Principale Arte, Cultura & Società Premiati 4 artisti con opere iconografiche

Premiati 4 artisti con opere iconografiche

L’arte bizantina negli eremi di Gravina di Puglia – Convegno tenuto dalla prof.ssa Marisa D’Agostino nell’antico Palazzo Popolizio

Giovanni Mercadante

foto di copertina – Da sinistra: Marisa D’Agostino; Paolo Calculli; Sergio Caffarata; Rosalinda Romanelli; Domenico Caragnano

GRAVINA IN PUGLIA – In occasione del  12° Premio sull’arte bizantina negli eremi di Gravina di Puglia,  edizione 2019, è stata allestita la mostra organizzata dall’Associazione Culturale  Amici della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi e presieduta dalla prof.ssa Marisa D’Agostino.  Il convegno-mostra-premiazione si è tenuto sabato 11 maggio 2019 nell’antico Palazzo Popolizio, all’ingresso del centro storico.

Sono intervenuti il prof. Domenico Caragnano, direttore del Museo del Territorio di Palagianello (Ta); il dott. Sergio Chiaffarata, storico-presidente Associazione del Centro Studi Normanno-Svevi  di Bari; e la dott.ssa Rosalinda Romanelli, dottore di Ricerca in Storia dell’arte  dell’Università di Bari.  A sostegno dell’iniziativa culturale è stata registrata la presenza dell’Assessore comunale di Gravina, Paolo Calculli e del prof. Pietro Pepe, già Presidente del Consiglio Regionale Puglia.

La prof.ssa Marisa D’Agostino, già docente di Latino e Greco presso il Liceo classico Cagnazzi di Altamura, è sempre in prima linea a scoprire e far fruire  ai suoi concittadini il patrimonio storico-artistico e culturale, di cui  il territorio è ricco. Apprezzata storiografa e autrice di numerose pubblicazioni, nel corso del suo intervento ha ringraziato i tre illustri studiosi: D. Caragnano, S. Chiaffarata e R. Romanelli per la dichiarata disponibilità a collaborare con lei per i   contributi che potranno emergere nel tempo sulle ricerche di opere artistiche,  di cui il territorio gravinese continua ad essere foriero.

La prof.ssa  Katia Piarulli,  proprietaria del Palazzo Popolizio  ha evidenziato l’impegno di M. D’Agostino soprattutto quando alcuni anni fa, su suo interessamento, fu allestita una mostra sui tesori di famiglia con costumi d’epoca conservati nel palazzo, da cui probabilmente nascerà un museo.

Il convegno si è sviluppato su tre temi: Grotta – Fede – Uomo. L’Associazione è impegnata da circa 35 anni a far conoscere e valorizzare il ricco patrimonio di Gravina. Obiettivo è il riscatto. E’ una città privilegiata per assetto geomorfologico e sito abitativo già dal V sec. a. C.

Il territorio è stato ricco di chiese rupestri dedicate a tanti santi, alcune delle quali sono scomparse, demolite e/o non si hanno più tracce. Nel progetto del premio è prevista la trattazione di tre santi. Attraverso detto percorso si tenta di recuperare la conoscenza parziale dell’habitat rupestre. Oggi Gravina, che è un libro aperto e sotto gli occhi di tutti,  la si può conoscere attraverso le opere recuperate che trasmettono  qualità, fede e spiritualità.

In passato, ha dichiarato il prof. D. Caragnano, si provava vergogna ad avere contatti con chi abitava nelle grotte. Oggi, invece, quella vergogna significa riscatto sociale e il pensiero ci rimanda a Matera; tutto quello che gravita intorno alla  Città dei Sassi avvantaggia Gravina, dove tra l’altro la chiesa di S. Vito Vecchio diventerà un sito di partenza a fine anno. L’excursus storico-artistico di D. Caragnano è stato ad ampio spettro toccando i basiliani, i santi etiopi, le catacombe di Siracusa; l’asceta che privilegiava la grotta come dimora; la fede e la magia contro il malocchio. Il concetto della vita attraverso il culto delle immagini sacre dipinte nelle grotte confrontabili con quelle della Cappadocia in Turchia. Esempi di tali immagini dipinte sulle pareti delle grotte ce ne sono tante nel territorio pugliese. Il ciclo pittorico nella chiesa di S. Vito Vecchio va inteso come una chiesa nella chiesa, e non come pannelli. Tutte le opere censite nel territorio di Gravina meritano una pubblicazione più scientifica, senza approssimazione.

Il dott. Sergio Chiaffarata, collaboratore dello scomparso prof. Raffaele Licinio al Centro studi Normanno-Svevi dell’Università di Bari, si occupa dello stereotipo medievale. Tema del suo intervento: i Normanni  intesi come discendenti dei vichinghi, ovvero uomini d’arme. Le imbarcazioni vichinghe erano chiamate “Drakkar”, termine trasformato in francese “Drek”.

Secondo quanto insegnato nelle scuole, i Vichinghi furono dei conquistatori che approdarono sulle coste britanniche e del nord della Francia. Invece no; le loro scorrerie si estesero anche nel sud dell’Europa. I Vichinghi furono i progenitori dei Normanni, i quali attraverso il loro capostipite Guglielmo il Conquistatore giunsero nel Meridione d’Italia.

Nei primi decenni del 1100 i Normanni sconfiggono i bizantini, i longobardi e i saraceni, i cui feudi erano situati tra  la Puglia (Manfredonia, Canosa, Terlizzi, Giovinazzo, Spinazzola, Gravina) e la Basilicata (Venosa, Melfi, Benevento).

Quindi, una situazione complessa. Facile perciò  parlare della presenza di genti di  etnie diverse (africana e medio-orientale).

L’intervento della  dott.ssa Rosalinda Romanelli si è concentrato su arte e devozione nei luoghi di culto in rupe.

A questo 12° appuntamento si sono presentati cinque artisti  che operano in  discipline diverse.

Il 1. Premio Sant’Agata è stato assegnato all’artista Michela Ferrara di Tropea;

il 2. Premio Sant’Elia è andato all’artista Pasquale Moretti di Taranto;

il 3. Premio S. Lazzaro di Costantinopoli all’artista Annamaria Vendola di Taranto;

Premio Speciale di Merito con Sant’Agata è stato assegnato all’artista gravinese Valentina Laterza.

  Sant  Lazzaro di Costantinopoli        Sant’Agata                  Sant’Elia 

 

Gianni  Mercadante                                                                  

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