di Lorenzo Lorusso
Il direttore responsabile del mensile DamaSport è stato recentemente costretto a dimettersi dal suo incarico – dopo sette anni di lodevole attività – per un diritto di critica negato dall’Editore.
Come ormai tutti sanno il diritto di critica è previsto e supportato dalla nostra Costituzione, la quale, all’articolo 21, mette in evidenza l’importanza della libertà di manifestazione del pensiero e quella di stampa, purché, ovviamente, questi discorsi e/o scritti rientrino nei criteri di continenza previsti dalla dottrina e dall’acclarata giurisprudenza in materia.
Per la cronaca, l’attuale presidente della Federazione Italiana Dama (acronimo F.I.D.) e parte del Consiglio federale in carica fino al 2020, hanno impedito al presidente onorario della Federazione – anch’egli membro del Consiglio federale – di pubblicare sul giornale DamaSport un articolo, che, prendendo sarcasticamente spunto da un libro autocelebrativo, criticava l’operato di alcuni ex presidenti della FID.
Com’è noto l’ultima parola riguardo alla pubblicazione di articoli, di immagini e di lettere pervenute in redazione, compete sempre ed esclusivamente al direttore responsabile, il quale si assume – per legge – anche ogni onere riguardo ai contenuti degli scritti. Nella fattispecie in argomento così non è stato, l’ingerenza del presidente e di alcuni membri del Consiglio federale ha fatto si che il direttore responsabile si dimettesse dal suo incarico perché scavalcato nelle sue mansioni da chi non ha alcuna competenza per decidere circa la continenza di un articolo e sulla sua opportunità o meno di essere pubblicato. Chi ha ingerito si è avvalso di un potere che, spesso, gli editori meno democratici utilizzano per soffocare la libertà di stampa, quella libertà di stampa per la quale molti giornalisti ed alcuni storici e politici del passato hanno lottato fino alla estrema ratio.
Sembra assurdo che tutto ciò avvenga ancora nel 2018, poco prima di questa calda estate, con un presidente che nel caso in specie si è dimostrato – ad avviso di chi scrive – poco disposto a mettersi in gioco, per nulla lungimirante, poco rispettoso dei ruoli: ovvero quello del presidente onorario, che aveva tutto il diritto di dire la sua anche su argomenti poco graditi al presidente in carica, e quello del direttore responsabile, che è espressione di un Ordine professionale (quello dei Giornalisti) altamente qualificato e che ha delle regole deontologiche da onorare in ogni circostanza, anche quando gli editori sono poco avvezzi ad accettare delle critiche.
Piuttosto che sottostare ai diktat dell’Editore, il direttore responsabile del mensile DamaSport ha preferito rassegnare, con orgoglio e fierezza, le proprie dimissioni, prendendo spunto dalla celebre frase di Rita Levi Montalcini: «Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva».