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Casi morbillo Ospedale Pediatrico Bari

Sono trascorsi pochissimi giorni da quando è scoppiata quella che molti –forse prematuramente- hanno chiamato “epidemia” morbillo all’Ospedale Pediatrico di Bari. Temi e situazioni di tale importanza necessitano di prudenza sino ad accertamento dei fatti.
Sull’intera vicenda, dichiara il Presidente dell’Adusbef Avv. Antonio Tanza, chiediamo alla struttura sanitaria pubblica la massima chiarezza e trasparenza sulla ricostruzione di cosa accaduto; trasparenza, chiarezza e precisione, infatti, sono l’unica via per fugare ogni dubbio ed al tempo stesso tranquillizzare la cittadinanza sull’efficacia delle procedure di emergenza previste in casi come questi.
Premesso che di epidemia può parlarsi solo a determinate condizioni di diffusione di una malattia, non possono passare sotto silenzio due elementi, continua il Presidente Tanza:
il primo è che in assenza di riscontri scientifici differenti, la vaccinazione resta lo strumento di politica sanitaria più idoneo per prevenire la diffusione di malattie, che come nel caso delle malattie ad alto indice di trasmisisone, rischiano di trasformarsi in un danno per la popolazione tutta;
il secondo, invece, attiene al rispetto delle procedure di emergenza previste dal SSN: l’esistenza di malattie infettive, di persone a vario titolo non vaccinate (per scelta, per necessità medica etc…) sono realtà che le strutture ospedaliere e sanitarie devono conoscere a priori e meglio dei pazienti stessi, proprio perché luoghi deputati alla cura dei pazienti affetti da patologie.
Per questo, fermo restando quanto letto sui molti giornali, ovvero che il propagarsi dei casi di morbillo all’ospedale pediatrico possa essere partito da un paziente/astante non vaccinato, ci chiediamo e chiediamo alla dirigenza dell’Azienda Policlinico – Ospedale Pediatrico Giovanni XIII di voler rendere pubbliche tutte le indagini volte ad appurare che i sistemi di prevenzione, controllo e contenimento del rischio clinico – infettivo siano state adottate con tempestività e con rigore.
Sarebbe grave, infatti, se di fronte a situazioni simili, specie in strutture ove sono ricoverati pazienti particolarmente deboli (bambini e neonati), non vi fosse un rigoroso rispetto ed osservanza di procedure già previste dai protocolli sanitari al fine di impedire la diffusione di virus e batteri in ambienti ospedalieri.
Resteremo vigili sull’evolversi della situazione consapevoli dell’importanza della tutela della salute dalla prevenzione domestica alla cura ospedaliera. 

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