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Riflessioni su Mezzogiorno e zone economiche speciali

Riflessioni sul Mezzogiorno post Fiera del Levante  2018

Giovanni Mercadante

Prof. Pietro Pepe – Già Presidente Consiglio Regione Puglia

Il prof. Pietro Pepe, già Presidente del Consiglio Regione Puglia, sempre attento alle dinamiche che coinvolgono il massimo organo istituzione regionale, non ha voluto mancare,  ad evento concluso, di manifestare un suo pensiero sulla Fiera del Levante edizione 2018. Sono riflessioni che il nostro giornale è lieto di pubblicare, perché frutto di un’attenta analisi politica. Ne riportiamo qui appreso il testo integrale a sua firma.

Anche quest’anno intendo rispettare la tradizione con un mio commento sullo stato della nostra Economia ed in particolare sul “Sud” nella giornata del Mezzogiorno alla Fiera del Levante di Bari alla luce delle dichiarazioni rese dal Governo Nazionale.

Va detto, da subito, che nel “Contratto di Governo” il riferimento al Mezzogiorno è stato striminzito; infatti al punto 24, in modo generico prevede sostegno al reddito, agli investimenti, alle pensioni, all’ambiente e alla tutela dei livelli occupazionali. Ha, però, istituito un “Ministero per il Sud” confermando, così, la volontà di realizzare politiche generali finalizzate a ridurre il Gap tra Nord e Sud, assegnandone la guida alla Senatrice Barbara Lezzi, di Lecce, che mi auguro faccia un buon lavoro.

Preciso che anche il precedente esecutivo, quello di Gentiloni, aveva previsto il Ministero della coesione e del Mezzogiorno e che al di là del nome nuovo, l’attenzione e l’impegno possa avere continuità, anche perché come fa notare il rapporto SVIMEZ, il Sud dal 2015 ha ripreso a crescere. Il merito della ripresa è legato alla saggia scelta dei governi precedenti di utilizzare in modo razionale ed integrale l’intera Spesa Pubblica per la realizzazione di Grandi Opere. Infatti, con l’attivazione degli 8 Patti, per il Sud, sottoscritti dalle Regioni e dalle Città Metropolitane e dal Governo è stato possibile far decollare il Piano Nazionale (Master Plan) nato da una fattiva collaborazione tra Stato e Territori che sta aiutando il Mezzogiorno a ritornare a crescere.

Ciò premesso, però, non deve venire meno da parte nostra la consapevolezza che l’assieme è ancora insufficiente a colmare l’antico e persistente divario tra Nord e Sud. Anche, perché, ai ritardi cronici si sono aggiunte nuove difficoltà che stanno rallentando il processo di crescita del Mezzogiorno e con le quali occorre misurarsi, a partire dalla decennale crisi Economica che ha fatto aumentare le disuguaglianze tra i cittadini ed tra i territori. Si sono aggiunti gli effetti stravolgenti del Mercato Globale e la continua modernizzazione sulla organizzazione sociale ed economica del Sud, che ha portato alla scomparsa di alcuni lavori e alle nascite di nuovi.

A seguire in assoluto l’assenza di nuovi posti di lavoro e l’indebolimento della qualità e della dignità del Lavoro, in molti casi saltuari, hanno evidenziato lo stato di una parte cospicua di popolazione segnata da una reale condizione di povertà, con la piaga della disoccupazione giovanile che al Sud ha raggiunto livelli altissimi. Purtroppo, continuano ad allontanare l’insediamento di nuove aziende e di nuovi posti di lavoro al Sud, i cronici ritardi infrastrutturali relativi ai complementi e all’ammodernamento delle viabilità stradale e ferroviaria. A mò di esempio evidenzio che le mancate approvazioni del contratto di programma con la Rete ferroviaria Italiana, ha prodotto un consistente ritardo per la Bari-Napoli a causa del blocco dei fondi di investimenti.

Un altro serio problema che non bisogna mai perdere di vista è la diffusa criminalità, un vero cancro per l’intera economia del Sud,

che può essere estirpato solo con una mirata attività di legalità da realizzare ad ogni livello culturale e sociale.

Anche i modelli organizzativi assistenziali sono lontani dagli standard esistenti al Nord che mette in discussione la qualità dell’Assistenza Sanitaria così com’è. Rimane ancora insoluta l’antica questione dei Fondi Statali aggiuntivi che sin dal 2000 ha visto la sostituzione dei trasferimenti ordinari dello Stato con i fondi Europei, quale unica via di investimento operante al Sud.

Per rendere l’idea segnalo che per costruire un edificio scolastico al Nord si attinge ai fondi Statali mentre al Sud si è costretti ad utilizzare quelli Europei. A tal proposito non escludo il rischio di una consistente riduzione sulla prossima programmazione (2020-2027) che oscilla intorno a 16 miliardi.

A fronte di questa realtà le risposte da affrontare sono urgenti e richiedono precise ed efficaci scelte del Governo e delle Forze politiche orientate al superamento dei complessi problemi.

La prima grande operazione da fare è rimettere in equilibrio i 3 elementi fondamentali dello sviluppo economico: lavoro, profitto e consumo; Nell’attuale contesto è venuto fuori che il potere contrattuale del lavoro da qualche anno è stato schiacciato a favore del Profitto delle imprese e del benessere del consumatore.

I governi precedenti consapevoli di questa condizione di crisi e di disequilibrio nel quale versa soprattutto il Sud. Hanno varato il Decreto per il Sud con la istituzione delle zone economiche speciali, rivolte a far aumentare la produttività delle imprese e a far aumentare i salari per i lavoratori. La fiscalità di vantaggio e la semplificazione amministrativa è una vera boccata di ossigeno per attrarre nuovi investimenti al Sud.

In Puglia ne sono state previste 2: quella che interessa la zona

Adriatica da Bari a Brindisi, e l’altra La Ionica che riguarda Taranto e Matera fino a Melfi, estesa all’intera area della Murgia barese.

C’è da aggiungere che in occasione di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 è stato previsto di riconoscere alla città lo Stato di zona Franca Urbana.

Questi interventi mirano in buona sostanza a rilanciare lo sviluppo regionale per le particolari agevolazioni molto apprezzate dal mondo produttivo e da quello sociale, e sono in attesa che venga completata la Procedura cioè che venga attivato il Regolamento di Attivazione che autorizzi le Regioni a presentare le loro istanze e la definizione dei Territori. I punti di forza delle zone speciali Economiche, che in Europa già funzionano da tempo, sono rivolte a mettere insieme logistica portualità e aree industriali con l’obbligo che le stesse poi vengano inserite in un contesto di Programmazione Infrastrutturale e di ricostruzione Industriale Regionale e nazionale.

È richiesta dunque una strategia unica e condivisa da parte dei diversi soggetti preposti allo sviluppo come la cassa Deposito e Prestito-Invitalia e agenzie per la coesione territoriale.

È auspicabile che il nuovo Ministro continui sulla stessa buona strada iniziando a conoscere in dettaglio già quanto è in corso previsti dai Patti con la Regione e le Città Metropolitane e a coordinare, ad accompagnare le procedure e a verificare come le risorse vengono impiegate vigilando sullo stato di attuazione dei diversi Programmi già definiti o ad accelerarli. Una seconda azione che darebbe legittimità alla Istituzione di un Ministero ad Hoc è legato al monitoraggio delle Fonti di investimenti, comprese quelle delle Aziende di Stato (Ferrovie-Poste-Enel-Eni-Anas-Terna) e prevedendo un aumento almeno del 10% di investimento pubblico al Sud che passi dal 30% al 45% per almeno un quinquennio.

È necessario altresì incrementare le risorse aggiuntive Europee per la realizzazione di un Progetto Sovraregionale per avvicinare i territori, e per le loro messe in sicurezza. La nuova sintonia tra i presidenti delle Regioni Meridionali, al di là delle appartenenze politiche è stata avviata a Napoli, a Giugno, e ha prodotto un Fronte Unico del Sud, unito dal filo rosso delle assunzioni di lavoratori, per rafforzare il ruolo della Pubblica Amministrazione e per costruire insieme un programma di azioni e di contenuti da presentare al Governo Nazionale e convincerlo che possono essere un volano per lo sviluppo.

In conclusione sono questi, a mio avviso, le considerazioni e i capisaldi per reagire alla crisi e aiutare il Mezzogiorno a crescere assieme all’interno del Paese.

Non pensi l’Italia di poter fare a meno del Sud, perché il Paese senza il Sud non si salva.

Prof. Pietro Pepe

Già Pres. del Consiglio Regionale della Puglia

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