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Austerita’

Non siamo l’unico Stato dell’Unione a essere in “crisi”. Ma con un carico fiscale che comincia a essere oneroso, la nostra produzione stenta a recuperare. In Area Euro, è calata la richiesta di prodotti italiani. Il rapporto tra entrate e uscite non è più bilanciato e le prospettive per il futuro non sembrano migliori.

 Con una “crescita” da verificare, si potrebbe favorire la presenza di un’Europa a “due” velocità.  L’Italia andrebbe tra gli Stati a scartamento ridotto. I mali di casa nostra non sono di ieri. Su questo presupposto siamo tutti d’accordo. Del resto, nessuno s’illude che l’azzeramento del nostro debito pubblico andrà a verificarsi in pochi anni. L’impossibilità di provvedimenti di carattere internazionale a nostro favore c’impone alcune riflessioni.

 La crisi italiana non presenta premesse di miglioramento. Il sistema finanziario UE è meno elastico di quanto potrebbe sembrare. Anche se è prematuro fare delle previsioni a breve termine. Vedremo anche come andranno le elezioni per il Parlamento Europeo del maggio 2019.

 Insomma, l’austerità la vediamo sempre più fine a se stessa. L’area Euro non rappresenta lo “scudo” contro la recessione. La nostra economia ha delle regole interne e internazionali da rispettare. Del resto, l’UE è solo una sorta di volano economico che, da noi, non è riuscito a mettere al passo quello politico.

 Quando il tasso di crescita è inferiore a quello della redditività, ogni segnale di ripresa potrebbe rivelarsi inammissibile. Se non si riesce a escogitare una nuova via, lo Stato potrebbe fagocitare se stesso con un’implosione che nessuna legge di stabilità potrà tamponare. Gli imminenti provvedimenti di natura fiscale interna andranno, purtroppo, a confermare la nostra tesi.

Giorgio Brignola

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