Principale Politica Diritti & Lavoro Il mio Pavese antropologico. Senza mito non ci sarà poesia

Il mio Pavese antropologico. Senza mito non ci sarà poesia

Pierfranco Bruni

Cesare Pavese é lo scrittore che ha scavato nella parola delle magie. Un antropologo che ha saputo cercare con la lanterna del pensiero i segni di un tempo che va oltre la scrittura.
La scrittura come rivoluzione del dato acquisito storicistico. A Cesare Pavese la Libreria Mondadori di Grottaglie dedica una serata grazie al mio studio dal titolo “AMARE PAVESE”, che si svolgerà martedì 30 ottobre alle ore 19.00 proprio all’interno dello libreria.
Un lavoro che avrà come interprete a confronto la saggista e docente del Liceo Moscati di Grottaglie Marilena Cavallo, la quale, tra l’altro ha composto un capitolo importante nel mio libro dedicato al tema Pavese e la piazza.

Gran parte delle mie riflessioni sono puntate proprio su Pavese e il modello antropologico. Da questo nucleo pavesiano parto per creare una rete a maglie aparte sul legame tra letteratura antropologia filosofia.

Uno scrittore osteggiato e, anche, temuto perché la sua poesia e il suo romanzo hanno fatto scuola, ovvero hanno creato degli indirizzi letterari, metaforici e linguistici sul filo di una profonda metafisica in linea con la grecità dell’ulissismo e dei simboli.

Non esiste realismo con Pavese. Il mio lavoro lo sancisce molto bene attraverso simboli e forme di archetipi.
Il labirinto azzera ogni forma di rappresentazione e la vita è uno scavo perso nei meandri infiniti che cercano di comprendere il finito.

Il racconto su Pavese, che porto avanti da decenni è un percorso in cui gli archetipi della sua infanzia ritornano costantemente a fare luce all’interno della sua inquietudine – foresta. Il mio ultimo “Amare Pavese” (Zaffiri, Pellegrini) è un attraversare il mio gorgo per raccogliere la consolazione dei distacchi che, diversamente delle lontananze, feriscono il cammino.

Si racconta, infatti, degli amori e, in particolare, di Constance Dowling, il suo ultimo amore, che darà i versi di “verrà la morte…”. Ma c’è una presenza importante nella sua vita che è quella di Bianca Garufi.

Una presenza forte che va oltre certamente sia Constance che la Tina Pizzardo, la donna dalla voce roca. Con Bianca Garufi ha scritto il libro chiave che è l’incompiuto “Fuoco Grande” e a lei ha dedicato non solo le poesie de “La terra e la morte”, ma anche “Dialoghi con Leucó”.
Il mio Pavese è lo scrittore che trova nella alchimia della poesia il magico del mito. Senza mito, diceva Pavese, non ci sarà mai poesia.

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