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Sui tassi Trump attacca Draghi

Il presidente Usa, Donald Trump, torna a tuonare su Twitter contro il presidente della Bce Mario Draghi, le cui parole accomodanti hanno messo le ali ai mercati europei. “L’indice tedesco Dax sale per le dichiarazioni sugli stimoli di Mario Draghi. Molto ingiusto verso gli Stati Uniti!”.

In precedenza Trump aveva già attaccato: “Draghi ha appena annunciato che potrebbero esserci più stimoli e questo ha subito fatto scendere l’euro contro il dollaro, rendendo ingiustamente più facile, per loro, competere con gli Stati Uniti. La stanno passando liscia da anni, insieme alla Cina e altri”. La Bce, aveva assicurato in mattinata Draghi nel corso del suo intervento al simposio delle banche centrali a Sintra, è pronta a intervenire con tutti gli strumenti a sua disposizione se l’economia europea non mostrerà segnali di miglioramento. “Ulteriori tagli dei tassi di interesse e misure per mitigare qualsiasi effetto collaterale rimangono parte degli strumenti a nostra disposizione”, ha detto il presidente della Bce, e il quantitative easing “ha ancora uno spazio considerevole”.

“Ho appena detto, un momento fa, che siamo pronti a usare tutti gli strumenti necessari per riportare il tasso d’inflazione al nostro obiettivo. E non abbiamo come obiettivo il tasso di cambio”. Cosi’ Mario Draghi, presidente della Bce, replica alle parole del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che in un tweet oggi lo ha accusato di aver fatto scivolare il tasso di cambio euro/dollaro avvantaggiando ingiustamente l’export europeo.

“In assenza di un miglioramento, nella misura in cui il sostenuto ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo risulti minacciato, sarà necessario uno stimolo addizionale”, aveva detto il numero uno della Bce, chiarendo che “ulteriori tagli ai tassi di interesse e misure di mitigazione destinate a contenere eventuali effetti collaterali rimangono parte dei nostri strumenti”, e che “l’App ha ancora un considerevole spazio a disposizione”. Un riferimento evidente al programma di acquisto titoli conosciuto come “quantitative easing”, chiuso alla fine del 2018 ma evidentemente pronto per essere di nuovo utilizzato. Parole importanti che hanno immediatamente avuto effetto sui mercati e sull’andamento dello spread

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