La Gran Camera della Corte dei diritti umani ha confermato la già accertata responsabilità dello Stato italiano nella vicenda Ilva, che ora dovrà rispondere delle prescrizioni contenute nella sentenza.
Il 25.1.2019 la Corte di Strasburgo dei diritti umani, in relazione ai ricorsi presentati da 180 cittadini tarantini contro lo Stato italiano, ha accertato che le autorità nazionali non avevano adottato le misure necessarie per garantire l’effettiva tutela del diritto dei ricorrenti al rispetto della loro vita, provocando gravi danni ambientali e alla salute dei cittadini.
La Corte però non riconosceva ai ricorrenti tarantini alcun indennizzo quale equa soddisfazione per i danni patiti e patendo.
Il 25.6.2019 la Gran Camera della Corte di Strasburgo dei diritti umani, Giudici di grado superiore, ha rigettato l’ istanza dello Stato che richiedeva la riforma della predetta sentenza non ritenendosi responsabile e quella dei cittadini tarantini che reclamavano giustamente e a gran voce l’indennizzo per i danni patiti e patendo.
La sentenza del gennaio 2019, diventata così definitiva, se da una parte non riconosce amaramente ai cittadini tarantini alcuna soddisfazione, vittime cosi due volte, dall’altra impone allo Stato italiano il risanamento degli impianti e del territorio interessato dall’inquinamento ambientale e l’attuazione quanto prima del piano ambientale approvato dalle autorità nazionali che indica le misure e le azioni necessarie per garantire la protezione ambientale e sanitaria della popolazione come affermato dalla Corte dei diritti umani.
Né a questa prescrizione potrà sottrarsi lo Stato solo perché ha ceduto l’Ilva a terzi, poiché è stato dichiarato responsabile dei danni provocati alla città di Taranto e ai suoi cittadini che continuano a morire a causa dell’inquinamento selvaggio ed incontrollato provocato dell’acciaieria Ilva, oggi Arcelor Mittal, e di questo lo Stato Italiano se ne deve fare carico senza fare più finta di niente.
Mino Borraccino
Assessore allo Sviluppo Economico
Regione Puglia