Principale Politica Diritti & Lavoro Il leader e il giullare

Il leader e il giullare

Giuseppe Lauricella

Che il Re fosse “nudo” avevo cercato di farlo comprendere ai tempi della scorsa legislatura, ad un leader preso dal suo ruolo e dalla bramosia di aumentarne il potere attraverso riforme (costituzionali ed elettorali) fallite.
Ma come capita, l’ebrezza del potere rischia di condurre all’ubriacatura, con la complicità dei tanti che circondano il leader coprendolo di piaggerie, adulazioni e acriticità, fino a perdere tutto.
E oggi il rischio che si ripeta c’è.

Il re è nudo è una celebre frase della fiaba ‘I vestiti nuovi dell’imperatore’ di Hans Christian Andersen. Nella fiaba si narra di un re che amava i vestiti e che cadde in una trappola così raccontata:

Una volta arrivarono due impostori: si fecero passare per tessitori e sostennero di saper tessere la stoffa più bella che mai si potesse immaginare. Non solo i colori e il disegno erano straordinariamente belli, ma i vestiti che si facevano con quella stoffa avevano lo strano potere di diventare invisibili agli uomini che non erano all’altezza della loro carica e a quelli molto stupidi.

I truffatori finsero di lavorare sui tessuti, ovviamente inesistenti, ma nessuno osò denunciare la truffa in atto proprio per quel meccanismo che prevedeva che a non vedere i tessuti fossero gli incapaci e gli stupidi.

L’epilogo è noto: il re viene vestito con i vestiti inesistenti e sfila per la città nudo:

E così l’imperatore aprì il corteo sotto il bel baldacchino e la gente che era per strada o alla finestra diceva: «Che meraviglia i nuovi vestiti dell’imperatore! Che splendido strascico porta! Come gli stanno bene!».

Nessuno voleva far capire che non vedeva niente, perché altrimenti avrebbe dimostrato di essere stupido o di non essere all’altezza del suo incarico.

«Ma non ha niente addosso!» disse un bambino «Signore, sentite la voce dell’innocenza!» replicò il padre, e ognuno sussurrava all’altro quel che il bambino aveva detto. «Non ha niente addosso! C’è un bambino che dice che non ha niente addosso!». «Non ha proprio niente addosso!» gridava alla fine tutta la gente. E l’imperatore, rabbrividì perché sapeva che avevano ragione, ma pensò: «Ormai devo restare fino alla fine». E così si raddrizzò ancora più fiero e i ciambellani lo seguirono reggendo lo strascico che non c’era.

Come non associare le figure allegoriche della fiaba di Andersen, ai protagonisti che circondano il re dei nostri giorni che spesso sono soli con il loro potere, privi di verifiche concrete sui loro comportamenti, circondati da collaboratori, che vivono in uno stato di soggezione gerarchica? In realtà i leader avrebbero bisogno di persone sincere, di folli che, ricorrendo all’arma dell’umorismo, riescono a limitare le conseguenze dell’arroganza e dell’ostilità. In questo senso, il potere del leader ha bisogno della sua follia.

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