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I gilet gialli

La questione dei gilet gialli diventa sempre più emblematica. I politologi usualmente riconducono le dimostrazioni di piazza ad un qualche burattinaio che occultamente o no organizza e quindi almeno parzialmente determina gli eventi. Per esempio non è possibile che migliaia di persone percorrano migliaia di chilometri a piedi per arrivare negli USA senza che nessuno provveda loro di cibo e medicine e un letto per il riposo… quindi qualcuno ha messo mani al portafogli e ha anche indicato luogo e data dei raduni.. vi sarà anche qualche medico al seguito.. stessa cosa per le migliaia di albanesi stipati sul Vlora approdato a Bari senza che le autorità albanesi non abbiano attivamente partecipato all’evento…

Qui invece nulla! gli assembramenti sono spontanei; un po’ come accade in rete dove hai le condivisioni che possono essere migliaia o milioni spesso perfettamente a caso o comunque apparentemente prive di sufficiente motivazione e regia. Quanti sono i gilet gialli? Non si sa; ma si sa che appaiono ovunque, spinti dalla consapevolezza che si è in tanti e quindi credibili. Altri si associano in itinere, ma certo è che mancando una direzione imposta non hanno un senso univoco e quindi non sono comprabili con un qualche provvedimento. La vera democrazia utopica. Così l’intero sistema istituzionale va in crisi: da un secolo si è abituati alla “rappresentanza“ -sociale od economica- che significa per il potente di turno poter dare una parte di quello che il singolo gruppo opportunamente organizzato chiede; in questo modo si sono sempre gestiti i fenomeni di piazza e di palazzo. È la democrazia rappresentativa, si dirà! Ma se questa rappresentatività non v’è più -come è oggi- cosa accade? Cosa succede se tutte le organizzazioni sociali ed economiche si genuflettono al regime esistente (o come tali vengono percepite)? gli esclusi con chi e come parlano? Chi li rappresenta? La risposta è che semplicemente fanno da soli.

Come più volte abbiamo detto da queste colonne, i paralleli con la fine del ‘700 francese sono tanti; anche allora la gente comune non era e non si sentiva rappresentata e quindi i francesi fecero da soli, con quello che poi è accaduto.

Qualcuno lo chiama populismo e, adesso come allora, si mandano i blindati a fermare i facinorosi; ma non è così semplice come anche allora si dimostrò. Infatti prima o poi si va a votare e prima o poi questa gente dovrà pur mangiare o lavorare. Rimandare sempre ad un momento in cui i “sacrifici” chiesti oggi finiranno e verrà l’età dell’oro non convince più nessuno. Né la mancanza da parte dei gilet gialli di un progetto puntuale costituisce un limite: nessuno (neanche i potenti di oggi almeno apparentemente) sa cosa fare; si sa solo che immense ricchezze vanno ad arricchire pochissimi mentre sempre più esclusi attendono qualcosa che non verrà.

Come si fa a credere e far credere che si possa in un ragionevole futuro trovare lavoro se con i danari della fiscalità generale (e quindi anche dei poveri) si aiutano le grandi imprese che effettuano investimenti in tecnologie 4.0 (cioè automatizzate al massimo) che a loro volta faranno concorrenza alle imprese attuali producendo e non riducendo disoccupazione?

Come si fa a credere o far credere che aprendo i mercati a disperati di ogni parte del mondo si potrà mai trovare un posto di lavoro in qualunque parte del mondo? Prima dovranno trovare lavoro quelli con stipendi più bassi ovunque siano e poi toccherà a te!

Come si fa a non vedere che tutta l’economia non assistita si rimpicciolisce, si ritira e si è ridotta a produrre beni “di nicchia” cioè in quantitativi così modesti da non essere interessanti alle grandi imprese; oppure ci si riduce ai servizi alla persona come l’assistenza gli anziani che non può essere realizzata da grandi imprese.

Cioè lasciano le elemosine.

Quindi la contestazione diviene totale, di sistema

Anche in Italia la piazza si muove; ancora con la modalità di essere convocata da qualcuno come i si-tav che sono stati convocati dalle organizzazioni datoriali che non hanno più alcuna rappresentatività; oppure come i no-tav che sono alcune decine di migliaia di persone poco rappresentative delle decine di milioni di italiani… ma sotto la cenere cova uno scontento che la nostra tradizionale mitezza non può più continuare a fermare. Prima che sia troppo tardi conviene armarsi di proposte; per il bene di tutti.

Canio Trione

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