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Violentato il Fiume Frido del Parco del Pollino

Se ci voleva una prova del come oggi sono gestiti i nostri Parchi Nazionale, ormai sempre visti come risorse o “industrie”, ovvero per finalità a mero scopo commerciale ed a totale danno del patrimonio naturalistico che in quanto “Parchi” essi avrebbero la mission di tutelare, oggi ne abbiamo l’ennesima prova. Anche la Regione Basilicata  ha autorizzato la costruzione di una centralina idroelettrica sul corso del fiume (o torrente) Frido, tra i Comuni di Viggianello, San Severino Lucano e Chiaromonte, in Basilicata, nei limiti del Parco Nazionale e, quel che è più grave, nella sua Zona 1 a maggiore tutela!

Torrente Frido come era prima e dopo FOTO (1)

Chi tiene a cuore e rispetta questo fiume si è attivato immediatamente per saperne di più. Finora si è potuta visionare solo una delibera della Regione Basilicata contenente le varie fasi di approvazione e una descrizione sintetica del progetto, risalente al 2011 e presentato dalla società H.D. S.r.l. (DGR n. 835/2013 del 09/07/2013). L’impressione è che tale progetto sia stato volutamente tenuto “nascosto”; se ne vociferava da anni, ma almeno chi scrive non ha potuto visionare nessuna notizia in merito fornita dalla stampa. Né è stato preso in considerazione il parere di coloro che il Frido lo frequentano e lo amano, pescatori, escursionisti, guide, ambientalisti, semplici cittadini. Ciò richiama evidentemente in causa anche un problema di carenza di democrazia partecipativa, perché tale progetto è stato deciso e approvato a stanze chiuse senza che i cittadini abbiano avuto modo di informarsi e fare le opportune valutazioni. Ma andiamo oltre.

 

La prima cosa da ribadire, al di là di ogni valutazione sull’utilità o meno di una centrale idroelettrica, degli interessi che vi girano attorno e dei soldi pubblici spesi per realizzarla, è la totale incompatibilità di un progetto del genere con la missiondel Parco Nazionale del Pollino. I Parchi originariamente erano stati istituiti per conservare certi ambienti naturali come appunto i corsi d’acqua ancora integri e la loro biodiversità, non già per proporre lungo le rive dei fiumi centrali a biomassa o centraline idroelettriche. Cose che si davano per scontate: si casca veramente dalle nuvole! La funzione del Frido non dev’essere quella di produrre energia elettrica per favorire gli interessi speculativi di una qualche società. Intanto il Frido ha un valore in sé, non quantificabile in termini monetari, per la biodiversità che favorisce e le emozioni che dà ai suoi fruitori, siano essi pescatori o escursionisti. E poi c’è l’importante finalità turistica che porta ogni anno sulle sue rive migliaia di visitatori. Si ha veramente disgusto nel leggere il progetto di costruzione della centralina, proprio perché il Fiume viene trattato alla stregua di un contenitore d’acqua utile solo per produrre una certa quantità d’energia.

E veniamo al merito del progetto di Mini Idro e alla sua compromissione dello stato ambientale del corso d’acqua. Come si legge nel progetto e come sintetizza efficacemente un ingegnere ambientale, Ferrante De Benedictis “In primis non lasciamoci condizionare dal termine “mini-idroelettrico”, tutto sarà tranne che mini, infatti la centrale avrà una potenza nominale di 987 kW, circa 1 MW, vedrà la realizzazione di una condotta di presa lunga 6,8 km, che alimenterà una vasca di carico di dimensioni in pianta di 15,7 m x 27,4 ed una profondità di 5 m per una capacità di 1269 metri cubi. Il tutto si completerà di una condotta forzata di diametro 900 mm e una lunghezza di 2591 m che alimenterà due turbine Pelton ospitate in un edificio di centrale in cemento armato di dimensioni pari a 14,9 m x 11 m ed una altezza di 6,23 m, e per finire verrà costruito un canale di restituzione di 2×2 m anch’esso in cemento armato. Dopo queste precisazioni lo definiremmo ancora un impianto mini?”.

È un problema l’ulteriore captazione di un fiume che di captazioni ne ha già subite tante (basti pensare alle Sorgenti delFrido), e che non può subirne un’altra, paradossalmente, nel momento in cui è inserito nelle zone ad alta protezione di un Parco Nazionale. L’acqua serve al fiume per la sua sopravvivenza, intesa come sopravvivenza di tutte le specie che vi abitano. Anche se si interrompe la captazione per solo due mesi in estate, questa non farebbe che portare comunque dei danni all’ecosistema. Scrive ancora De Benedictis: “Ritornando sul tema della centrale, questa avrà una portata massima di 1351 litri al secondo e garantirà solamente 150 l/s di deflusso minimo vitale, capite subito la  sproporzione tra quanto prelevato e quanto garantito, ossia si trasformerà il più importante torrente del Pollino, il Frido, in un piccolo ruscelletto di montagna”.

Il progetto ha avuto tutte le autorizzazioni necessarie, si dirà. Non sempre però la legalità coincide con la correttezza e l’utilità di certe opere. Coloro che rilasciano pareri favorevoli e autorizzazioni spesso non frequentano né conoscono certi ambienti naturali, né forse hanno capito che la tutela è la finalità più importante quando ci si approccia ad ambienti naturali integri. Da essi la natura è trattata evidentemente come materia bruta, in senso prettamente tecnico.

Nicola Lista Presidente Regionale MDc

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