Principale Arte, Cultura & Società Tramutola Feudo del barone Abate di Cava

Tramutola Feudo del barone Abate di Cava

foto arch A. Noviello

Miracolo Incoronazione Intronizzazione

Miracolo

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BASILICATA – Nell’anno 1853, Tramutola soffre una spaventosa carestia per una siccità prolungata da vari mesi. Allora il popolo, insistentemente, si rivolge al clero per una processione di penitenza per portare in corteo i suoi Santi protettori: S. Antonio da Padova, S. Rocco(1),  S. Filippo Neri e la Madonna del Rosario. Il 17 maggio 1853, inizia la processione di penitenza, con l’intervento del clero e dell’intera popolazione. Nel corso del tragitto processionale, in cinque diversi punti del paese, l’Effige della Madonna del Rosario, indietreggia inspiegabilmente e, crea, grande sconcerto nei portatori della statua, i quali in seguito affermavano che si erano sentiti sospingere indietro da una virtù percepibile e quasi venire meno le stanghe su cui poggiava la statua, nonostante tutti gli sforzi fatti per proseguire il normale percorso della processione.

Spontanea e naturale la reazione del popolo che grida al Miracolo!

Quando verso mezzogiorno si rientra in chiesa, apparve sul petto della Vergine una fiammella che scompariva a diversi intervalli e ricompariva dopo alcuni minuti. All’alba del 18 maggio la fiammella continua a risplendere sul petto della Madonna. Verso le tredici, improvvisamente inizia a cadere la tanto attesa benefica pioggia, che calma continua a cadere per tutto il corso del giorno. Nella notte seguente a conclusione della pioggia, la folla vede spiccarsi dalla mano destra del Bambino una scintilla, che, dopo aver svolazzato più volte davanti al volto della Vergine, scomparve.

Dei fatti prodigiosi accaduti il 17 e 18 maggio 1853, l’arciprete di Tramutola invia una precisa relazione all’abate di Cava, D. Onofrio Granata, il quale manda sul posto il vicario generale D. Giulio De Ruggero e il canonico Vincenzo Mancini che istituiscono un processo canonico(2).

Il 19 maggio il giudice regio Vincenzo Forte, testimone oculare, invia un rapporto al Direttore del Real Ministero degli Affari Ecclesiastici in Napoli, descrivendo ciò a cui ha assistito durante la processione di penitenza in Tramutola.

Il 24 luglio 1853 vengono spedite le petizioni del clero e del corpo municipale di Tramutola all’abate di Cava perché il 17 maggio venisse elevato per tutto il territorio a festa di doppio precetto. Lo stesso abate aveva già provveduto ad avanzare supplica a re Ferdinando II, perché inoltrasse le commendatizie presso la Santa Sede per il riconoscimento della festa. Il 26 gennaio 1854, si ha conferma dal Prefetto della Congregazione dei Riti, cardinale Lambruschini, che concede anche la facoltà al clero di recitare in quel giorno l’Ufficio della Vergine e la Messa Votiva della Madonna.

Dal giorno 17 maggio 1854, nel primo anniversario dei prodigiosi eventi, a voce di popolo l’Effige della Madonna é la Madonna dei Miracoli(3) e la devozione verso la Vergine Maria si diffonde tra la popolazione dei paesi vicini.

Lo straordinario avvenimento fu pubblicato nel volume XXV fascicolo 50 della rivista La Scienza e la Fede, Napoli 1853.

In occasione del Centenario dei Miracoli, il comitato Pro-Centenario fece stampare un opuscolo dalla tipografia S.C.O.T. di Bagnacavallo di Ravenna, La Madonna dei Miracoli, nel quale furono riportate notizie estratte dal processo canonico sui fatti straordinari del 1853.

Io non intendo tacere, e molto meno adulare, ma rammentare con orgoglio, che la nostra terra Tramutola, con la grazia dei prodigi dei Miracoli operati dal Signore Iddio, per mezzo della Vergine SS.ma dei Miracoli, è ormai terra di Santificazione, luogo di devozione primaria alla Divinità, Santuario di Venerazione ed ossequio per tutte le genti.

Venerare non con gli atti o con le parole, ma con la santità dei costumi e con l’innocenza della vita, i luoghi di Tramutola prediletti dal cielo.

Perché credo fermamente, che venerare non è cosa propria dei soli cristiani, ma antichissimo fatto di tutti i popoli della terra. Da sempre é come naturale istinto del cuore umano.

Perciò gli uomini ebbero sempre in venerazione quei luoghi ove credettero essersi in qualche modo, Iddio, a loro manifestato e quei luoghi essi rispettarono come sede dello stesso Iddio.

Ecco perché, Tramutola ancora oggi, non sembra aver avvertito alcun palpito di riconoscenza per la nostra Madonna.

Non ha ancora recepito il messaggio della realizzazione di un luogo di Santificazione: Il Santuario della Madonna dei Miracoli.

Solo allora, quando Tramutola avrà dato una risposta per la conservazione della fede, allora si, che tutte le genti si riuniranno e verranno alla terra nostra per ammirarla e vedendola avranno riverenza e stupore, perché Iddio, che tanto la predilesse, riceve nel suo cinto, gloria, onore e benedizione.

Abitando Tramutola, a noi spetta di tenere viva quella fiammella di carità, che sotto gli occhi dei nostri avi, venne a brillare ed a sfolgorare, con tanto ardore e vivezza, tale da rendere immagine della pure luce di quell’oceano di splendori ove è circondato il trono di Dio.

A ricordo del miracolo dell’indietreggiamento della statua, nei cinque punti in cui avvenne il prodigio, fu murata una lapide di travertino di Tivoli con la data, il monogramma di Maria, la corona del Rosario, la fiamma e cinque stelle.

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Incoronazione

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Il 6 ottobre 1920, viene rubata la corona d’argento della statua della Madonna ed il 1° novembre 1922, l’abate Nicolini, chiede che la Vergine dei Miracoli venga Incoronata(4).

Il 15 dicembre 1922, viene concesso all’abate di Cava, a firma del cardinale Raffaele Merry Del Val, di Incoronare solennemente l’Effige della Madonna dei Miracoli venerata in Tramutola. Con la solenne cerimonia(5) fu decorata, con corona aurea, la statua della Madonna dei Miracoli, e la cerimonia si ebbe il 17 maggio 1923, ad opera  dello stesso abate delegato dal Capitolo Vaticano, il quale nel mese di aprile aveva inviato una notificazione a tutta la diocesi perché l’avvenimento fosse preceduto da una particolare attenzione alla pratica del mese di maggio. Fanno eco alla notificazione dell’abate quelle di Anselmo Filippo Pecci(6) arcivescovo di Acerenza e Matera, Carlo Gregorio M. Grasso arcivescovo Primate di Salerno, Giulio Tommasi arcivescovo di Conza e vescovo di S. Angelo dei Lombardi e Bisaccia, Carmine Cesarano vescovo di campagna e di Luigi vescovo di Cava e Sarno.

Alla manifestazione partecipò il popolo con grande entusiasmo, il sindaco Avv. Giuseppe Pascarelli con tutti i membri del consiglio, il Consigliere Provinciale Cav. Uff. Giuseppe Rautiis e il notaio Cav. Avv. Nicola Terzella che stipulò il pubblico rogito per la consegna e custodia delle due preziosissime Corone auree.

Il maestro Vincenzo Ferroni, figlio illustre di Tramutola, ove aveva avuto i natali il 17 febbraio 1858, in occasione dell’Incoronazione della Madonna dei Miracoli, compose la canzone in onore della SS.ma Vergine dei Miracoli ” O Maria a Fiamma Viva “.

Lo spartito, in stampa d’epoca contrassegnato con il numero d’opera 18, di questa composizione sacra del maestro Ferroni, si conserva nell’archivio parrocchiale di Tramutola, di cui si propone una copia inedita.

Lo spartito è datato Matera aprile 1923 e non è un caso, perché l’opera fu voluta fortemente da Mons. Pecci, il quale provvide alle copie di quella composizione che tanto aveva sollecitato al Maestro Ferroni.

E’ certo che anche altre composizioni di tipo sacro del Maestro Ferroni furono commissionate dall’arcivescovo Pecci, quale ” Inno alla Madonna di Acrenza “ e ” Inno alla Madonna della Bruna “ e ancora ” Il Monte di Viggiano ” questa , un’opera per il teatro.

L’omaggio più recente, nella processione della Madonna , è stato l’inserimento dei ragazzi vestiti da paggetti e da guardie svizzere.

Questa novità fu voluta dal maestro di scuole elementari, Crescenzio De Nictolis con il concorso di tutto il popolo di Tramutola.

Il paggetto vuole rappresentare il popolo, fedele servitore della Signora, che aspira alla ricompensa divina.

Le guardie svizzere hanno invece il compito di proteggere la Madonna, come quelle guardie istituite ufficialmente da Giulio II nel 1506, con il compito di proteggere la persona del pontefice.

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Intronizzazione

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Dalla Badia di Cava dei Tirreni, il 6 giugno del 1948, nel giorno della festa del Beato Falcone, don Anselmo Filippo Pecci O.S.B., Arcivescovo titolare di Soteropoli, alzò la bandiera per la ricorrenza del Primo Centenario dei Miracoli(7) (maggio 1853-1953) da celebrare con la creazione del Santuario di Maria Santissima dei Miracoli(8), ma Tramutola per il primo centenario dei miracoli si dovrà accontentare di realizzare, nella chiesa Madre, un trono dove é stata destinata la Vergine dei Miracoli. A ricordo dell’erezione del trono nell’anno 1953, e della consacrazione della restaurata chiesa Parrocchiale, fu murata una lapide all’interno di essa, sul lato destro entrando, scritta in latino. Sul trono fu posta l’Effige della Madonna dei Miracoli dove tuttora s’ammira e si venera.

Si riporta l’atto di consacrazione del popolo di Tramutola alla SS.ma Vergine dei Miracoli, pronunciato dall’arciprete don Costantino De Nictolis, il 17 maggio 1953:

O Vergine dei Miracoli, Regina Incoronata del SS.mo Rosario, in questo fausto giorno di questo Tuo Maestoso Simulacro, la Fiamma Viva di quell’ardente amore che sempre nutrì verso i figli Tuoi e copiosa facesti scendere dal cielo la pioggia a ristoro delle riarse campagne, simbolo anch’essa di quella pioggia di grazie che a mille a mille ognora fai scendere sui Tuoi devoti che T’invocano con fede ed amore, eccoci qui tutti prostrati ai Tuoi piedi per consacrarci al Tuo materno cuore Immacolato.

Con questo atto solenne, chiamando a testimoni il cielo e la terra, noi intendiamo consacrare a Te i nostri corpi e le nostre anime, le nostre menti ed i nostri cuori, i nostri affetti ed i nostri sentimenti ed eleggerti a nostra Regina e Sovrana.

Regna pertanto su noi e sulle nostre famiglie, sul nostro paese e sulla nostra Patria: su tutti i Tuoi figli presenti e lontani, oggi e sempre fino alle più lontane generazioni.

Come sovrana e Regina degnati di essere sempre al nostro fianco per sorreggerci nell’aspro cammino della vita, per confortarci nella lotta, per difenderci nei pericoli, per consolarci nei nostri dolori, per indirizzare i nostri passi verso il cielo.

E fa, O Vergine SS.ma dei Miracoli, che come oggi quaggiù Ti acclamiamo nostra Regina, così un giorno possiamo acclamarti in cielo per tutti i secoli dei secoli: così sia.

La Madonna, che per mezzo di un suo figlio prediletto, l’arcivescovo Pecci e fervente devoto, che desiderava il Centenario dei Miracoli si celebrasse con la nascita di un Santuario, la Chiesa le stava preparando un trono e così svaniva questo bellissimo sogno e con esso si spegneva la fiamma della speranza.

Ma è giunto il tempo di sviluppare storicamente come nasce l’idea del trono marmoreo alla Madonna dei Miracoli, che la chiesa ufficiale, utilizzò come argomento naturale per neutralizzare l’idea fantasiosa, nobile, di fede profonda e di amore verso la SS.ma Vergine Madre di Tramutola: la costruzione del Santuario.

Correva l’anno 1943, Tramutola era assediata dai tedeschi che qui bivaccavano e l’inerme popolazione civile doveva subire questa presenza minacciosa.

Quando la situazione politico militare faceva prevedere e temere che l’Italia sarebbe stata invasa e che quindi anche Tramutola correva pericolo di subire i disastri di un’invasione straniera, fu così che tutto il popolo di Tramutola il 31 maggio di quell’anno, fece un voto pubblico di innalzare un trono alla Madonna se Tramutola fosse rimasta indenne.

E la Madonna accolse il voto e lo dimostrò proprio nel settembre successivo.

Quando all’annunzio dell’armistizio, firmato a Cassibile in Sicilia, il 3 settembre 1943 e reso noto solo il giorno otto, i tedeschi fraternizzarono con la popolazione di Tramutola.

Poi, al sentire che la guerra continuava contro di loro, cambiarono atteggiamento e tennero la popolazione sotto un incubo di morte e che tutta l’Italia doveva poi conoscere il sistema delle rappresaglie, mentre da Tramutola i tedeschi partirono di punto in bianco, senza colpo ferire.

Pertanto, ritengo che il popolo di Tramutola doveva comunque adempiere a quell’obbligo, ma l’obbligo del voto, non poteva risultare in contrasto con l’idea dell’ultima Missionedell’arcivescovo Pecci.

Non era bastata la forza irradiante di Mons. Pecci per realizzare il sogno, perché la Chiesa rimase sorda alla voglia di fede nuova, di fede laica fatta di ardore, di generosità e di solidarietà.

L’arcivescovo Pecci sapeva bene che i fedeli della Madonna non mancavano a Tramutola, ma bisognava pensare come organizzarli, cosa che lui fu sempre dedito a sollecitare, ma la Badia di Cava mai si preoccupò di costituire un Ente Morale capace di affrontare le difficoltà con competenza e forza istituzionale.

Il compito delle future generazioni è di dare una risposta che non è stata ancora data, alla grazia dei Miracoli del 17 maggio 1853, se non si vuole continuare ad abusare di quella grazia.

Vincenzo Petrocelli

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