Principale Politica Diritti & Lavoro Calabria: il Governatore Oliverio del Pd indagato

Calabria: il Governatore Oliverio del Pd indagato

Il presidente della Regione Calabria invischiato in un’indagine della GdF riguardante la commissione di reati in tema di appalti pubblici eterodiretti

Monica Montanaro

Nella giornata odierna è scattata un indagine diretta dalla Guardia di Finanza di Cosenza denominata “Lande desolate” in cui vi sono stati riscontrati vari reati tra cui: falso, corruzione e frode in pubbliche forniture. Nell’operazione è stato coinvolto il governatore della Calabria Mario Oliverio indagato per presunte irregolarità nella somministrazione di appalti pubblici.

La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha rivolto l’accusa di abuso d’ufficio nei confronti dell’esponente politico del centrosinistra e presidente di Regione Oliviero.

In seguito all’emissione dell’ordinanza scaturita dal gip di Catanzaro gli uomini della GdF nella mattina di oggi hanno notificato tale ingiunzione giudiziaria al governatore Mario Oliverio con valore coercitivo sussistente nell’obbligo di dimora presso il suo comune di residenza San Giovanni in Fiore, borgo del cosentino.

L’inchiesta ha investito diversi personaggi di spicco operanti nel mondo della politica, della imprenditoria e della pubblica amministrazione, nel totale quindici persone tra le quali compaiono: Marco Oliverio ex sindaco di Pedace, Giorgio Barbieri di professione imprenditore ed altri funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione calabrese, in capo a questi ultimi sono giunti provvedimenti di sospensione.

Gli appalti pubblici al centro della vicenda attengono ai lavori di realizzazione della funivia di Lorica in Sila, un appalto molto lucroso che ha attirato in passato l’attenzione investigativa della Dda di Catanzaro avviando cosicché un’inchiesta che aveva fatto affiorare una conduzione di lavori di pubblico interesse non trasparente e l’appurazione dell’infiltrazione negli stessi appalti pubblici dell’influente cosca Muto di Cetraro capeggiata dal boss Franco a cui viene affibbiato notoriamente lo pseudonimo di “re del pesce”.

Il gip distrettuale di Catanzaro ha emesso sedici misure cautelari destinate ai vari personaggi pubblici sottoposti ad indagine, riguardanti una in carcere contro l’imprenditore Barbieri, perché considerato colluso con il clan Muto, sei ai domiciliari, due obblighi di dimora e sette misure interdittive con l’accusa a vario titolo del compimento dei reati di corruzione, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e frode in pubbliche forniture.

Gli appalti oggetto di indagine della GdF  afferiscono all’ammodernamento dell’aviosuperficie di Scalea e degli impianti sciistici di Lorica e il conseguente flusso illecito di finanziamenti comunitari richiesti ed incassati indebitamente.

L’inchiesta coadiuvata dal procuratore capo Nicola Gratteri ha fatto emergere l’influenza dei clan in altri due appalti pubblici in opera nel territorio dell’hinterland cosentino. Altresì lo stesso Gratteri ha comunicato pubblicamente che il governatore calabrese Mario Oliverio avrebbe elargito negli anni a cavallo tra il 2016 e il 2018 a favore dell’impresa di Barbieri dei finanziamenti finalizzati al conseguimento di talune opere, decisione speculare al procrastinamento dell’ultimazione dei lavori in corso in piazza Bilotti sita in Cosenza, ancorché ceduti in appalto al medesimo imprenditore, per fini personalistici di carattere politico. A parere del procuratore Giorgio Barbieri con i proventi dell’impresa di cui era responsabile ha foraggiato la cosca Muto e di riflesso la stessa organizzazione criminosa ‘ndrangheta.

Il Presidente della Regione Pd Mario Oliverio rigetta tutte le accuse a lui rivoltegli definendole a suo dire “infamanti” e dichiarandosi completamente estraneo a tutta la vicenda di carattere penale imputatagli, come dal lui sostenuto a giustificazione dell’accaduto: “L’opera oggetto dell’indagine non è stata appaltata nel corso della mia responsabilità alla guida della Regione”. Per reazione ferma Oliverio ha deciso di intraprendere uno sciopero della fame, chiosando in un comunicato: “La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica. I polveroni sono il vero regalo alla mafia”.

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