Principale Politica Diritti & Lavoro Grillo scrive alle mamme di Luigi e Matteo

Grillo scrive alle mamme di Luigi e Matteo

 “Carissime, appena saputa la “notizia” della bocciatura di Luigi e Matteo il mio pensiero è andato a voi”. Inizia così la ‘Lettera alle mamme’ che Beppe Grillo ha pubblicato sul suo blog. Il fondatore e garante del Movimento Cinquestelle si rivolge infatti alle madri dei leader di Lega e M5S dopo il pollice verso dell’Europa alla legge di bilancio, bacchettando il “regno Eurologico” e accusandolo di bullismo.

E allora, quella delle madri dei due leader al governo diventa “un’avventura difficile, perché una madre non è consolabile, per definizione. La madre è pragmatica e cerca soluzioni, perlomeno spiegazioni plausibili. Considerato che non siete andate a prendere a borsettate in faccia Junker e Moscovici, come succede in tante scuole, mi sono immaginato – spiega – la vostra sincera preoccupazione senza sfoghi. Ma come… neppure hanno detto “è intelligente ma non si applica”?! Gli hanno dato degli scriteriati!? La pagella peggiore all’Italia e la migliore alla maestra Angela e addirittura la Grecia! La Grecia… i conti sono in ordine ma la gente muore di fame e malattie curabili”.
“Era difficile immaginarsi qualcosa da dirvi – continua il comico prestato alla politica – ma oggi a SKY TG fanno vedere Conte su un simulatore di terremoti col casco bianco e l’espressione di chi si sente fuori posto, il conduttore del TG aveva introdotto il servizio con queste parole: “… parlando di terremoto, non finanziario per fortuna, ma di vero e proprio terremoto…” ho ricevuto un’illuminazione: questo si che è parlare… meglio un terremoto vero che uno finanziario, un linguaggio nuovo e pieno di eleganza”.

I “due scriteriati” Salvini e Di Maio, spiega ancora Grillo, hanno invece “reagito alla bocciatura con delle frasi che richiamano i bei tempi andati dell’infanzia loro e del paese. Matteo ha parlato della lettera di Babbo Natale e Luigi di macelleria sociale, roba che può soltanto far tenerezza nell’aula della maestra Angela e del capoclasse del Lussemburgo”.

Poi l’affondo del garante: “La pagella europea assegna un bel 7+ alla Grecia, dove la macelleria sociale è in pieno corso da anni, ma in qualche maniera questa cosa non conta più, come quelle materie che vengono cancellate dai programmi scolastici da un giorno all’altro. Eppure Luigi e Matteo restano ingiustificabili, così come Giuseppe, perché non trovano il linguaggio giusto per esprimersi in questo network che ha cambiato la grammatica delle relazioni umane e sociali. Dove un terremoto vero è meglio di uno finanziario, fare i bulli, o parlare sessantottino, non funziona, soprattutto dopo che la scuola per bulli è stata chiusa e che i compagni sono diventati di merende”.

“In tutte le scuole del regno Eurologico – continua Grillo attaccando Moscovici – si insegna a considerare il nonno in termini di costi/benefici e chi non lavora è perché non ne ha voglia. Non c’è più sangue che scorra nelle vene di questi frasari! Moscovici parla di “metafora dell’arbitro di tennis”, una lingua che neppure traduce “macelleria sociale”. Ci ha dato dei mercanti di tappeti, e molti piddini lo giustificano, come mai? Le regole di questa nuova grammatica aggiungono alla frase “l’operazione è perfettamente riuscita ma il paziente è morto” un bel “e sono pure cazzi suoi!”… e come funziona – si chiede il fondatore pentastellato -? E’ semplice, soltanto i più eurologici possono fare i bulli senza neppure aver fatto outing, la pacatezza è diventata un modo di schifare la gente ed è La Fornero Miss Europa, la nostra vera Michelle Obama”.

Una “grammatica disomogenea” quella dell’Europa per Grillo “sotto la quale scorre sempre la stessa realtà: o si cambiano le regole europee oppure bisogna accettare di rovinare la vita della gente come in Grecia. Luigi, Giuseppe e Matteo non possono sperare che la Germania e la Grecia si mettano intorno all’Italia come il bue e l’asinello! Devono ottenere, con l’energia e la determinazione del generale Patton, che le parole tornino pietre. O così oppure tanto vale andare a fare i bulletti a Bruxelles e poi tornare dicendo che ci sono i compiti a casa da fare. La politica – conclude – ci ha portato candidamente sino a questo punto”. 

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