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Monte Frumentario di Tramutola

Con la decadenza del Monte di Pietà(1), nella seconda metà dell’anno 1700, sorge, a Tramutola, il Monte Frumentario.

L’Istituto pubblico, sorto per opera delle Confraternite del Rosario, della Concezione e di S. Rocco, era amministrato mediante la raccolta del grano che, una volta “messo insieme” veniva “prestato” ai poveri, per due misure per ogni tomolo (una misura era pari alla ventiquattresima parte del tomolo). Fu una testimonianza di un’antica pratica di mutuo aiuto della tradizione tramutolese, un’organizzazione economica e sociale aperta, collaborativa e indipendente.

Negli ultimi anni del Settecento, l’agricoltura in Val d’Agri era in crisi per il susseguirsi di cattivi raccolti. I piccoli coloni e fittavoli, i bracciali e giurnatari, malvestiti, mal nutriti e miseramente alloggiati, scarsamente o quasi affatto dotati di mezzi di lavoro e di sussistenza, si trovavano continuamente nella necessità di far fronte alle spese di coltivazione, che gravavano pesantemente sulle loro spalle.

Spesso non avevano scorte sufficienti per seminare e per alimentarsi fino alla raccolta.

Di qui la consuetudine di ricorrere al padrone o, se questi rifiutava il soccorso, ad un altro prestatore, pagando in entrambi i casi interessi usurari tanto più elevati, quanto più grande era il loro bisogno, e più incerta appariva la loro possibilità di restituire, al tempo della mietitura, il denaro o il grano anticipati.

Essi subivano perciò un indebitamento cronico, difficilmente annullabile nelle annate buone.

Il problema era risolto solo parzialmente dall’iniziativa del Monte Frumentario, che contribuiva, con i suoi mutui in grano, a fornire sementi sufficienti per coltivare.

Occorrerebbe sapere quanti giorni lavoravano in un anno, i poveri, quanto guadagnavano, che tipo di pane o minestra o di farinata consumavano, in quanti dormivano in una stanza e quanta parte del loro misero bilancio era destinato al vestiario e all’affitto.

I poveri di Tramutola, come di tutta la Provincia di Basilicata e del Mezzogiorno, appartenevano a classi che non hanno lasciato traccia di sé.

È molto difficile per me, senza documenti, comprendere la mentalità e le aspirazioni della povera gente che si rivolgeva al Monte Frumentario per ottenere il grano per la semina!

Comunque, quale risultato intendevano raggiungere le Congregazioni di Tramutola, con la costituzione del Monte Frumentario?

La carità della Chiesa cattolica è stata spesso accusata di aver “creato” il povero, che poi doveva essere mantenuto. La carità, l’assistenza ai poveri, era intrapresa dalle Congregazioni, affinché la povertà non sfociasse in disperazione che poteva condurre alla violenza.

Sicuramente l’effetto dell’assistenza, questa forza di carità, favoriva contemporaneamente un atteggiamento di rassegnazione e d’accettazione, nell’animo dei poveri, trasformando lo sfruttamento in un velo d’illusione religiosa.

La nascita della Repubblica Partenopea del 1799, forse segnò un momento di crisi per il Monte Frumentario perché i capitali finirono in balìa dell’autorità municipale che li svendette ai piccoli borghesi amici.

Con la restaurazione borbonica, i monti frumentari furono regolamentati da un nuovo decreto regio, emanato il 29 dicembre 1826, da Francesco I Borbone. Le garanzie offerte da questo regolamento diedero un competente impulso e così fino all’Unità d’Italia.

Il Monte Frumentario di Tramutola arrecò un modesto beneficio ai poveri, che così si videro assicurata la possibilità di disporre del grano per la semina, fino a quando non intervennero turbative determinate dall’ingordigia dei padroni: i galantuomini.

Nell’Archivio di Stato di Potenza, nella busta N° 451 del Consiglio Generale degli Ospizi, è custodito il carteggio relativo al Monte Frumentario di Tramutola, sotto il titolo del SS.mo Sacramento, per Amministrazione di Beneficenza.

Per gli anni 1829-1831 gli amministratori furono Filippo Rautiis e Giuseppe Marrano, il segretario della Commissione di Beneficenza era Pietro De Sanctis, anche cancelliere comunale, la Commissione di controllo era costituita da Michele Guarini, arciprete, Giuseppe Cantarella e Carlo Pierri, il sindaco dell’epoca era Raffaele Iacovini.

Gli amministratori dell’anno 1831 consegnarono agli amministratori subentranti 669 tomoli di grano.

Per l’anno colonico 1831-1832 gli amministratori furono Raffaele Marigliani e Giuseppe De Rosa, il sindaco era ancora Raffaele Iacovini.

Per l’anno colonico 1832-1833 gli amministratori furono Francesco Consoli fu Agostino e Luigi Marino fu Lorenzo, il segretario della commissione di Beneficenza era ancora Pietro De Sanctis, il quale ricevette quattro tomoli di grano per il salario della sua funzione.

Per l’anno colonico 1833-1834 gli amministratori furono Domenico Greco e Pasquale La Salvia, sindaco ancora Raffaele Iacovini.

Il grano, come detto in precedenza, era distribuito per semina con l’aumento di due misure a tomolo e poi, dal primo aprile, era accredenzato alla retribuzione di una misura per ciascun tomolo, infine era venduto “in carlini diciotto il tomolo”.

Per l’anno colonico 1834 non furono accredenzati tomoli 253 e misure 15 di grano, perché non vi furono richieste, a detta degli amministratori.

In seguito, per il mancato accredenzamento, l’Intendente di Basilicata chiese le motivazioni del caso.

Il sacerdote Domenico Luzzi attestò di aver pubblicato in chiesa Madrice, sotto il titolo della SS.ma Trinità, un avviso affinché ognuno poteva concorrere a prendersi il grano del Monte Frumentario.

Il cancelliere Pietro De Sanctis dichiarò di aver emanato dei bandi per accredenzare il grano.

Gli amministratori risposero all’Intendente che non era stata colpa loro, per non essersi accredenzato l’intero capitale del Monte, ma piuttosto era dipeso dalla fertile raccolta dell’anno precedente, per questo motivo i coloni non ne avevano avuto molto bisogno, nonostante il prodotto fosse di buona qualità.

Il sindaco Iacovini attestò che, a seguito della buona annata dell’anno precedente, i proprietari del comune di Tramutola avevano venduto i loro generi.

Nell’anno 1834, Carlo Danza, cassiere del Monte Frumentario, vende in economia a favore dei Luoghi Pii, 39 tomoli di grano e misure dodici, mediante asta, aggiudicata da Domenico Greco fu Michele (guarda caso amministratore del Monte), per la somma di carlini otto e mezzo il tomolo, anziché diciotto, prezzo stabilito in precedenza, per un totale di 33 ducati e grana cinquanta e mezzo.

Per l’anno 1835 l’Intendente di Basilicata stabilì mezza misura a tomolo per accredenzamento del grano.

Per l’anno colonico 1834-1835 gli amministratori furono Nicola Viggiano e Giuseppe Montemurro. Per l’anno colonico 1835-1836 gli amministratori furono Antonio Luzzi e Rosario Ceccarella, sindaco Filippo Rautiis.

Da un documento del 1851 siamo informati che il locale del Monte era situato in località Pantane e la porta d’accesso era chiusa con tre chiavi contemporaneamente, due custodite dagli amministratori e la terza dal segretario di Beneficenza.

Il compenso per gli amministratori ammontava a dodici tomoli per ogni anno colonico, al segretario di Beneficenza sette tomoli e trentotto tomoli erano venduti all’asta pubblica a favore dei Luoghi Pii.

Per l’anno colonico da settembre 1850 a tutto agosto 1851, gli amministratori furono Luigi Marotta di Rocco e Francesco Paolo Pascarelli fu Pasquale, segretario di beneficenza Michele Marino.

Per l’anno colonico da settembre 1851 a tutto agosto 1852, gli amministratori furono Pasquale Rautiis di Filippo e Nicola Guarini fu Domenico, segretario di beneficenza Michele Marino.

Nell’anno 1859, il 13 settembre, dal Consiglio degli Ospizi di Basilicata, il Procuratore Generale del Re in Commissione d’Intendenza, Cav. Leonardo Morelli, inviava ai sindaci della Provincia di Potenza una missiva avendo per oggetto i Monti Frumentari, per la formazione delle liste dei coloni per la distribuzione del grano.

Nella lettera, di cui esiste un esemplare nell’archivio comunale di Marsiconuovo, e copia presso di me, il Presidente del Consiglio Generale degli Ospizi, facendo riferimento all’art. 6° del regolamento dell’otto marzo 1825, in cui è stabilita la corretta amministrazione dei Monti Frumentari, è prescritto che nel mese d’agosto di ciascun anno si dovevano riunire il parroco, il sindaco del comune, ove era il Monte e gli amministratori dello stesso, per formare la lista dei coloni che potevano avere diritto alla distribuzione del grano.

Le liste dovevano restare affisse per otto giorni.

In quel periodo d’otto giorni, coloro che si sentivano gravati potevano produrre i loro reclami che sarebbero stati discussi da una commissione.

Poi sarebbe stato formato lo stato di distribuzione dei grani, avendo riguardo alle circostanze dei coltivatori ed all’estensione del terreno che coltivavano.

In ultima analisi si raccomandavano i sindaci di controllare che la distribuzione del grano fosse stata fatta ai coloni che ne avevano fatto richiesta, ma in quantità conveniente al campo che essi volevano seminare e non già in quantità maggiore, onde evitare la speculazione, o per la sussistenza delle rispettive famiglie, il che sarebbe stato contrario al fine cui erano stati istituiti i Monti Frumentari.

Gli abusi paventati dal Cav. Leonardo Morelli non interessarono mai i poveri, i coloni poveri o domestici di grossi proprietari.

Abusi ci furono, nella gestione del grano dei Monti Frumentari, per tutta la Provincia di Basilicata, in cui furono disattese le disposizioni per il controllo.

Gli amministratori dell’istituto pubblico, di concerto con i grossi proprietari, avevano costruito un giro di carte false, perciò il grano risultava concesso a coloni o domestici, mentre era in sostanza consegnato a loro, ai grossi proprietari terrieri.

Per gli anni successivi all’Unità d’Italia, non abbiamo notizie certe sul funzionamento del Monte Frumentario di Tramutola, ma è da supporre che con la rivoluzione delle norme apportate nelle province dell’ex regno di Napoli, il grano del Monte, non fu utilizzato come negli anni precedenti.

Dopo il 1863 i nuovi ordinamenti unitari trascurarono l’attività dei Monti Frumentari e successivamente, una legge del 10 marzo 1865, li trasformò in Opere Pie, sotto la tutela della Deputazione Provinciale, abolendo l’obbligo per gli amministratori di rendicontare l’operato attraverso la presentazione dei bilanci preventivi e consuntivi.

Questa mancanza di controllo ne decretò progressivamente la fine definitiva!

Nell’archivio comunale di Tramutola sono conservati alcuni documenti che riguardano la trasformazione del Monte Frumentario.

Il 25 marzo 1884, fu approvato dal Consiglio comunale di Tramutola lo schema dello statuto organico per la Fondazione del Pio Istituto di Prestiti e Risparmi per gli operai ed agricoltori residenti in Tramutola.

L’indole del Pio Istituto di prestiti e risparmi per gli operai ed agricoltori, meno agiati, era quello di soccorrere i bisognosi con mutui sopra pegno e di custodire i loro risparmi.

Il capitale di dotazione doveva essere costituito con la vendita di tutto il grano appartenente al Monte Frumentario, che si presumeva essere di lire 12.750.

Il 16 aprile del 1884, la Prefettura di Potenza, in merito alla trasformazione del Monte Frumentario, faceva rilevare che il Pio Istituto doveva uniformarsi alle disposizioni del Ministero dell’agricoltura e pertanto dallo statuto doveva essere tolta la parola “operai”, poiché la disposizione di estendere i benefici contraddiceva lo spirito dell’Istituto, il quale doveva ritenersi indirizzato unicamente a sollievo dei coloni poveri, per metterli in condizione di far fronte alle spese occorrenti per la coltura agraria.

In pratica, secondo le indicazioni prefettizie, ammettendo ai benefici del Pio Istituto anche gli operai, si sarebbe alterato lo scopo dell’Opera Pia (non era il caso di fare distinzioni di classi, ma si sarebbero dovuti ammettere alla beneficenza tutti i poveri!).

Il consiglio comunale di Tramutola il 9 ottobre 1884, apporta le modifiche richieste allo statuto e le trasmette alla Deputazione Provinciale di Basilicata, che esprime voto favorevole il 17 dicembre di quell’anno, per l’inversione del Monte Frumentario che muta la sua natura in un Istituto di Prestiti e Risparmi utilizzando il patrimonio del Monte Frumentario.

La trasformazione era prevista dalla legge N° 3 agosto 1862 ai sensi degli articoli 23 e 24 e modificata con le norme tracciate dalla legge sulle Opere Pie del 17 luglio 1890, le cui modifiche furono approvate dal Consiglio Comunale del 27 novembre 1892.

La Prefettura di Potenza il 6 novembre del 1895, comunicava al sindaco di Tramutola che con Reale Decreto del 20 ottobre del 1895, il Monte Frumentario era concentrato nella Congregazione di Carità.

Ma il tormento e le trasformazioni dell’antico Monte Frumentario ancora continuavano, tant’è che il 29 giugno 1896, il Prefetto Palma di Potenza, informava il sindaco di Tramutola di un’altra trasformazione del Monte, in Cassa di Prestanza Agraria, il cui statuto doveva essere ancora modificato ed uniformato alle nuove disposizioni. Lo statuto organico per la Cassa di Prestanza Agraria di Tramutola, fu modificato ed approvato in data 2 luglio 1897, e prevedeva un capitale di £ 13.150, ricevuto dalla vendita del grano del soppresso Monte Frumentario. Lo scopo della Cassa era di soccorrere mediante prestiti, non maggiori di £ 100 ne minori di £ 5, gli agricoltori più poveri del comune e gli amministratori della Cassa non avrebbero percepito alcun reddito. Inoltre, la Cassa di Prestanza Agraria di Tramutola, doveva essere amministrata dalla Congregazione di Carità e si doveva reggere in conformità allo Statuto e della legge 19 luglio 1890 n° 6972 e relativi regolamenti.

La Cassa di Prestanza Agraria, con la legge sulla Basilicata del 31 marzo 1904 n° 140, ai termini dell’art. 12, prevedeva che l’amministrazione fosse costituita da un consigliere comunale e da un contribuente scelto tra i maggiori contribuenti, per imposta fondiaria, del comune di Tramutola.

Ecco l’elenco dei maggiori contribuenti, per imposta fondiaria, del comune di Tramutola alla data del 30 aprile 1906:

1) Bellizia Raffaele di Giovanni;

2) Cotinella Giambattista fu Giuseppe;

3) Danza Carlo di Francesco;

4) De Rosa Giovanni fu Antonio;

5) Falvella Giuseppe Adolfo fu Giuseppe;

6) Falvella Rosario fu Antonio;

7) Fiatarone Antonio fu Leonardo;

8) Fusaro Venanzio;

9) Giorgio Marrano Giuseppe di Luigi;

10) Grieco Vincenzo fu Raffaele;

11) Guarini Donato fu Nicola;

12) Guarini Domenico fu Nicola;

13) Marigliano Serafino;

14) Marini Giuseppe fu Luigi;

15) Marrano Giorgio fu Francesco;

16) Marrano Giorgio Pasquale fu Giuseppe;

17) Marrano Giorgio Antonio fu Giuseppe;

18) Marrano Giorgio Giuseppe di Luigi;

19) De Nictolis Pasquale fu Crescenzio;

20) Vignati Giambattista fu Vincenzo.

Con delibera consiliare del comune di Tramutola del 19 aprile 1907, furono nominati i due membri della Cassa di prestanza agraria e dalla votazione risultarono eletti: Italo Greco e Danza dott. Francesco.

(1) cfr. Capitolo14.

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