Principale Arte, Cultura & Società Il Bibliomotocarro,  ovvero quando i libri mettono le ruote

Il Bibliomotocarro,  ovvero quando i libri mettono le ruote

di Maria Pia Latorre

Metti un mezzo di locomozione desueto come un motocarro a tre ruote, metti un bel po’ di  voluminosi libri per bambini, combina i due elementi in un’idea originale e avrai Il Bibliomotocarro, un’invenzione che ha del surreale, nata dall’esperienza e dalla creatività di Antonio La Cava, maestro di lungo corso che con i bambini c’è vissuto una vita intera e oggi salito alla ribalta nazionale perché, in un modo originalissimo,  ha fatto della promozione alla lettura il suo scopo di vita. Un moderno cavaliere errante in sella al suo azzurro Ronzinante, che, partendo da Ferrandina, in Basilicata, macina chilometri lungo le strade del Meridione d’Italia, per incontrare scolaresche e portare la sua lieta novella.

Lo abbiamo accarezzato a lungo il sogno di averlo nella nostra scuola io e la preside Linda Cucumazzo; ci siamo messe in contattato con lui, abbiamo ascoltato dalla sua viva voce, e abbiamo cominciato a costruire la fase  progettuale per far sì che questo disegno si concretasse. Non è stato semplice; una prima data è saltata per problemi di manutenzione – quant’è fragile la natura del mezzo ( vien da pensare)! Ciò è già  una metafora della delicatezza dell’universo libro -. Il fatto che questi libri, poi, mettano le ruote, compiano un viaggio, vadano incontro alle realtà territoriali, a volte sperdute e dimenticate, potenzia enormemente il suo messaggio culturale. Direi che convivono in forte contrasto, quasi un’immagine  ossimorica, il mezzo che muove e l’oggetto trasportato.

A guardarlo da vicino, il Bibliomotocarro, ci si rende subito conto che ogni centimetro, ogni singolo spazio è stato studiato e costruito con precisa cura, con tanto di effetti speciali messi lì allo scopo di stupire, incantare, innamorare alla lettura, a partire dal tetto a tegole spioventi sormontato dal un familiare comignolo che è proprio quello delle favole. Sulla quasi totalità della superficie della carrozzeria si possono leggere poesie, pensieri d’amore verso la propria terra e verso l’umanità.

I bambini lo capiscono subito che quell’uomo abbronzato, dai capelli bianchi che viene da tanto lontano è lì per loro. La sua presenza, alla guida del rombante e festoso mezzo, è già messaggio. Quando vi discende si comincia ad apprezzare che ci si trova dinanzi ad una specie di accogliente costruzione a scatole cinesi, con porte e finestre del sacro regno magico dei libri, aperto su un mondo reale che inevitabilmente ne subisce il fascino. Con un suono secco i portelloni principali si aprono su un interno domestico, “perché il libro è una casa – dice il Maestro – e come quando, tornando a casa, ci sentiamo in un luogo protetto, nel luogo dove possiamo tirare un sospiro di sollievo, così, aprendo un libro, noi siamo a casa, siamo nel luogo più riparato che possa esserci, da dove poter partire per viaggi immaginari ed emozionanti.”

I cori festanti dei bambini, i vivaci striscioni, le bandierine agitate al vento raccontano già la festa: “Uno – due – tre ruote / libro e lettura/ comincia l’avventura!”

Il maestro La Cava ci tiene ad incontrare i genitori, a raccomandare loro di essere dei lettori e quindi modello di lettura per i propri figli, a raccontare da dove è nata l’idea del Bibliomotocarro, un mezzo che per sua natura è elogio alla lentezza, al prendersi il tempo necessario per se stessi, in un’epoca che vive di corse trafelate ad afferrare il nulla. Non è ostile alla tecnologia, ma invita a utilizzarla con misura, aprendo ad alternative costruttive, e quindi un buon libro. Un messaggio che incarna il post-modernismo, con un forte apparato paradigmatico alle spalle che travalica l’epoca delle narrazioni deboli e si fa concreta proposta verso il futuro.

Nei paesi del Sud il “tre ruote” è il mezzo privilegiato dagli ambulanti che girano per vendere la frutta e la verdura della nostra florida terra e, come frutta succosa e profumata trionfa sulle nostre tavole apparecchiate, così il sogno di Antonio La Cava è che i libri, su tavole imbandite di fantasia, sazino la curiosità, l’intelligenza e il bisogno di immaginazione dei nostri ragazzi.

Di strada in strada, di paese in paese, il Bibliomotocarro, templio della lettura per ragazzi, icona dello “slow-reading”, si arricchisce di esperienze-sogni-interpretazioni. Dalle pagine dei libri salta fuori l’esuberante freschezza dei bambini che ascoltano, immaginano, ricreano, diventano co-autori delle storie scritte per loro e le restituiscono potenziate in disegni, rielaborazioni grafiche, video costruiti ad hoc da bambini per altri bambini.

Abbiamo chiesto al maestro La Cava di raccontarci come si organizza per le sue visite alle scuole. Il mezzo deve essere continuamente revisionato e messo a punto per affrontare anche lunghi viaggi. Si parte all’alba, al risveglio, a braccetto con madre  natura.

Lo immaginiamo il nostro Maestro mentre, immerso nel silenzio delle prime luci, punta gli occhi a seguire il nastro grigio d’asfalto, l’orecchio ad ogni minimo strano rumore del motore e con l’imprevisto sempre a portata di mano.

Mentre facciamo conoscenza, si avvicina una giovane donna con dei volumi sotto il braccio; è un’autrice pugliese di libri per ragazzi venuta apposta presso il nostro Istituto a stringere la mano al Maestro e a donargli alcuni suoi libri che desidererebbe trovassero casa nel regno incantato del Bibliomotocarro.

Il tempo di qualche foto per immortalare il momento e poi si parte ad incontrare scolaresche, a divertire ed emozionare.

Gli chiediamo: – Qual è il posto più lontano che ha raggiunto?S. Antonio Abate, in Campania, un viaggio di 11 ore all’andata e 11 al ritorno, partendo e ritornando a casa alle tre di notte.

Quale esperienza ricorda in modo particolare?

Anni fa, quella a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, dove sono stato accolto in una scuola  da 550 alunni. Tra questi, un bimbetto piccino piccino che mi chiede: – Come ti senti ad essere l’idolo di tanti bambini? – È lì che ho capito che, non solo la partita poteva essere giocata, ma anche vinta!

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