alla Lega, ma abbia tenuto ‘aperti’ i ‘due forni’ – uno con il PD, l’altro con la Lega di Salvini – dà la misura dell’immoralità della politica italiana di oggi.

Sì, quello che è sotto i nostri occhi è un quadro molto miserabile della politica italiana. Una politica dove i cittadini contano poco o nulla. Basti vedere l’attuale legge elettorale che tutela i ‘nominati’ a scapito degli eletti.

I cittadini contano sempre meno, mentre partiti e Movimenti, sempre più screditati, pur litigando su tutto, su un fatto concordano: sull’impedire ai cittadini italiani di tornare a scegliere i propri rappresentanti in Parlamento in modo libero, senza ‘liste bloccate’.

In questo senso possiamo dire che l’Italia di oggi – che ha già ‘digerito’ l’attacco alla Costituzione con l’introduzione del Fiscal Compact – somiglia tanto a una nave carica di migranti che si trova davanti tutti i porti chiusi. E a chiudere i porti sono proprio gli esponenti della vecchia e nuova politica. Sì, anche la nuova politica – ci riferiamo al Movimento 5 Stelle – non è diversa dalle vecchia politica.

Lo stesso taglio dei parlamentari proposto dai grillini non è altro che un volgare e demagogico tentativo di recuperare voti in quell’area magmatica della società italiana fatta di povertà, di risentimento, di gente che vuole farla pagare ai politici perché non credono più nella politica. Gente che, magari non va a votare da anni e che andrebbe a votare ‘contro’, non certo in favore di qualcuno.

Veramente brutta l’Italia di oggi. Brutta assai.          

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