Principale Politica Diritti & Lavoro Analisi politica post elezioni

Analisi politica post elezioni

Il prof. Pietro Pepe evidenzia i rigurgiti di Populisti e Sovranisti Prof.Pietro Pepe Giovanni Mercadante Il prof. Pietro Pepe, già Presidente del Consiglio Regione Puglia, figura autorevole nel panorama della politica regionale, da sempre si è distinto per la saggezza  dei suoi spunti di riflessione sulla politica nazionale. A distanza di un  anno dalle elezioni che vedono al governo le due forze maggioritarie, 5Stelle e Lega, facciamo alcune domande sulla situazione politica attuale. Domanda: Prof. Pietro Pepe qual è la Sua valutazione dopo i risultati elettorali del 2018? Risposta:  I risultati, a mio giudizio, esprimono in modo netto la contraddizione del comportamento elettorale del Popolo Italiano e la conseguente instabilità politica. L’analisi ha riguardato le elezioni politiche del 4 Marzo 2018 e le successive europee del 26 Maggio 2019 con il rinnovo di alcune Amministrazioni locali in Puglia, in particolare la Città di Bari. A ben guardare anche la lezione del voto europeo, se ben valutato, è più complesso di quello fotografato dall’esito del voto nazionale in Italia in controtendenza con i risultati generali degli altri 28 Paesi europei. Com’è noto, infatti, si è registrata una spettacolare avanzata della Lega e un altrettanto sonoro tonfo del M5 Stelle, che evidenziano uno sfondo strettamente tutto italiano con un movimento elettorale che viaggia in direzione contraria e diversa. L’analisi è bene precisare va inserita all’interno dello stato di crisi generale della politica e rappresentanza a conferma che le proposte e i comportamenti dei partiti vengono ancora avvertiti come insufficienti a superare questo tempo incerto per recuperare il dialogo e le credibilità con i cittadini. Infatti i Sindaci essendo più vicini ai cittadini avvertono in tempo reale i rapidi cambiamenti e predispongono le possibili risposte che vengono apprezzate o respinte. D: Cosa possono fare i partiti per avere maggiore credibilità? R: I partiti possono cominciare e tornare a raccordarsi con la gente solo se predispongono nuovi metodi di lavoro incominciando a garantire intanto la loro presenza sul territorio con i propri rappresentanti europei e riaprire così il dialogo con i cittadini. Naturalmente i rappresentanti devono essere incoraggiati ed aiutati ad esercitare il loro mandato e a poter disporre di una dignitosa stabilità elettorale che duri una legislatura. Tornando all’argomento è opportuno mettere in evidenza che dai risultati generali in Europa l’incidenza dei Partiti Sovranisti e Populisti è in netta minoranza. Messi insieme, infatti, gli italiani, gli inglesi, i francesi, gli ungheresi, i tedeschi raggiungono nel Parlamento Europeo una rappresentanza di appena 245 Europarlamentari su 750. D: Il popolo chiede maggiore incisività e coraggio sulle riforme. Quali sono le ricette da adottare a breve scadenza? R: Sottolineo come ogni giro elettorale in questo tempo non sembra fare più testo rispetto al precedente e la vita politica è caratterizzata da una Campagna elettorale permanente fondata su alcune parole d’ordine, su annunci, su promesse e con una propaganda continua sulla televisione, sulla stampa e soprattutto sul Web e l’invisibile sociale che sta contagiando i cittadini con i ritornelli quotidiani dei due partiti di governo: quello della Lega è rivolto a Immigrazione-Sicurezza-Guerra dell’Euro-Flat tax,  Autonomia Regionale differenziata tra Nord e Sud”. Quello del Mov. 5 Stelle basato sul reddito di cittadinanza sul salario minimo e sull’abbassamento delle tasse, e sul conflitto di interesse. Essendo due partiti di governo non possono continuare solo ad annunciare, ma hanno il dovere di dare spiegazioni credibili e non litigare su ogni argomento indicato occupando in modo furbo tutti gli spazi anche quelli dell’opposizione democratica. A parte Forza Italia e Fratelli d’Italia che lavorano per allearsi con la Lega e scalzare il Mov. 5 Stelle, rimane il Partito Democratico che ha formulato la sua organica proposta programmatica basata su crescita, sul sostegno ad una economia reale, sul lavoro, sui giovani, sulla cultura, sull’ambiente e sulla tutela della fase più debole, quale possibile e credibile alternativa. Infatti l’elettore medio fortemente influenzato dai social è convinto di fare politica, e senza alcun discernimento o confronto democratico decide di come gestire il proprio voto. Deduco che gli italiani o meglio il 50% dei cittadini elettori votano quei partiti che attraverso la potenza della loro comunicazione convincono di più a prescindere dagli steccati ideologici e dai corpi intermedi a cui appartengono, e che sono in continuo cambiamento a seconda degli appuntamenti elettorali di livello Amministrativo, Regionale, Nazionale o Europeo. D: Cosa ne pensa dei sindacati e dei centri di formazione politica? R:  È paradossale dover registrare come gli stessi cittadini scioperano contro il Governo Conte, con manifestazioni di protesta organizzata dai sindacati confederali (CGIL-CISL-UIL) e poi vanno a votare gli stessi partiti che sostengono la maggioranza di Governo. C’è tanta emotività, incertezza e confusione che non aiuta certamente a consolidare la nostra Democrazia. L’Italia sembra, perciò, un Paese sfiduciato, diviso in presa a paure vere e a quelle false, incattivito, e pronto a reagire se i propri desiderata non vengono integralmente soddisfatti. Complice la stampa e il web che amplificando le notizie su questioni sensibili come la sicurezza, le invasioni migratorie, l’assenza dell’Unione Europea, spingono i cittadini verso sentimenti negativi, come egoismo, razzismo, populismo e suprematismo, che non ha purtroppo risparmiato alcuni cattolici che hanno scelto di votare i Partiti Sovranisti, in Italia e in Europa. Questo modo di far politica certo non crea comunità, anzi separa e porta allo scontro. Come dimenticare la propaganda della Lega e la sua politica regionalista guidata da Bossi, di 20 anni fa, quando gridava che il suo nemico era l’Italia, con “Roma ladrona” ed oggi quella Nazionale e Sovranista di Salvini che ha individuato nell’Europa il suo nemico. Devo dire che questo, purtroppo, è un tempo che politicamente non mi affascina, perché viene compensato solo chi promette di più, senza rispetto per la dignità delle persone e della realtà concreta. Il clima di scontro da campagna elettorale permanente che porta i Responsabili di Governo ad affrontare i problemi con risposte da emergenza continua e con la produzione di Norme su Norme, per’altro fra loro contradditorie e di natura generale e teorica. Il riferimento è rivolto all’adozione spropositata di decreti legge, che in un Paese serio, culla del diritto, dovrebbe essere limitata alle urgenze, se vuole salvaguardare la serietà e la nobile tradizione giuridica italiana. Sono in cantiere un numero elevato di Atti Normativi appunto Decreti-Propaganda: riguardanti lo sviluppo-lo sblocca Italia-la crescita-lo sblocca cantieri, lo spazza corrotti-il salva banche-il salva Ilva, veri e propri interventi di tamponamento legislativo, spacciati per grandi riforme strutturali. A questo quadro non proprio edificante occorre reagire da subito con una buona politica che deve innanzitutto assolvere ad alcuni doveri e alcune azioni politiche credibili per una sua possibile alternativa. In primis smettere di litigare, e poi dedicarsi specie per chi ha aspirazione di Governo alle vere questioni degli italiani: il lavoro-le disuguaglianze tra cittadini e tra territori-l’economia reale, il mondo giovanile, tutte condite da tanta concreta solidarietà sociale. A seguire la creazione di Centri di Formazione Politica da tornare a praticare nei partiti, nel sindacato, nelle organizzazioni associative culturali e nelle Università al fine di poter disporre di giovani preparati e animati per un impegno sociale, politico e culturale. Occorre, altresì, rifondare la Comunità aperta alle diverse culture, ai diversi credi religiosi, perché le differenze rappresentano una opportunità per tutti. Mi chiedo se è ancora possibile mettere al centro della politica il bene comune. La risposta è, comunque, sì, se la politica però si apre di più alla morale, all’etica, alla cultura e al discernimento; lontana dal facile e furbo consenso e dal calcolo individuale, finora praticato. Giovanni Mercadante corrispondente dall’Alta Murgia

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.