di Lia Pasqualina Stani
Un team internazionale di scienziati dell’Università del Texas e dell’Università Nazionale di Seoul ha infatti recentemente presentato all’American Chemical Society la prima retina artificiale a base di grafene.
ottilissimo (dello spessore di un solo atomo), ultra resistente, leggero ed estremamente flessibile. Ma anche biodegradabile e in grado di condurre elettricità: sono le principali caratteristiche del grafene, il supermateriale a base di carbonio scoperto nel 2004 che sta trovando applicazione nei più disparati ambiti
La retina è lo strato di cellule sensibili alla luce che si trova sul fondo dell’occhio e che si occupa di convertire i segnali luminosi in impulsi elettrici che il cervello trasforma in immagini. La retina è però un organo delicato: traumi o malattie come la maculopatia, la retinite pigmentosa o la retinite da diabete possono danneggiarla e portare alla riduzione o alla perdita completa della vista.
La retina artificiale è stata realizzata utilizzando una combinazione di grafene, oro, alluminio, silicio e un altro materiale bidimensionale, il disolfuro di molibdeno, e sembra funzionare molto meglio di quelle messe a punto fino ad oggi.
Il ricercatore Nanshu Lu e i suoi colleghi l’hanno testata in laboratorio ma anche su modelli animali: è risultata perfettamente biocompatibile e in grado di avvicinarsi moltissimo alle funzionalità della retina umana. I fotorecettori artificiali sono stati cioè in grado di assorbire i segnali luminosi e trasformarli in segnali elettrici che sono stati veicolati a un circuito elettronico esterno.
Lo studio sulla retina al grafene è comunque ancora in fase embrionale ed è difficile fare previsioni circa una sua eventuale applicazione su pazienti umani: gli impianti realizzati fino ad oggi dagli scienziati sono molto rigidi, piatti e producono immagini sfocate e distorte. Oltretutto sono molto fragili e rischiano di danneggiare i tessuti con i quali vengono in contatto.