Principale Arte, Cultura & Società L’Italia e l’ascesa Khomeinista

L’Italia e l’ascesa Khomeinista

A1979 La rivoluzione in Iran.

Aula “Starace”, Palazzo Del Prete, Piazza Cesare Battisti, 1 14 maggio 2019 – ore 9.00

Il convegno, organizzato dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e dalla Fondazione Gramsci di Puglia  rappresenta un’importante occasione per riflettere sul significato profondo e sull’attualità della prima rivoluzione islamica dell’età contemporanea, ma soprattutto per ricostruire le relazioni bilaterali tra Italia e Iran prima e dopo Khomeini.

In particolare, tra gli obiettivi della conferenza c’è quello di mettere in risalto l’atteggiamento dell’universo della sinistra italiana nei confronti della rivoluzione, dunque, le mutevoli posizioni assunte dai singoli gruppi e dalla dirigenza del PCI nelle differenti fasi del processo rivoluzionario, che chiaramente in Iran non si concluse con gli eventi del febbraio 1979.

La giornata di studio  si svolgerà martedì 14 maggio presso l’Aula “Starace” di Palazzo Del Prete e sarà presieduta da Luciano Monzali, Professore Ordinario di Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Ai saluti istituzionali del Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, Prof. Giuseppe Moro e del Direttore della Fondazione Gramsci di Puglia, Prof. Luigi Masella, seguiranno gli interventi di Federico Imperato e di Rosario Milano, docenti di Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, di Luca Riccardi, Professore Ordinario presso l’Università degli Studi di Cassino, e di Siavush Randjbar-Daemi, lecturer in Modern Middle Eastern History, presso la University of St. Andrews.

Tra il 1978 e il 1979 un vasto movimento popolare consentì al fronte delle opposizioni di abbattere il regime dello Scià in Iran, Mohammed Reza Pahlavi, la cui caduta venne infine decretata dal trionfale ritorno in patria dell’ayatollah Ruhollah Khomeini. La rivoluzione iraniana, considerata la prima di successo nella storia del Medio Oriente contemporaneo, fu l’atto finale della battaglia politica che l’opposizione aveva condotto per anni contro il regime dello Scià, che implose anche per effetto della crisi politica ed economica che attraversava il sistema delle relazioni internazionali alla fine degli anni Settanta, dopo la fine del periodo noto come «Grande Distensione». Nel caso iraniano, questa crisi aveva, per la prima volta, una forte componente spirituale-religiosa, che rappresentò in definitiva il tratto unificante del vasto movimento di opposizione, nonché, una delle chiavi del successo della rivolta anti-Pahlavi. L’elemento di novità e di attualità della rivoluzione khomeinista sta proprio nel fatto che l’elemento religioso è uno degli aspetti nuovi della situazione di tutto il mondo islamico e rivela il diverso tipo di reazione della fede religiosa, con i suoi valori e i suoi libri sacri, dinanzi alle ideologie della società contemporanea e, ancora di più, dinanzi ai mutamenti provocati dalla modernizzazione sociale. Tale processo di modernizzazione delle società islamiche non collimava sempre con le attese dei fedeli musulmani, sunniti o sciiti che fossero, che da quel momento in avanti hanno messo in discussione la modernizzazione, cercando di islamizzare la modernità piuttosto che prediligere il processo inverso, che era stato fino a quel momento sperimentato, ma senza successo, nel mondo mediorientale. La deposizione dello Scià e la progressiva affermazione del khomeinismo incisero molto sulle relazioni bilaterali tra Roma e Teheran. Gli impegni italiani in Iran si erano molto estesi negli anni precedenti, con commesse rilevanti per la costruzione del porto petrolifero di Bandar Abbas, e con la partecipazione alle grandiose celebrazioni, avvenute nel 1978, per il bimillenario della nascita dell’Impero persiano.

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