Principale Politica Diritti & Lavoro Gli attivisti No Tav desistono dal sostegno al Movimento 5S

Gli attivisti No Tav desistono dal sostegno al Movimento 5S

Il leader dei No Tav Perino lancia la sua invettiva contro il M5S, poiché hanno disatteso e contravvenuto agli impegni assunti dopo l’avvio dei bandi affidati a Telt per l’aggiudicazione degli appalti del Tav

di Monica Montanaro

Dopo varie vicissitudini ed inseguimenti che nei giorni scorsi si è assistito verificarsi  nella scena politica e pubblica, con la serie di rimandi e compromessi tra i due alleati di governo, riguardo il caso spinoso dell’opera Tav, è arrivato il momento della svolta che ha condotto alla presa di distanza dei militanti ed attivisti No Tav rispetto il loro gruppo politico di riferimento, il Movimento 5 Stelle.

In seguito alla decisione compromissoria e mediatrice assunta dal presidente del Consiglio Conte finalizzata a dirimere la controversia tra le due parti di governo in tema di Tav, il premier ha annunciato pubblicamente la decisione di far partire i bandi per il completamento dell’opera infrastrutturale del Tav Torino-Lione, affidandola alla società Telt per l’aggiudicazione di una gara di appalto con un valore di 2,3 miliardi, è esplosa l’indignazione dei leader e attivisti No Tav, decretando la cessazione del rapporto di fiducia intessuto con il Movimento 5S.

Uno dei leader storici dei movimento No Tav, Alberto Perino, dopo la presa di visione della documentazione inerente l’assegnazione alla società Telt a cui il governo ha affidato l’indizione dei bandi pubblici per il conseguimento dei lavori del Tav, ha esternato impetuoso la sua delusione, sbottando: “Ecco la presa per i fondelli del popolo e dei parlamentari No Tav”. L’attacco è rivolto contro i vertici di governo, e più specificamente a “quella che è stata argutamente definita ‘la mossa del cavillo’ di Virano e Conte per far partire il Tav come vogliono tutti, M5S compreso. Laura Castelli insegna molto bene”.

Lo stesso Perino ha fatto recapitare una lettera al vetriolo ad una componente di parlamentari e attivisti grillini, esortandoli: “Attenti signori a 5 stalle, tenete in vita artificialmente il governo giallo-verde calpestando i vostri principi fondatori, prendendo in giro voi e chi ha creduto in voi, per paura di perdere (forse) la poltrona. Dopo le elezioni e il vostro tonfo verticale sarà Salvini a sfasciare il governo e voi sarete cancellati”. Le persone fatte bersaglio delle accuse da parte di Perino, ma anche da parte di tanti militanti del Movimento 5S, sono sicuramente il direttore generale di Telt, Mario Virano, il commissario Paolo Foietta, il leader No Tav rivolge con livore le sue invettive contro il vice ministro all’Economia Laura Castelli, responsabile, secondo la sua tesi, di aver favorito il buon esito di tale operazione. Perino prosegue imperterrito: “Continuate a illudervi che bloccherete il Tav mentre, grazie ai consigli di Virano, avete perso l ultimo treno per fermarlo senza dover passare da un voto in Parlamento: potevate bloccare i bandi perché violano il trattato internazionale. Ve l’avevamo detto e scritto in tutte le salse ma avete voluto ascoltare Virano invece che i No Tav”.

Pertanto il governo nella veste del premier Conte ha intrapreso una soluzione decisoria, considerata dagli gli attivisti No Tav ingannevole nei loro confronti e rispetto a tutti gli impegni programmatici immanenti allo statuto e all’ideologia del Movimento 5S, ovvero di dare il via libera ai bandi, scelta che preconizza la fattibilità della realizzazione della mega opera del Tav, così tanto e a lungo denigrata e contrastata dai militanti e dagli stessi “cittadini” parlamentari grillini.

Secondo le idee e il parere di Alberto Perino e della platea degli attivisti No tav, dopo mesi di confronto e ardua lotta, avvertono di aver perso la speranza, lo sconforto si tramuta in rabbia, e Perino ammette con tono di sfida e di vendetta che il Movimento 5 Stelle avrà vita breve, non sopravvivrà alla sua politica astrusa, non comparirà più in Parlamento e uscirà definitivamente dall’agone politico.

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