Principale Politica Diritti & Lavoro Caso Moscopoli: qualcosa non quadra

Caso Moscopoli: qualcosa non quadra

Il leader del Carroccio Matteo Salvini continua a negare qualsiasi coinvolgimento nel caso “Moscopoli” ma molti indizi iniziano a gettare dubbi sulle sue dichiarazioni. Dall’amicizia più che ventennale con il principale imputato Gianluca Savoini (sempre negata), al rifiuto di riferire in Parlamento, alla manovra di sviamento dell’attenzione messa in atto. Dalla festa della Lega a Soncino infatti aveva dichiarato: “Non intendo più parlare di soldi che non ho visto, né ho chiesto. Se ci fosse qualcosa da chiarire sarei il primo a farlo ma non commento le non-notizie. Mi occupo di vita reale e noi non abbiamo preso un rublo”.

L’ipotesi è quella di aver avviato una trattativa per la vendita di petrolio grazie alle quale sarebbero stati coperti finanziamenti (circa 65 milioni) per la campagna elettorale in vista delle elezioni europee della Lega. La conversazione incriminata, avvenuta all’hotel Metropol, è stata resa pubblica da un’inchiesta prima dell’Espresso e confermata da una registrazione audio pubblicata da Buzzfeed.

La scomoda vicenda risulta difficile da manovrare per il Ministro dell’Interno poiché continua ad evitare l’argomento e a sviare l’attenzione risultando, tuttavia, ancora più sospetto rispetto ai fatti. Il leader “della trasparenza e del bene degli italiani” non potrà evitare la questione ancora a lungo, soprattutto in Parlamento dove da giorni il Partito Democratico chiede a Matteo Salvini di riferire.  Lo stesso alleato di governo, il Movimento 5 Stelle, chiede a Salvini di chiarire la questione, in particolar modo così Luigi Di Maio scrive su Facebook: “Vi dico qual è l’Abc del fare politica per il M5S. Quando il Parlamento chiama, il politico risponde perché il Parlamento è sovrano e lo dice la nostra Costituzione. Peraltro quando si ha la certezza di essere strumentalizzati, l’aula diventa anche un’occasione per dire la propria, difendersi e rispondere per le rime alle accuse, se considerate ingiuste”.

L’atteggiamento del vicepremier leghista di fatto non aiuta la già incerta posizione rispetto alla vicenda. Tentennare e negare con potenza il proprio coinvolgimento stride con l’atteggiamento sicuro e deciso con il quale si è sempre presentato all’opinione pubblica. Il modo con in quale sta affrontando coloro che chiedono chiarimenti in merito descrive un leader per la prima volta messo in difficoltà.  L’accusa, se si rivelasse vera, getterebbe un’ombra importante sulla credibilità della nuova Lega di Matteo Salvini, un partito che ha faticato ad arrivare alle percentuali attuali e che aspira ad essere una forza di governo autosufficiente.

Di Sara Carullo

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