Principale Politica Diritti & Lavoro Il difficile mestiere delle casalinghe, un lavoro pericoloso

Il difficile mestiere delle casalinghe, un lavoro pericoloso

“Faccende pericolose”, è lo studio dell’Anmil presentato al Senato che approfondisce sia i cambiamenti che ha subito l’assicurazione casalinghe sia i dati sugli infortuni al femminile in generale e, in particolare, quelli legati all’ambito familiare e domestico. I principali risultati dello studio sono stati pubblicati in un opuscolo che verrà distribuito nelle scuole per sensibilizzare i giovani sul tema degli incidenti in ambito domestico. La realizzazione della ricerca è frutto di una proposta del Gruppo Donne Anmil per le Politiche Femminili – composto da Graziella Nori, Maria Agnello, Alessandra Caponi, Michelina Ferrazzo e Patrizia Sannino – che, in occasione della Giornata della Donna, ogni anno promuove un’iniziativa differente per richiamare l’attenzione sul mondo del lavoro femminile.

Ogni anno, in Italia, si verificano in totale oltre 3 milioni di infortuni domestici e secondo la più recente rilevazione ISTAT (2017) e se sono 7 milioni 338mila le donne che si dichiarano casalinghe nel nostro Paese, tra di esse circa 600.000 sono quelle coinvolte in un incidente avvenuto tra le mura di casa. Lo studio richiama l’attenzione sulle modifiche recentemente apportate dalla Legge di bilancio 2019 alla normativa che nel 1999 ha istituito l’assicurazione contro gli infortuni domestici. Secondo la più recente rilevazione Istat (2017) sono 7 milioni 338mila le donne che si dichiarano casalinghe nel nostro Paese; il loro numero è in costante calo e conta 518mila unità in meno rispetto a 10 anni fa. È una collettività composta prevalentemente da persone di età media di circa 60 anni. Le casalinghe di 65 anni e più superano i 3 milioni e rappresentano il 40,9% del totale, quelle fino a 34 anni sono appena l’8,5%.

Le casalinghe vivono prevalentemente nel Sud e Isole dove rappresentano quasi la metà del totale (45,7%); il 36,2% vive al Nord e il 18% al Centro. Le regioni con il maggior numero di casalinghe sono quelle, ovviamente, dove sono presenti dimensioni demografiche molto elevate e/o una cronica difficoltà per le donne di trovare un posto di lavoro. In testa, infatti, c’è la Campania con oltre 1 milione di casalinghe e la Lombardia con poco meno. Seguono la Sicilia con oltre 900mila casalinghe, il Lazio e la Puglia con circa 700mila, per chiudere con la piccola Valle d’Aosta che conta appena 10mila casalinghe.

Mediamente il livello di istruzione delle casalinghe non è molto elevato e comunque nettamente inferiore a quello delle donne occupate. Il 74,5% delle casalinghe possiede al massimo la licenza di scuola media inferiore; di queste, più della metà, il 40% del totale, ha come titolo di studio la licenza elementare. Appena il 3,5% delle casalinghe ha una laurea, contro il 22% circa delle donne occupate. Solo l’8,8% delle casalinghe ha frequentato corsi di formazione professionale, quota che sale al 12,9% per le giovani di 18-34 anni. Il 42,1% delle casalinghe vive in una coppia con figli, un quarto in coppia senza figli e il 19,8% da sola. 560mila casalinghe, circa il 7,5% del totale, sono di cittadinanza straniera. Poco più della metà delle casalinghe non ha mai svolto attività lavorativa retribuita nel corso della vita. Il motivo per cui le casalinghe di 15-34 anni non cercano un lavoro retribuito è di natura familiare nel 73% dei casi. 600mila casalinghe si dichiarano scoraggiate e hanno rinunciato a cercare un lavoro. In generale, la condizione economica delle casalinghe non è molto buona. Da uno studio effettuato nel 2015 (ma oggi la situazione non è molto cambiata) risultava che sono circa 700mila le casalinghe in condizioni di povertà assoluta pari al 9,3% del totale delle casalinghe. Di queste, la maggioranza (55,4%) vive nel Mezzogiorno, il 32,1% al Nord e il 12,5% al Centro. Tale situazione di indigenza dovrebbe mutare drasticamente con l’entrata in vigore del Reddito di cittadinanza. L’Istat, in audizione al Senato, ha infatti reso note le stime sul reddito di cittadinanza: sui 2,7 milioni di beneficiari previsti ben 679.000, vale a dire il 25% del totale, sono casalinghe. Allo stato attuale, comunque, il mestiere più difficile del mondo è anche il meno retribuito, anzi non è affatto retribuito: se le mamme dovessero battere cassa per tutti i lavori che svolgono all’interno della famiglia per la cura della casa e dei figli percepirebbero uno stipendio di 3.045 euro netti al mese, il doppio rispetto alla media dei lavoratori italiani. Tanto è stato valutato il lavoro domestico delle donne se, invece di essere prestato gratuitamente tra le mura di casa, fosse retribuito come a un lavoratore professionista.

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