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Procure. Mattarella indice elezioni per membri dimissionari

BUFERA SU LOTTI

Mattarella indice le suppletive a ottobre per i due componenti togati e per consentire la riforma delle regole elettorali ‘chiesta da molte forze politiche’. Intanto su Roma spunta una nuova intercettazione di Lotti. ‘Pero’ qualche messaggio a Ermini va dato…’, dice. ‘Un imputato ha contribuito alla scelta del procuratore’, osserva il Pg della Cassazione. Lotti si difende: ‘Mie opinioni, nessuna minaccia’. ‘Il mio Pd non pensa alle nomine’, prende le distanze Zingaretti. Il ministro Bonafede ha chiesto per tutti i 5 consiglieri coinvolti la procedura disciplinare.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo le polemiche e la bufera che si è abbattuta sul Csm, e’ intervenuto in prima persona: ha indetto per il 6 e 7 ottobre prossimo elezioni suppletive per i due componenti del Csm che si sono dimessi dopo lo scandalo sulle nomine, come primo passo per “voltare pagina” e restituire alla magistratura “il prestigio e la fiducia che le note vicende hanno incrinato”.

Il segretario nazionale del Pd Luca ZIngaretti in una nota spiega che “agli esponenti politici del Pd protagonisti di quanto è emerso non viene contestato alcun reato”, e respinge “ogni processo sommario celebrato sulla base di spezzoni di intercettazioni”, ma nello stesso comunicato puntualizza di “non aver mai dato mandato a nessuno di occuparsi degli assetti degli uffici giudiziari”. Poi sottolinea che “l’oggetto delle indagini” della magistratura sulle presunte interferenze per le nomine alla Procura di Roma “non sono le frequentazioni” dell’ex ministro e del deputato dem Cosimo Ferri, “ma il loro merito” e che “se emergeranno rilievi penali, mi atterrò sempre al principio garantista e di civiltà giuridica secondo il quale prevale la presunzione di innocenza fino alle sentenze definitive”.

Ma subito dopo interviene, dopo giorni di polemiche, Luca Lotti. “Ringrazio Zingaretti per aver ricordato che non ho commesso nessun reato”, ma “senza fare nessuna polemica con Nicola, sono un po’ sorpreso che lo stesso segretario abbia sentito poi la necessità di dire che il ‘suo’ Pd non si occupa di nomine di magistrati: perché anche io faccio parte del ‘suo’ Pd e – come ho personalmente detto a lui e spiegato oggi in una nota – non ho il potere di fare nomine, che come noto spettano al Csm”. Il parlamentare democratico, vicino a Matteo Renzi, ha deciso di rompere il silenzio e difendersi pubblicamente. Anche sui social: “In un incontro che si è svolto in un dopo cena ho espresso liberamente le mie opinioni: parole in libertà, non minacce o costrizioni”, racconta infatti su Facebook. Ribadendo: “Non ho commesso reati, né ho fatto pressioni o minacce”. Una tesi sulla quale sono d’accordo molti esponenti del Pd, dal capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, ai deputati Michele Anzaldi, Aleesia Rotta, Carmelo Miceli e Alessia Morani.

“Io non giudico nessuno, ma Luca Lotti ora valuti attentamente se e’ il caso di lasciare il Pd finche’ non sara’ chiarita la sua posizione”. Lo afferma il senatore Luigi Zanda, tesoriere del Pd, in un’intervista al Corriere della Sera. Ieri “c’e’ stato un salto per quanto riguarda la gravita’ di giudizio su questa vicenda. Mi riferisco alle parole del procuratore generale Fuzio – il massimo rappresentante dell’accusa – riguardo la volonta’ di ‘un imputato che ha influenzato la scelta del procuratore’ che sostiene l’accusa contro di lui”, rileva Zanda, secondo cui “Lotti, che e’ un dirigente di rilievo del Pd, deve riflettere attentamente sui prossimi passi da compiere”. Invece “Ferri non e’ neanche iscritto al Pd: puo’ fare quello che vuole, casomai valutare la sua posizione in commissione Giustizia”. Lotti e Ferri, prosegue Zanda, “sono due parlamentari del Pd che hanno una loro vita privata e che autonomamente prendono iniziative. Se si sono occupati di nomine con alcuni togati del Csm, non hanno certo chiesto l’autorizzazione al Pd”. Sul vicepresidente del Csm David Ermini, “dalle intercettazioni emergerebbe il modo sguaiato in cui alcuni magistrati e Lotti si riferiscono a Ermini. Forse proprio perche’ sta facendo il suo dovere con rigore”, commenta Zanda. Il senatore del Pd si dice “colpito dall’impatto costituzionale che questa vicenda puo’ avere sul Csm. E’ una cosa seria. Uomini delle istituzioni devono avere rispetto per l’autorita’ istituzionale”. A nessuno, sottolinea, “venga in mente di strumentalizzare un’inchiesta per provare a minare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Perche’ l’opposizione del Pd raggiungerebbe un livello inusitato”.

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